Dodo, la strada, la musica

Pubblicato il 11-08-2012

di Claudio Maria Picco

di Claudio Maria Picco - Antidivo per definizione. Niente di costruito, niente "plastica", neanche quando si muove sul palco.

 
 
 
 
Anni e anni di strada hanno plasmato un sound fatto di sonorità e di improvvisazioni che coinvolgono lo spettatore, non importa se seduto su una comoda poltrona o in piedi, strappato per pochi attimi alla fretta. Suona l'armonica a bocca bitonale, così minuscola rispetto agli altri strumenti che devi stringerla forte, ma così appassionata che non te la scordi più. L'ho visto (e ascoltato, nel suo caso le due cose non si possono separare) per la prima volta la sera del concerto di presentazione di Mama, il disco che raccoglie le ultime canzoni del Sermig. "Nasco come musicista di strada, mi piace la musica, quello che imparo lo metto direttamente a disposizione di chi mi ascolta. Ho sempre avuto un'esperienza diretta sul campo. Mi piace molto il contatto diretto con la gente, trasmettere quello che ho, che provo, agli altri. Ho cominciato suonando nel sottopassaggio della stazione di Porta Nuova". All'inizio ci va da solo, poi conosce altri musicisti. La prima band è del '94, una miriade di concerti nei locali e nei festival blues. Nello stesso periodo affina uno spettacolo da busker (musicista di strada - ndr) e lo porta in giro per il mondo: "Quello che sono lo devo principalmente alla strada, è la strada che ti dà la possibilità di farti conoscere".

Dodo40 anni, insegnante elementare, sposato con Esther, due gemelli di 6 anni, Emanuele e Dario, più Jacopo di appena 6 mesi, Edoardo Belcastro, in arte Dodo, è un artista nel senso pieno del termine. Nato musicalmente alla scuola del maestro Paolo Granz, sviluppa una filosofia di vita e uno stile che non disdegna vari generi, dal blues al country alla musica irlandese. C'è una storia che gli è sempre rimasta nel cuore. Erano a Siena, suonavano per strada. Passa una mamma con un bimbo, si ferma ad ascoltare. Dopo un po', commossa, si avvicina: "Ti devo ringraziare perché il mio bimbo è autistico ed è una delle poche volte in cui non ha avuto crisi, è rimasto ad ascoltare la tua musica". Questo fatto lo ha colpito moltissimo, ma in genere non ama i complimenti, lo mettono a disagio: "Non mi sono mai montato la testa". Ha così tanta voglia di suonare che non gli va di aspettare di essere chiamato dai locali: "Ho questa fortuna che non è di tutti: la predisposizione a suonare in strada. Tanti potrebbero farlo, ma non tutti accettano la sfida della strada".

Gli chiedo se la musica - proprio perché la sua è una musica vera, non di plastica e anche il suo rapporto con la gente è un rapporto vero, non costruito, non imbellettato - serve a cambiare qualcosa, può trasmettere emozioni positive. "La musica è un veicolo. Un veicolo potenzialmente buono nel senso che emotivamente ti può dare molto di più che non tantissimi discorsi fatti in varie maniere e in varie salse. Quindi sì, la musica cambia le cose. Prendo ad esempio il progetto Mama: io sono rimasto colpito moltissimo da alcuni testi, ma se li avessi letti senza un accompagnamento musicale forse non mi avrebbero fatto lo stesso effetto".

Cosa pensi del mondo attuale della musica che spesso è costruita, di plastica, come per esempio la musica di MTV globalizzata, standardizzata, tutta uguale?
"Sta cambiando il contesto, nel senso che fa parte tutto di uno show ben organizzato. Si sa che l'immagine conta più delle cose sostanziali. Ormai un video clip è parte integrante di un brano musicale. Me ne rendo conto anche io nel mio piccolo. Partecipando a molti festival di musica di strada mi capita di incontrare artisti che propongono altri generi come il teatro di strada. Spesso la gente è più colpita dal loro look variopinto che dalla sostanza, ma è molto soggettivo, fa parte del gioco. Spesso gli artisti per dare qualcosa devono scendere a compromessi. Quindi il look fa parte del business musicale; però questo non significa che dietro non ci sia nulla. La musica è di plastica fino ad un certo punto, bisogna vedere quale tipo di musica è".

A Dodo comunque piace la musica popolare, folkloristica. Suona il blues e la musica irlandese, ma non disdegna il punk e il metallico. Predilige però la musica acustica, quella suonata dal vivo con strumenti acustici: "Di per sé la musica non è di plastica. Sono le persone che veicolano la musica a far sì che diventi di plastica: sintetizzatori e karaoke la rovinano. Quella sì che è di plastica perché non dà emozioni. La musica fatta dalle persone è bella, non lo è quella fatta dalle macchine".
Claudio Maria Picco
 
 
 
 

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