COSTARICA: un paese disarmato!

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro



  un paese disarmato…
Recentemente abbiamo incontrato il Ministro della Cultura, della Gioventù e dello Sport della Repubblica del Costarica, Enrique Granados Moreno, che - ospite della Regione Piemonte - ha colto l'occasione per una visita all'Arsenale della pace.
Gli abbiamo posto alcune domande…


   

La nostra esperienza è di aver trasformato un Arsenale di guerra in un Arsenale di pace. Come si pone il suo Paese di fronte alla logica delle armi?
Il popolo costaricense ha alle spalle una lunghissima tradizione pacifica. Credo che sia importante sottolineare che la Costituzione della nostra Repubblica (1949), impedisce la formazione di un esercito come istituzione permanente (art. 12).

 
    
 Penso che le ragioni che ci hanno portato a dire di no all'esercito siano tanto semplici quanto efficaci.
Primo: il costo. Mantenere un esercito è molto dispendioso; i padri costituenti hanno pensato che sarebbe stato molto più vantaggioso destinare le risorse al mantenimento e allo sviluppo della sanità e dell'istruzione pubblica.
Secondo: il pericolo delle dittature militari. La storia, anche recente, ha visto il ripetersi, in tutta l'America Latina, di numerose dittature di tipo militare: dal Nicaragua a Panama, dal Paraguay alla Repubblica Dominicana, ecc. Allora, quale modo migliore per impedire che un militare prenda il potere, se non quello di eliminare l'esercito?
Per quanto riguarda la nostra difesa, è da dire che il Costarica è membro dell'OEA (Organizzazione degli Stati Americani) e, come tale, è difeso se attaccato dagli altri Stati membri; il Costarica contribuisce a tal fine, e preserva l'ordine interno, attraverso le forze di polizia.
L'unica forza armata degna di nota è costituita dai guardia costa, la cui ragion d'essere non è tanto la difesa da navi nemiche quanto il controllo del narcotraffico: i trafficanti colombiani, infatti, utilizzano il territorio centroamericano come ponte per raggiungere gli Stati Uniti… quindi, anche in questo caso, non si tratta di un'arma di guerra bensì di uno strumento finalizzato a sequestrare queste sostanze che distruggono la vita dei giovani.
 
       
 
Quali le conseguenze, se ci sono state, dell'11 settembre?
Dal punto di vista socio-economico non ci sono state gravi conseguenze per il Paese. Posso fare un esempio: uno dei settori più importanti della nostra economia è il turismo, settore che altrove è stato pesantemente danneggiato. Fortunatamente il Costarica non ha subito questo calo di turisti stranieri. Il nostro è un Paese che complessivamente gode di una tranquillità politica e sociale. Tale stabilità ha fatto sì che molti turisti - che normalmente si sarebbero diretti verso gli Stati Uniti o l'Europa - hanno invece scelto il nostro Paese come meta dei loro viaggi.
 

 
    
 

La stabilità a cui ho accennato ha alla base delle ragioni storiche: in Costarica, ad esempio, dal punto di vista normativo il mercato del lavoro è regolato sin dal 1943 dal codice (Código de Trabajo) che tutela sia i lavoratori che i datori di lavoro. Fu il primo di tutta l'America Latina. Esso, unito ad altri provvedimenti, impedì all'estrema sinistra di divenire una forza politica importante e, al tempo stesso, che la classe dominante soggiogasse le classi meno abbienti. La nostra società ha permesso invece il progredire della classe media, cui sono garantiti istruzione primaria e secondaria obbligatori e tutela sanitaria.

L'ultimo numero della nostra rivista si occupa della convivenza tra popoli diversi. Qual è l'esperienza recente del suo Paese in merito?
Il Costarica si è sempre dimostrato un paese aperto all'accoglienza di cittadini di altre nazioni, prova ne è il fatto che la decima parte della popolazione costaricense è costituita da nicaraguesi: i grandi cataclismi del recente passato hanno fatto sì che il
Costarica si trasformasse in asilo per migliaia di rifugiati provenienti dal Nicaragua.
Queste persone sono state pienamente inserite nel nostro sistema di sicurezza sociale: ad esempio, ricevono dallo Stato l'istruzione e l'assistenza sanitaria gratuite che, secondo i nostri principi, non si possono negare ad alcuno.

La redazione di "Nuovo Progetto"








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