Dentro la storia, per viverla/II

Pubblicato il 31-08-2009

di andrea


Tra strutture di peccato e piste di cambiamento, una riflessione a vasto raggio sul problema della povertà.

...di Piercarlo Frigero

Affrontare la povertà

C’è un mondo più lontano dove restano grandi problemi, miserie, vite sofferte. Ma, di fronte a questo, non è tanto importante metterli in risalto facendo leva sulle colpe che dobbiamo attribuirci, quanto suscitare l’identificazione col coraggio di chi soffre. Occorrono progetti, ipotesi realistiche di intervento, ad ogni livello, anche il più piccolo (come ben sa il Sermig). Occorre l’entusiasmo che un progetto può suscitare per gli obiettivi che si pone, che, nel suo piccolo, farà avanzare la storia, darà un futuro a qualcuno. E occorre occuparsene in modo rigoroso, in modo ‘professionale’ (come ancora ben sa il Sermig).
Occorre offrire ai giovani la possibilità di trovarsi di fronte a questa marea di interventi, esporne il senso, per poterne essere consapevoli fino in fondo.
Siamo però in una società dove è anche necessaria un po’ di sobrietà: soprattutto come strumento concreto di solidarietà. Si può risparmiare qualcosa sulle telefonate, o sulla benzina, o sui vestiti alla moda, non avere l’ultimo modello di telefonino, per poter disporre di piccole somme che si uniranno ai risparmi di tanti altri. Saranno dei piccoli rivoli, che messi tutti assieme possono fare molto… ci sono microprogetti che non costano molto per i benefici che portano. Con 50 euro al mese si può curare un ammalato di AIDS.
Occorre approfondire cosa è il superfluo, senza dare tutta la colpa al capitalismo, ma inserendo la riflessione nella analisi stessa della dinamica di un sistema economico. Dobbiamo educarci a vivere in una società ad altissima produttività del lavoro e a viverci in maniera da essere utili agli altri. Dobbiamo acquistare i beni per utilizzarli nei modi migliori e completi. La macchina fotografica digitale, non come moda, ma per comunicare meglio le esperienze e condividerle con gli amici, e esaltare delle scene di vita rese ancor più belle dalle prestazioni dello strumento. È solidarietà far lavorare gli altri per sé e ricompensarli: non dare l’elemosina, fatti lavare il vetro quando ne hai bisogno.
Strutture di peccato

Ma in ogni società ci sono quelle che vengono chiamate ‘strutture di peccato”: poteri forti, gruppi di interesse, che nella economia si concretizzano in poteri dominanti sul mercato. Ci sono cioè delle circostanze e delle situazioni, delle istituzioni, che non dominiamo completamente, anzi in grandissima parte non dominiamo affatto, e che oltre ad avere delle conseguenze positive ne hanno anche di drammaticamente negative.
Per agire nei confronti di quelle che chiamiamo ‘le strutture di peccato’, la possibilità è intanto di creare dei contrappesi.
I contrappesi sono importanti: per analizzare, comparare, approfondire, denunciare dove necessario. Pensiamo ai consumatori che si organizzano, ma anche all’impegno di chi in un’azienda occupa ruoli chiave e cerca di portarla al profitto nel rispetto dei clienti, attento a valorizzare i fornitori e a rispettare i diritti dei lavoratori.
E noi siamo chiamati a operare in mezzo alla contraddizione dell’esistenza di istituzioni imperfette (la grande impresa multinazionale) e spesso ingiuste, ma inevitabili perché necessarie, anche se non eterne e scontate per sempre, dunque trasformabili, migliorabili, forse un giorno sostituibili.
Questa è la storia della salvezza che ci è stata data. Non è una storia ‘bacata’ che dobbiamo rifiutare cercando di condannarla, tirandocene fuori. La sofferenza di ogni uomo va guardata in faccia e va condivisa, ma non siamo in una storia dominata dal male, bensì nella storia della salvezza in cui Dio si è incarnato. Questo fa la differenza. Perché il male, il dolore? Non lo so… ma il compito di intervenire si deve concretizzare in progetti, strategie, è questo che ci fa partecipi della storia della salvezza.
Comunità e politica

