DONNE MODERNE

Pubblicato il 31-08-2009

di andrea


Prendendo spunto da un recente articolo di Amartya K. Sen prosegue la riflessione su un tema già affrontato: la donna.

... Carlo Degiacomi

UN DIBATTIO ACCANITO SULLA LIBERTA' INDIVIDUALE
E' appena uscito un articolo, anche se viene presentato come un libro, di Amartya Sen che cerca di suggerire un'operazione culturale importante: propone agli intellettuali occidentali (e non) di fare una forte ginnastica, esercizi di analisi e di ricerca per dimostrare che alle civiltà non occidentali -chi più chi meno, ma a tutte- non manchi e non sia mancata in passato una tradizione di pensiero sui temi della libertà, della giustizia, del diritto, della ragione, dell'amore per l'umanità.
Di conseguenza l'insistere sempre o solo sulla razionalità occidentale, sul liberalismo occidentale, sull'idea occidentale di diritto e giustizia, riferendo tutti questi valori al campo occidentale è un errore e fa il gioco dei fondamentalismi che considerano e fanno considerare, in modo demagogico, ogni atteggiamento e ogni evoluzione delle idee liberali come retaggio dell'Occidente.
Ad esempio l'idea di libertà individuale. E' un patrimonio delle culture a livello mondiale e così Sen parte alla ricerca storica di esempi di tolleranza e di libertà in paesi e in autori, in pensatori non occidentali.
Avremo occasione di parlarne in altro momento: il guaio è che in Italia questa grande operazione culturale è stata commentata e distorta da tanti suggerendo l'idea che la democrazia e il liberismo non possano essere "esportati" in paesi arretrati e possano risultare una miscela esplosiva che genera solo odio e conflitti etnici (vedi anche tanti commenti mischiati alla recensione del libro della cinese Amy Cua "l'età dell'Odio") e che quindi forse non hanno quella forza di valore che noi occidentali vogliamo dargli.
LA SOGGEZIONE DELLE DONNE
Ritorno alla seconda puntata del tema dello scorso numero di Nuovo Progetto: la donna. E provo, prendendo spunto proprio da Sen a fare l'operazione suggerita applicandola a questo tema.
Già nel Settecento la posizione delle donne tra i cristiani e i musulmani era diversa.
Il cristianesimo proibisce la poligamia e il concubinato, l'islam consente l'una e l'altro.
Scrive Bernard Lewis su questo tema: "secondo la legge e la tradizione islamiche, c'erano tre categorie di persone che non beneficiavano del principio generale musulmano di parità giuridica e religiosa: i miscredenti, gli schiavi e le donne.
Le donne si trovavano nella situazione peggiore. Mentre lo schiavo poteva essere liberato dal suo padrone, il miscredente diventare un credente, solo la donna era condannata a restare per sempre ciò che era. Le potenze europee usarono negli anni e secoli successivi la propria influenza e i loro eserciti per imporre l'abolizione della schiavitù e l'emancipazione dei non musulmani, ma non mostrarono interesse nel mettere fine alla soggezione delle donne."
IDEE SUI DIRITTI DELLE DONNE ED EFFETTIVI CAMBIAMENTI
Anche in questo caso si può però dire che nel cuore dell'islam se ci furono progressi nei diritti delle donne lo si dovette interamente a forze interne e all'azione solitaria di donne e uomini musulmani. Ad esempio, nel 1899 un avvocato egiziano Qasim Amin ha scritto un libro "la liberazione della donna" dove propone di abolire il velo, dove rilegge le prescrizioni del corano in ben altro modo. Cito: "solo liberando le donne, la società musulmana può essere libera, poiché è libera solo una società nella quale tutti i suoi membri sono liberi. Ci sono altri esempi, anche non solo di idee: in Turchia, Tunisia, Iran (dello scià) ci furono anche prima della legislazione moderna nei paesi europei progressi importanti nella posizione economica delle donne.
Le donne musulmane, come mogli e come figlie, avevano definiti diritti di proprietà, riconosciuti e fatti rispettare dalla legge.
Però se si guarda agli effettivi cambiamenti nella condizione delle donne purtroppo in ultima analisi, per quanto conosco -e spero di sbagliarmi- sono tutti derivati dall'esempio occidentale.
Kemal Ataturk, il fondatore della Repubblica Turca, spiegò ripetutamente al suo popolo negli anni venti del '900 che "il nostro compito più urgente è di metterci al passo con il mondo moderno e non ci metteremo mai al passo se modernizziamo solo metà della popolazione". Sarebbe interessante una analisi franca e attenta condotta in questa direzione su tutti i paesi arabi, del nord africa, ecc.
DIRITTO DI SCEGLIERE E DI RAGIONARE
