COSTA D’AVORIO: costruiamo strumenti di pace

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


Un amico missionario, da 30 anni in Costa d’Avorio, ci parlava già da tempo della profonda crisi che, da due anni ormai, sta tormentando il Paese. Pubblichiamo una delle sue ultime lettere…


"Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra..." ma nell'arte della non-violenza, aggiungo ogni volta che la liturgia ci propone questo cantico del profeta Isaia (Is. 2,4).

Vivo da quasi 30 anni in Costa d'Avorio (Africa occidentale), Paese bello e ricco in risorse e in umanità, accogliente (60% giovani al di sotto dei 25 anni e 35% immigrati dai Paesi limitrofi in cerca di lavoro) che da due anni a questa parte si è trasformata in una delle Nazioni più instabili del continente.

Vivo nella zona occupata dai ribelli, nel Nord del Paese. Nei momenti forti del conflitto siamo stati evacuati su Abidjan, nella zona libera, avendo rifiutato di lasciare il Paese. Questo mi ha permesso di constatare la maturità della gente, della società civile, nella resistenza non-violenta per dire NO ALLA GUERRA: marce pacifiche, messaggi per invitare a scegliere la non-violenza, canzoni create dai cantautori ivoriani per invitare a riflettere e ricordare la fraternità e i valori del Paese, una grande solidarietà per accogliere e aiutare gli sfollati che hanno perso tutto, veglie di preghiera ecumeniche, digiuni, adorazioni per implorare la pace, questo prosegue tutt'ora…

 Sono anche sorte delle commissioni di pace formate da persone di ogni religione e di ogni etnia per cercare di evitare la catastrofe della guerra civile, dando consigli per il comportamento da adottare in situazione di crisi, invitando alla vigilanza di fronte a tutte le provocazioni sia a sfondo etnico che religioso o geografico, di fronte all'odio seminato ad arte dai mass media.
Dopo qualche mese, al rientro nella missione, tanti erano partiti con difficoltà enormi per raggiungere la zona libera, quelli rimasti ci hanno raccontato gli orrori vissuti. Noi stessi siamo stati testimoni di altre atrocità. Le forze armate dello Stato e dei ribelli si sono accordate per spegnere il fuoco, ma il Paese resta spaccato in due, una zona occupata dagli ex-ribelli e una libera sotto il controllo governativo. Nella zona occupata non giungono informazioni, ne giornali della zona libera per cui la popolazione non può seguire il processo di “riconciliazione” in atto, siamo ancora senza amministrazione ne servizi!
Nei villaggi da due anni le scuole sono chiuse. Nessun dottore all'ospedale. In
città funziona solo la scuola cattolica e i dispensari cristiani. Da marzo qui in città iniziano timidamente a funzionare anche le scuole pubbliche.

Tanti giovani ribelli o delle forze regolari o francesi sono morti, tanto sangue è stato versato. E ancora ultimamente ci sono stati altri scontri con tanti morti tra ribelli di fazioni diverse. Tutti giovani!

Scusatemi questi dettagli, ma come in tutte le guerre odierne sullo sfondo ci sono interessi politici ed economici che travalicano i confini della Costa d’Avorio, di chi non vuole perdere il monopolio, nel nostro caso particolare la Francia – essendo il Paese un ex colonia francese – e poi vecchi e nuovi interessi internazionali che si affacciano prepotentemente: per l'avidità per il possesso delle risorse locali (cacao, caffé, petrolio, oro, diamanti, boxite), l'islamizzazione dell'Africa, la sete di potere dei politici e dei privati locali, anch’essi fiancheggiati dalle grandi potenze, ma soprattutto i trafficanti d'armi che hanno bisogno di nuovi mercati!

Ci sono stati tanti negoziati, trattati, per la ricerca della pace e della riconciliazione sino a quello cosiddetto di Marcoussis in Francia, che si è concluso con un colpo di stato costituzionale facendo entrare i tre movimenti ribelli – battezzati da Chirac "Forze nuove" – nel governo di riconciliazione. Ci sono state ulteriori interruzioni e
finalmente con gli accordi di Accra III, l'ultima riunione chiesta dal Presidente della CEDEAO (Comunità economica degli Stati africani occidentali – n.d.r.), la situazione è stata sbloccata e il governo di riconciliazione ha ripreso le attività, in vista delle elezioni del 2005. Le forze dell'ONU sono ormai presenti su tutto il territorio e dovrebbero ristabilire l'amministrazione nelle zone occupate, riunificare il Paese e disarmare i ribelli.

Ho ancora vivo dentro di me l'incontro con i giovani ribelli, entrati nella ribellione per ignoranza e per guadagnare soldi più facilmente (10.000 franchi cfa = 15 Euro al giorno e se uccidevano qualcuno ricevevano il premio). Una volta entrati nelle forse, sono drogati e formati per compiere atrocità. Ora tanti sono turbati e vorrebbero lasciare ma hanno paura, sentono il peso di quanto hanno fatto, di quanti hanno ucciso e si chiedono "Ma Dio può ancora perdonarmi? Ho ucciso tanti, ma se non uccidevo era l'altro che mi uccideva, sono angosciati! Ascoltarli, accompagnarli verso la riconciliazione con loro stessi, con Dio e coi fratelli è diventata un po' la nostra missione….

In aprile c'è stato anche un incontro tra la conferenza episcopale ivoriana e quella Burkinabe (dello Stato del Burkina Faso) per cercare insieme i passi da fare per aiutare le relative popolazioni alla riconciliazione, è stato programmato un pellegrinaggio a N.S. della Pace à Yamoussokro. I nostri vescovi ci chiedono di digiunare e pregare tre giorni in preparazione e in riparazione. Una preghiera comune sta circolando in tutte le parrocchie.

Ho sempre lavorato nella pastorale giovanile e pensando a tutte le vittime
di questi conflitti assurdi – come sta avvenendo in Costa d’Avorio – sia quelli che muoiono che quelli che sono sopravvissuti, ma che resteranno marcati a vita dalla droga e dagli orrori vissuti, visti o compiuti, chiedo a tutti di lanciare un appello, un messaggio ai Presidenti dei Paesi costruttori di armi, perché s'impegnino (e ci impegnamo, vivendo e creando una mentalità e uno stile di pace che non ci rende complici!) a costruire ponti, strade, acquedotti, dighe, strumenti di lavoro anziché armi!






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