Concelebrazione Eucaristica con i cardinali
Pubblicato il 31-08-2009
Pubblichiamo il messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia al termine della sua prima Concelebrazione Eucaristica da Pontefice con i Cardinali (20 aprile ’05).
a cura della redazione
Venerati Fratelli Cardinali, carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo, voi tutti, uomini e donne di buona volontà! 1. Grazia e pace in abbondanza a tutti voi (cfr 1 Pt 1,2)! Nel mio animo convivono in queste Carissimi, questa intima riconoscenza per un dono della divina misericordia prevale |
![]() Agensir | La morte del Santo Padre Giovanni Paolo II, e i giorni che sono seguiti, sono stati per la Chiesa e per il mondo intero un tempo straordinario di grazia. Il grande dolore per la sua scomparsa e il senso di vuoto che ha lasciato in tutti sono stati temperati dall’azione di Cristo risorto, che si è manifestata durante lunghi giorni nella corale ondata di fede, d’amore e di spirituale solidarietà, culminata nelle sue solenni esequie. Possiamo dirlo: i funerali di Giovanni Paolo II sono stati un’esperienza veramente straordinaria in cui si è in qualche modo percepita la potenza di Dio che, attraverso la sua Chiesa, vuole formare di tutti i popoli una grande famiglia, mediante la forza unificante della Verità e dell’Amore (cfr Lumen gentium, 1). Nell’ora della morte, conformato al suo Maestro e Signore, Giovanni Paolo II ha coronato il suo lungo e fecondo Pontificato, confermando nella fede il popolo cristiano, radunandolo intorno a sé e facendo sentire più unita l’intera famiglia umana. Come non sentirsi sostenuti da questa testimonianza? Come non avvertire l’incoraggiamento che proviene da questo evento di grazia? |
2. Sorprendendo ogni mia previsione, la Provvidenza divina, attraverso il voto dei venerati |
Mi accingo a intraprendere questo peculiare ministero, il ministero ‘petrino’ al servizio della Chiesa universale, con umile abbandono nelle mani della Provvidenza di Dio. E’ in primo luogo a Cristo che rinnovo la mia totale e fiduciosa adesione: “In Te, Domine, speravi; non confundar in aeternum!”. A voi, Signori Cardinali, con animo grato per la fiducia dimostratami, chiedo di sostenermi con la preghiera e con la costante, attiva e sapiente collaborazione. Chiedo anche a tutti i Fratelli nell’Episcopato di essermi accanto con la preghiera e col consiglio, perché possa essere veramente il Servus servorum Dei. Come Pietro e gli altri Apostoli costituirono per volere del Signore un unico Collegio apostolico, allo stesso modo il Successore di Pietro e i Vescovi, successori degli Apostoli, - il Concilio lo ha con forza ribadito (cfr Lumen gentium, 22) -, devono essere tra loro strettamente uniti. Questa comunione collegiale, pur nella diversità dei ruoli e delle funzioni del Romano Pontefice e dei Vescovi, è a servizio della Chiesa e dell’unità nella fede, dalla quale dipende in notevole misura l’efficacia dell’azione evangelizzatrice nel mondo contemporaneo. Su questo sentiero, pertanto, sul quale hanno avanzato i miei venerati Predecessori, intendo proseguire anch’io, unicamente preoccupato di proclamare al mondo intero la presenza viva di Cristo. | ![]() Agensir |
3. Mi sta dinanzi, in particolare, la testimonianza del Papa Giovanni Paolo II. Egli lascia una Chiesa più coraggiosa, più libera, più giovane. Una Chiesa che, secondo il suo insegnamento ed esempio, guarda con serenità al passato e non ha paura del futuro. Col Grande Giubileo essa si è introdotta nel nuovo millennio recando nelle mani il Vangelo, applicato al mondo attuale attraverso l’autorevole rilettura del Concilio Vaticano II. Giustamente il Papa Giovanni Paolo II ha indicato il Concilio quale “bussola” con cui orientarsi nel vasto oceano del terzo millennio (cfr Lett. ap. Novo millennio ineunte, 57-58). Anche nel suo Testamento spirituale egli annotava: “Sono convinto che ancora a lungo sarà dato alle nuove generazioni di attingere alle ricchezze che questo Concilio del XX secolo ci ha elargito” (17.III.2000). Anch’io, pertanto, nell’accingermi al servizio che è proprio del Successore di Pietro, voglio affermare con forza la decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II, sulla scia dei miei Predecessori e in fedele continuità con la bimillenaria tradizione della Chiesa. Ricorrerà proprio quest’anno il 40.mo anniversario della conclusione dell’Assise conciliare (8 dicembre 1965). Col passare degli anni, i Documenti conciliari non hanno perso di attualità; i loro insegnamenti si rivelano anzi particolarmente pertinenti in rapporto alle nuove istanze della Chiesa e della presente società globalizzata. |
![]() Agensir | 4. In maniera quanto mai significativa, il mio Pontificato inizia mentre la Chiesa sta vivendo lo speciale Anno dedicato all’Eucaristia. Come non cogliere in questa provvidenziale |
L’Eucaristia rende costantemente presente il Cristo risorto, che a noi continua a donarsi, In questo anno, pertanto, dovrà essere celebrata con particolare rilievo la Solennità del Lo chiedo in modo speciale ai Sacerdoti, ai quali penso in questo momento con grande 5. Alimentati e sostenuti dall’Eucaristia, i cattolici non possono non sentirsi stimolati a tendere a quella piena unità che Cristo ha ardentemente auspicato nel Cenacolo. Di questo supremo anelito del Maestro divino il Successore di Pietro sa di doversi fare carico in modo del tutto particolare. A lui infatti è stato affidato il compito di confermare i fratelli (cfr Lc 22,32). Con piena consapevolezza, pertanto, all’inizio del suo ministero nella Chiesa di Roma che Pietro ha irrorato col suo sangue, l’attuale suo Successore si assume come impegno primario quello di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo. Questa è la sua ambizione, questo il suo impellente dovere. Egli è cosciente che per questo non bastano le manifestazioni di buoni sentimenti. Occorrono gesti concreti che entrino negli animi e smuovano le coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione interiore che è il presupposto di ogni progresso sulla via dell’ecumenismo. Il dialogo teologico è necessario, l’approfondimento delle motivazioni storiche di scelte avvenute nel passato è pure indispensabile. Ma ciò che urge maggiormente è quella “purificazione della memoria”, tante volte evocata da Giovanni Paolo II, che sola può disporre gli animi ad accogliere la piena verità di Cristo. E’ davanti a Lui, supremo Giudice di ogni essere vivente, che ciascuno di noi deve porsi, nella consapevolezza di dovere un giorno a Lui rendere conto di quanto ha fatto o non ha fatto nei confronti del grande bene della piena e visibile unità di tutti i suoi discepoli. L’attuale Successore di Pietro si lascia interpellare in prima persona da questa domanda ed 6. Torno con la memoria, in questo momento, all’indimenticabile esperienza vissuta da noi tutti in occasione della morte e dei funerali del compianto Giovanni Paolo II. Attorno alle sue spoglie mortali, adagiate sulla nuda terra, si sono raccolti i Capi delle Nazioni, persone d’ogni ceto sociale, e specialmente giovani, in un indimenticabile abbraccio di affetto e di ammirazione. A lui ha guardato con fiducia il mondo intero. E’ sembrato a molti che quella intensa partecipazione, amplificata sino ai confini del pianeta dai mezzi di comunicazione sociale, fosse come una corale richiesta di aiuto rivolta al Papa da parte dell’odierna umanità che, turbata da incertezze e timori, si interroga sul suo futuro. Con questa consapevolezza mi rivolgo a tutti, anche a coloro che seguono altre religioni o Penso in particolare ai giovani. A loro, interlocutori privilegiati del Papa Giovanni Paolo II, 7. Mane nobiscum, Domine! Resta con noi Signore! Quest’invocazione, che forma il tema |