Ma questo è un tema che purtroppo interessa pochi. Anzi trovo da noi delle pratiche sbagliate. Nei dibattiti culturali quando vengono prese in considerazione altre culture, in Africa o in Asia, in cui vincoli provenienti dalla tradizione sono limitanti e costringenti la libertà dell'individuo, per tanti sostenitori del pluralismo culturale tali vincoli sono spesso visti come positiva rivendicazione dell'autenticità e genuinità culturale. C'e anche chi vede le persone che devono rispettare questi vincoli come eroici oppositori della occidentalizzazione. Ad una ragazza a cui non è permesso di andare a scuole e di conoscere il mondo esterno può essere in grado di ragionare liberamente? Non ha opportunità, possibilità di scelta. E' più schiavitù che difesa del tradizionalismo.
DIRITTO DI CRITICA E DI ESPRESSIONE
Cito due donne francesi, anche se di adozione: una è la filosofa Julia Kristeva (di origine bulgara) dell'Università di Parigi che in suoi saggi recenti scrive: "l'islam moderato subisce oggi di continuo una pressione dei fanatici integralisti. Essere tolleranti non significa rinunciare al diritto di critica. Pensare che i musulmani non siano capaci di fare quella riflessione critica, cercando anche nella loro riflessione ed esperienza collettiva, che conduce alla laicità, all'accettazione dei diritti dell'uomo e al riconoscimento dell'uguaglianza tra i sessi, significa essere razzisti e ritenere i musulmani inferiori. Il giudaismo e il cattolicesimo hanno sviluppato una cultura dell'interpretazione e dell'interrogazione che ha consentito il passaggio alla laicità."
L'altro personaggio è Marjane Satrapi (iraniana e parigina di adozione): "per noi iraniani negli anni '80 ci furono così tanti arresti e tante esecuzioni politiche che nessuno di noi osava parlare dei diritti delle donne. Per noi era sufficiente allora ottenere un po' più di libertà personale. Adesso i giovani studenti iraniani parlano di libertà di espressione, manifestano e si fanno arrestare. E non mollano. Questa presa di coscienza, questo coraggio viene a mio parere anche dal fatto che c'è tra di loro una impressionante percentuale di ragazze tra gli studenti (il 63%) e questo non può che rincuorarci sul futuro dell'Iran perché il futuro appartiene ai giovani e alle donne. Non sono femminista: credo che uno dei fattori che differenziano una società moderna da una arretrata sia proprio il ruolo rivestito dalle donne al suo interno."
BUONE PRATICHE?
Un ottimismo che sembra smentito dal rifugiarsi, nei combattimenti in Iraq, dei fondamentalisti sciiti dietro alle loro donne e bambine, ma che è confermato da tanti piccoli fatti e buone pratiche che i giornali italiani non citano oppure guardano con sufficienza. Chissà invece che stiano cambiando il mondo.
In Marocco è stata approvata la riforma del diritto di famiglia: le ragazze maggiorenni non avranno più come tutore il padre o il fratello maggiore, sceglieranno lo sposo, avranno la comunione dei beni e potranno divorziare senza perdere la custodia dei figli, si parla di responsabilità di entrambi i coniugi nella gestione della famiglia. Sarà una riforma calata dall'alto, ma forse in basso le donne la utilizzeranno. In Arabia Saudita alla conferenza economica del Medio Oriente (alcuni mesi fa) Economic Forum -svoltosi a Gedda- alcune donne di spicco (di questo paese dove è vietato alle donne di guidare l'auto o di uscire di casa senza velo) hanno potuto intervenire in qualità di relatrici (a separare i partecipanti maschi da quelli femminili c'era un pannello) e reclamare maggiore spazio per le donne nella società civile e nelle professioni. Il Ministro del commercio intenderebbe abolire la regola che qualsiasi donna che voglia iniziare un'attività commerciale o di affari deve avere un tutore uomo riducendole in schiavitù virtuali con altissime percentuali.
Sempre per rimanere in Arabia Saudita il Corriere della Sera è l'unico che ha pubblicato insieme alla notizia occidentalissima dell'amante che abbandona il calciatore Beckham e si fa pagare un'intervista 750.000 euro (!), la notizia proviene dall'Arabia Saudita che la bella presentatrice Rania al-Baz della tv saudita è stata picchiata e ridotta in fin di vita dal marito. Ha avuto la forza di comparire in tv con il volto sfigurato e di denunciarlo esordendo con queste parole semplici: "Voglio adoperare quello che mi è accaduto perché si cominci a parlare della violenza sulle donne in Arabia Saudita."

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