Corea del Nord, Juche senza pace

Pubblicato il 16-04-2012

di sandro

di Sandro Calvani - L’orgoglio e il sogno nazionale dell’autosufficienza rimane per ora una grave insufficienza di sviluppo e di pace. La prima curiosità che nota un visitatore in Corea del Nord è il gran numero di slogan che si vedono per strada; sono frasi brevi e chiare che vengono ripetute in ogni altra forma di comunicazione. La propaganda manifesta la filosofia economico-sociale di autosufficienza del Paese, chiamata Juche, proposta dal regime dittatoriale che si dichiara ex-comunista. Inoltre si vuole far sapere a tutti che il governo da sessant’anni ha un leader supremo e un grande esercito che lo guida in tutte le sue scelte.

Troneggia ovunque l’immagine di Kim il-Sung, il fondatore della nazione e il Presidente Eterno, che non è stato sostituito nemmeno dopo la sua morte nel 1994 e rimane dunque il Capo di Stato in carica della Corea del Nord. Il modello politico che c’è dietro è coerente con questa immagine. Un gran numero di generali dell’esercito dominano il Comitato Centrale, che è anche l’organo supremo sia di pianificazione che di decisione sulle scelte di politica economica. È difficile trovare nel curriculum degli onorevoli governanti qualche merito che giustifichi la posizione che ricoprono. L’unico elemento comune è il fatto di aver ricoperto precedentemente altri incarichi militari ed aver sempre obbedito agli ordini del leader supremo Kim Jong-il* (nella foto), che di fatto esercita i poteri a nome di suo padre Kim il-Sung, Presidente Eterno ma defunto. Nel Paese più militarizzato al mondo ogni cittadino prima di tutto obbedisce al suo superiore e non esiste altra forma legale di partecipazione alla vita della comunità che non sia quella ordinata da chi comanda. La Corea del Nord ha il più grande numero di militari in servizio al mondo (rispetto alla popolazione), oltre un milione di uomini, uno ogni 24 abitanti, per una popolazione di circa 24 milioni di persone. Tutto quel che mette invece in primo piano la persona umana e la famiglia, la loro dignità, le loro aspirazioni, i loro diritti finisce in fondo alle priorità collettive, o proprio non ha alcun spazio nel cammino di crescita della nazione. La guida politica viene invece da un’Assemblea Suprema del Popolo, formata da membri scelti dal regime.

Per essere sicuri che a nessuno venga in mente un modello alternativo di organizzazione della società il regime al potere in Corea del Nord ha messo fuori legge ed eliminato di fatto qualunque forma di informazione diversa dalla propaganda ufficiale, rendendo così la Corea del Nord il Paese più isolato al mondo. Chi vuole collegarsi a internet trova solo una rete intranet nazionale supplente che si chiama Kwangmyong e filtra le informazioni ritenute appropriate, eliminando tutto il resto. Reporters Sans Frontieres mette la Corea del Nord al posto 177 su 178 Paesi analizzati, in quanto a libertà di stampa, dopo l’Eritrea. Fino al 2000 la Corea del Nord è stata un’economia in recessione per decine d’anni con una continua decrescita che ha provocato negli anni ’90 una insicurezza alimentare cronica perché il Paese non riusciva a produrre né ad importare abbastanza cibo per sfamare il suo popolo. La miseria diffusa in tutto il Paese ha costretto poi Kim Jong-il a permettere alcune aperture nelle relazioni politiche ed economiche internazionali, come ad esempio nuove misure di micro-liberalizzazione degli investimenti, i colloqui USA-Corea del Nord su questioni nucleari e il dialogo Giappone-Corea del Nord sulla sicurezza regionale. Sono state stabilite relazioni diplomatiche con diversi Paesi europei tra cui anche l’Inghilterra e la Germania e sono state migliorate le relazioni con la Russia e la Cina.

Alcuni investimenti stranieri, soprattutto di Cina e Russia hanno permesso negli anni recenti una crescita economica piccola ma costante. Ma si vedono ben pochi risultati pratici nell’alleviare le sofferenze della gente. Tutti i servizi essenziali e tutti i posti di lavoro sono forniti dallo Stato, ma gli stipendi corrispondono a circa due dollari al mese. Molte donne arrotondano lo stipendio dei mariti con attività di scambio clandestine ed illegali che permettono loro di racimolare fino all’equivalente di 15 dollari al mese. Il Paese soffre una costante carenza di energia e di valuta estera che rallentano qualunque forma di progresso, nonostante la fiorente attività di estrazione di diversi prodotti delle miniere.

Queste dinamiche influiscono sulla vulnerabilità rispetto a disastri naturali e alle condizioni di base dell’agricoltura come la fertilità del suolo, i sistemi di irrigazione, le sementi, i sistemi degli allevamenti di bestiame, le linee di produzione agro-industriali. Il risultato è il continuo fluttuare della produzione di cibo che è di circa 3,5 milioni di tonnellate l’anno, almeno 2,5 milioni di tonnellate di meno di quanto servirebbe per sfamare la gente. La produttività di 2,8 tonnellate di cereali per ettaro coltivato rappresenta circa la metà della produttività media dei Paesi vicini. Sono così divenuti necessari gli aiuti internazionali e l’importazione di 1,5 milioni di tonnellate di riso e grano all’anno, ma la povertà estrema della gente impedisce la libera circolazione di mercato e la gente si è dovuta abituare a sistemi periodici di razionamento del cibo.

La mortalità infantile rimane alta, attorno al 51 per mille, 12 volte superiore alla Corea del Sud. La comunità internazionale è da sempre molto sospettosa della politica militare Nord-Coreana che non rispetta gli accordi di disarmo e di non proliferazione nucleare. Mentre la maggior parte delle risorse sono dedicate all’armamento, l’esercito Nord-Coreano rimane efficiente e pertanto rappresenta una minaccia grave per la vicina Corea del Sud, dimostrata da continue provocazioni e veri e propri attacchi armati. Una spesa militare di circa il 15% del bilancio del Paese ha permesso di realizzare un’imponente flotta aerea, navale e di attrezzature per l’esercito. Inoltre il regime si è mosso senza scrupoli in un continuo tira e molla tra le tre principali opzioni nucleari. La prima è quella di continuare il piano di costruzioni di armi nucleari già in atto e poi ottenere relazioni normali con Stati Uniti e Giappone. La seconda opzione è quella di dichiarare una ferma volontà di andare avanti nel nucleare, ma poi non mettere sempre in atto tale piano e realizzare anche qualche passo indietro. E l’ultima opzione sarebbe quella di rinunciare al piano di armamento nucleare in cambio di accordi internazionali di sicurezza.

L’ultima ipotesi è quella che preferirebbe la comunità internazionale, ma il regime Nord-Coreano la rifiuta spesso e la accetta solo in alcune occasioni. La prima opzione è quella preferita dal regime militare, ma non è sempre fattibile anche se ha permesso al regime di accumulare materiale fissile per 9 o 10 bombe nucleari. La seconda ipotesi rimane la più frequente tra i continui cambi di orientamento del regime, e le forme di inganno già messe in pratica, come le promesse di aprire alle ispezioni delle Nazioni Unite, bloccate poi da apparenti lentezze burocratiche, diverse interpretazioni del libero accesso alle installazioni, ambiguità negli accordi, raccomandazioni negoziate per mesi, di cui alcune poi accettate ma non messe in pratica.

*Questo articolo è stato scritto pochi giorni prima del decesso di Kim Jong-il.

Persone, fatti e numeri per Orientarsi – Rubrica di Nuovo Progetto

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