Si apre qui una grande questione: ricostruire in tanti modi una dimensione di comunità, per spezzare l’isolamento delle persone e dare il senso della società e del bene comune. Per dare meglio il senso delle scelte che sempre si possono fare e la valenza della loro portata.
Pensiamo all’immenso valore di servizio che c’è nell’amministrare con competenza.
La sola critica che serve alla politica non è la fuga e l’indifferenza; è far perdere voti a chi si ritiene non faccia quanto deve… è la democrazia.
Chi ha un impegno politico vero, è degno di ammirazione. Non basta essere una ‘coscienza critica’. Bisogna contribuire a far crescere una classe di amministratori locali, di politici; allora le cose cambiano.
Pensiamo anche alla cruciale importanza della rappresentanza dei poveri, di chi rappresenta politicamente i poveri in Africa, in America Latina. E’ scontato prendersela con l’occidente e le multinazionali, ma l’Africa muore anche perché ha delle élites politiche che sono disastrose.
Come si fa a costruire delle élites politiche? Bisogna pensarci, lavorare su ogni opportunità di promozione umana che formi dei leaders in un villaggio, in una zona, in un quartiere.
Nell’occidente ricco, non riusciremo a salvare il potere d’acquisto delle classi di lavoratori meno qualificati, ma possiamo salvaguardarne il tenore di vita. Questo dipende non solo da quello che si mangia, ma da un habitat decente, dall’istruzione per i figli e dalla protezione della salute. Sono beni che possono essere gestiti fondamentalmente dalla ‘comunità’, attraverso la Pubblica Amministrazione.
Ecco ancora l’importanza di agire
combattendo gli sprechi e le disonestà, rendendola rigorosa e attenta in ultima analisi al bene degli utenti (cioè più efficiente).
Lastricare le strade del Paradiso

La sola buona volontà (pur prezioso componente per lastricare le strade del Paradiso, e non quelle dell’Inferno) non basterà a cambiare le cose: ogni progetto ha le sue difficoltà e i suoi vincoli. E’ la condizione della politica. Il miglioramento, il progresso della storia, passa attraverso la capacità di affrontare queste cose: di ottenere dei risultati anche non completi, ma di vedere che comunque della strada si sta facendo.
In definitiva, qui da noi come nelle realtà più misere del mondo, ci sono una marea di cose da fare: tutte però richiedono una profonda competenza e una perseveranza; competenza e forza morale per affrontare situazioni contraddittorie, difficili da gestire, in cui ciò che è giusto non è sempre evidente e talvolta non si può subito realizzare.
Soprattutto per chi oggi è giovane, questa è una proposta per educarsi a usare la propria intelligenza in modo professionale, in situazioni umanamente difficili, anche rischiando di coinvolgersi in errori o almeno di fare scelte largamente imperfette. A volte è più semplice illudersi, tirarsi fuori da questa realtà brutta, immaginando provvedimenti, restando solo a far propaganda a un cambiamento radicale che sappiamo in anticipo non verrà mai.
Occorre veramente riuscire ad accettare il tratto di storia della salvezza in cui siamo chiamati a vivere, e cercare di animarlo, lavorandoci dentro.
Le capacità della politica economica di trasformare in modo sostanziale il modo di vivere sono certamente limitate e graduali. La mentalità moderna si illudeva di sapere sempre quali dovessero essere i migliori rapporti sociali di produzione e come fare per realizzarli. La cosiddetta mentalità post moderna è incerta, sembra debole, si rende conto di non sapere e di non poter padroneggiare gran parte della realtà sociale, ma di dover cercare i punti critici del sistema, là dove può avvenire il cambiamento, ancorché lento e contraddittorio.
Ma bisogna pensare che di strada se ne è fatta, se ne fa, e se ne farà ancora, e la parola progredire ha un senso, e per il cristianesimo la storia porta avanti, verso il Significato di ciò che è stato.
Ci sono due possibilità: mettersi fuori da questa storia per giudicarla, oppure, senza rinunciare alla denuncia, mettersi dentro per viverla, pur sapendo che tu stesso finirai per far parte della parte di male che c’è nell’umanità.
Credo che il Signore che Salva ci chieda di scegliere questa seconda alternativa.
Piercarlo Frigero
Ordinario di Economia applicata
Facoltà di Economia
Università di Torino
da "Nuovo Progetto" Novembre 2004

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