DROGA: Prevenzione

Pubblicato il 31-08-2009

di Vincenzo Andraous


Raddoppiati in Italia in 5 anni i consumatori di cannabis e cocaina. Chiediamoci perché, ma diffidiamo delle semplificazioni.

di Vincenzo Andraous

Dal 2001 al 2005, gli italiani che hanno fatto uso di cannabis sono pressoché raddoppiati (da 2 a 3,8 milioni), come pure i consumatori di cocaina (da 350 mila a 700 mila). Triplicato l'uso di allucinogeni e stimolanti, diminuisce invece quello di eroina. La stima è contenuta nella Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, presentata il 13 luglio scorso dal Ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero (ANSA, 13.7.06).

Cresce l'uso combinato di sostanze: oltre 2 milioni di italiani hanno dichiarato di aver fatto uso nella vita di più sostanze illegali. Tabacco e alcol sono le sostanze di iniziazione per la maggioranza dei consumatori di droghe; l'85% di chi fa uso di cocaina e il 74% di chi consuma eroina dichiara di aver cominciato con la cannabis.

Ogni anno, in Italia, 29 mila persone cominciano ad abusare di eroina e 9 mila di cocaina. Nel 2005 sono morte per overdose 603 persone e la causa del decesso è stata attribuita nella maggior parte dei casi all'eroina. Il 30% dei soggetti in trattamento presso i Sert (Servizio per le dipendenze) è risultato avere una diagnosi psichiatrica concomitante (la cosiddetta "doppia diagnosi"); tra questi, otto su dieci sono eroinomani.

Nell’ultimo biennio si è assistito ad un incremento degli ingressi negli istituti penitenziari per crimini commessi in violazione della legge sulle droghe: dal 25% del totale degli ingressi nel 2004 al 29% di oggi. Uno su quattro è recidivo. L’aumento incide soprattutto tra gli italiani.

Perché tutto questo? La riflessione di Vincenzo Andraous ci invita a chiedercelo, sempre e di nuovo, diffidando delle semplificazioni.

Sono i giorni degli assilli intellettuali sull’assunzione delle droghe leggere nonché di quelle pesanti, c’è chi addirittura ne autorizza l’uso affermando che la droga accompagna l’umanità fin dai suoi albori. Queste sono “parole valigia” in cui è possibile mettere di tutto e di più, ma ciò non autorizza nessuno a rilasciare patenti di maledetto per forza, perché questa è una vocazione destinata al macero, e cosa assai più grave e infame, destina al macero sempre i più deboli.

Infatti non esiste “il drogato” contrapposto a chi non ha mai consumato erba o altro, ma esistono consumatori abituali, saltuari, e addirittura esistono gli ex consumatori, in ogni caso chi lo fa vive male la propria condizione di persona. Avere personalità non significa essere qualcosa per mezzo di una canna, chi possiede una personalità matura dimostra unità nel comportamento tra ciò che pensa e ciò che fa. Valuta in maniera obiettiva la realtà e se stesso, e perciò si rapporta al contesto coerentemente alla propria situazione. La stessa comprensione del contesto è segno di maturità, perché vuol dire essere coerenti con la realtà.

In uno spinello “quotidiano” vi è l’impegno e la fatica per raggiungere una crescita personale accettabile? Oppure in questo atteggiamento vi è una considerevole instabilità emotiva che maschera un disagio con l’avvicinamento ai rischi estremi?
Fallimento degli educatori, di una società che sta a guardare?

Occorre diffidare sempre delle semplificazioni, non accontentarsi della dicitura: SI TRATTA DI BANALE REAZIONE A UN MODELLO CULTURALE, DI ACCETTABILE INDISCIPLINA ADOLESCENZIALE. Occorre diffidare molto di queste doppie e triple corsie preferenziali, e indipendentemente dalla tomba che ognuno si scava per propria scelta… ma ciò può accadere solamente quando si è in possesso di capacità, strumenti, risorse sufficienti per poter effettuare delle scelte.

Checché se ne dica l’uso di roba è prevalentemente una via di fuga senza progettualità. Ciò che si deve e si può prevenire è il coinvolgimento nell’uso, soprattutto quello PRECOCE, fornendo ai giovani l’opportunità di trovare risposte più valide ai loro problemi-compiti di sviluppo. Se è vero che occorre sfuggire le visioni ed i percorsi unidimensionali, è altrettanto necessario essere estremamente attenti al disagio che circonda le persone affaticate, al loro bisogno di essere aiutati a entrare un po’ in se stessi, per comprendere che ci si deve impegnare strenuamente per difendere la propria dignità personale.

Fallimento degli educatori e di una società che sta a guardare?
Fare prevenzione è un intervento che costringe a farne altri, fare prevenzione è lavoro insieme, fare davvero prevenzione è un bisogno reciproco.

Vincenzo Andraous

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