Ferite ancora aperte

Pubblicato il 15-05-2023

di Valentina Turinetto

La storia della talidomide e delle sue vittime

Negli anni Cinquanta entrò sul mercato la talidomide, prodotto dalla ditta tedesca Chemie Grünenthal. Inizialmente commercializzato per il trattamento di infezioni respiratorie, venne poi brevettato come farmaco antinausea e sedativo in associazione con altri principi attivi. Da quel momento la Chemie Grünenthal iniziò un’ampia campagna marketing, pubblicizzando il farmaco su autorevoli riviste scientifiche e distribuendolo capillarmente ai medici. Le vendite subirono un notevole incremento e la talidomide diventò il sedativo più venduto in ben 46 Paesi. 

La dottoressa Frances Oldham Kelsey, farmacologa e medico che lavorava da poco alla  Food and Drug Administration (ente deputato all’autorizzazione della commercializzazione dei farmaci negli Stati Uniti) fu tra le prime a sollevare un’ombra di sospetto sulla sicurezza di questo farmaco, negando l’autorizzazione dell’utilizzo del farmaco negli USA. La ricercatrice si era resa conto dell’inconsistenza dei dati sperimentali forniti per l’approvazione all’uso clinico del farmaco e aveva posto attenzione ad alcuni studi che ipotizzavano effetti neuropatologici del farmaco.

Dal 1960 si moltiplicarono gli studi che dimostravano che il legame tra l’assunzione di talidomide in gravidanza (somministrato per mitigare la nausea in gravidanza) e anomalie congenite. I principali effetti indesiderati sono infatti la focomelia o amelia (sviluppo difettivo o assenza degli arti); a questo si aggiunge la possibilità di difetti cardiaci, malformazioni renali e gastrointestinali, sordità e ritardo mentale. Oltre a questi effetti evidenti sui bambini sopravvissuti, bisogna considerare l’elevata quota di aborti causati dall’assunzione del farmaco nei primi mesi di gravidanza. Alla fine del 1961, la talidomide venne ritirata dal mercato tedesco e – da allora – il numero di nascite con anomalie congenite diminuì drasticamente. Purtroppo, in alcuni Paesi, per scarsa informazione e/o per dolo, le scorte di farmaco furono vendute ancora per alcuni anni, nonostante gli annunci e i ritiri da parte delle autorità sanitarie.

A rendere ancora più amara questa storia è il fatto che i primi studi per la sintesi di questa molecola si svilupparono durante il nazismo (1933-1945), originariamente come antidoto al gas-nervino. Inoltre, tra le fila della ditta tedesca che mise in commercio la talidomide, figuravano diversi individui con trascorsi legati al Terzo Reich, tra cui alcuni medici delle SS.

In Italia il farmaco fu ritirato con un certo ritardo: furono però necessari molti  anni  per avere il  riconoscimento della “sindrome da talidomide”, per avere un’assistenza sanitaria adeguata e per affinare le leggi sulla farmacovigilanza.  Proprio  per  sensibilizzare su questi argomenti, è nata  l’Associazione  V.I.TA.  (Vittime Italiane Talidomide), che sta monitorando gli iter legislativi a tutela delle vittime italiane.

La scienza può portare grandi benefici, ma solo se accompagnata da una coscienza vigile: agire secondo interessi personali, senza badare a possibili rischi per le singole vite umane, genera solo sofferenza.

Valentina Turinetto

NP Febbraio 2023

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