Di volatili e di classifica

Pubblicato il 09-08-2012

di Mauro Tabasso

Energiadi Mauro Tabasso - È proprio vero che a noi italiani è la lingua che ci frega. Gli americani hanno I tre giorni del condor, gli inglesi I lunghi giorni delle aquile, noi invece dobbiamo accontentarci dei Giorni della merla. Dovremmo almeno chiamarli i Merla days, sarebbe già tutta un’altra cosa, non trovate?
Tutti conosciamo l’antica leggenda popolare della merla dal piumaggio bianco color della neve, che cantando derideva il mese di Gennaio e questi per punirla mandò nei suoi ultimi tre giorni il clima più rigido che mai si fosse visto: vento gelido, neve e bufera che costrinsero la pennuta a rifugiarsi in un camino, da cui ne uscì tre giorni dopo nera come il carbone. Presentando però il merlo uno spiccato dimorfismo sessuale (la merla è infatti di colore marrone; è il merlo ad essere nero lucido), possiamo dedurre che il volatile all’origine della leggenda fosse transessuale, anche se questo non ci interessa, perché alla fine sono scelte sue. Mentre scrivo l’Italia è stretta nella morsa di un gelo eccezionale, come non si vedeva da decenni.
Vorremmo fare tutti un po' come la merla, scaldarci per bene vicino ad un bel camino acceso. Ma in definitiva possiamo dare la colpa a lei (lui) e al suo canto irridente se oggi battiamo tutti un po’ i denti… Un’altra vecchia storia narra di un passerotto, un piccolo uccello migratore che a causa della sua debolezza e dell’inverno rigido non trovava le forze per seguire il suo stormo verso lidi più caldi, e venne così abbandonato. Caduto a terra e incapace di volare, stava morendo di freddo quando passò di lì una mucca. Vedendolo alzò la coda e gli scaricò addosso, seppellendolo, una popò dal tonnellaggio epico.  Il passero lì per lì rimase senza fiato, senza parole, poi però si accorse che pian piano lo sterco fumante della mucca cominciava a riscaldarlo e a sgelargli il sangue, salvandolo da morte certa. Ne fu così felice che cominciò a cantare. Passò di lì un felino che attratto dal canto si fermò a guardare il letame fumante con dentro il passero che si agitava così tanto che sembrava chiedere aiuto. Lo prese con delicatezza, lo pulì per bene, lo lavò, lo leccò e poi… lo mangiò.
Morale della favola: non tutti quelli che ti buttano cacca addosso vogliono farti del male. Non tutti quelli che ti tirano fuori dalla cacca vogliono aiutarti, ma quando sei nella cacca non cantare, taci.
Parlando seriamente, vi ho raccontato della merla e del passero perché sono due metafore canterine, se volete, che fanno gioco a ciò che voglio veramente dirvi. La situazione di questi giorni, economica, culturale, sociale, perfino il clima così rigido, dovrebbero farci riflettere, e molto, sulla classifica che ognuno di noi ha in testa e nel cuore.
A chi o a cosa dedichiamo le nostre energie e perché; che cosa viene prima di che cosa, e cosa viene dopo; che cosa è veramente importante e che cosa non lo è; cosa merita il nostro impegno e cosa no. Se tutti quanti facessimo un esame di coscienza serio, sono certo che dovremmo ammettere che le cose veramente fondamentali non stanno più al primo posto, se mai ci sono state. Cosa ne sarebbe di noi se per esempio ci trovassimo tutti nella situazione di quei paesi del centro Italia che in questi giorni sono isolati e senza corrente elettrica ?
Nel nostro mondo (Italia, Europa, ecc.) l’energia è veramente tutto. Senza energia non parli, non comunichi, non ti muovi, non si accende la caldaia, manca l’acqua calda, non funziona più il frigorifero, la lavatrice, non si ricarica il telefonino. Senza corrente torniamo indietro di 150 anni in un attimo, altro che smartphone, social network e compagnia bella. Questo è il momento di fare, non più quello di parlare o cantare come il merlo e il passero. È il momento delle scelte coraggiose, della sobrietà, del silenzio forte e chiaro, non del chiasso.
Andate a vedere su youtube lo show di Madonna alla finale del super bowl.
Decine e decine di ballerini vestiti da gladiatori, una coreografia degna del più fastoso allestimento dell’Aida, ma solo un filo di voce per la cantante. Mi vengono in mente i romani. Panem et circenses! Andate a rivedere lo show di Laura Pausini a Capodanno 2011, quando di colpo è andata via la corrente e tutto è diventato muto, in diretta… Dico Laura Pausini, mica il gruppo parrocchiale con 10 ciabatte in caduta attaccate alla 220! Guardate cosa è purtroppo accaduto al tour di Jovanotti (che io amo molto), non per causa sua, ovviamente.
Lui, e soprattutto il giovane Francesco Pinna e la sua famiglia, ne hanno portato le conseguenze, ma quello doveva essere il suo primo tour con un allestimento di quel genere. Questo mondo ci vuole formare buoni consumatori, invece la musica dovrebbe contribuire a formare buoni cittadini, colti e sensibili, prima di tutto.
Oggi, a casa, proviamo a togliere la corrente e vedere un po’ come si vive al buio. Riflettiamo sulle nostre manie di grandezza, sulla presunzione del merlo, sulla stupidità del passero e forse domani la nostra classifica sarà un po’ diversa, anche quella musicale....

DIAPASON – Rubrica di Nuovo Progetto

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok