Fraternità al primo piano

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


“Quando alla sera passo qui davanti, alzo gli occhi e cerco il riverbero di una piccola luce da quella finestra del primo piano e non posso fare a meno di pregare” .


di piccola sorella Lidia

Questo ce lo diceva un giovane che con altri ragazzi e ragazze veniva per una serata di condivisione e di preghiera nella nostra cappella. Sì, perché lì, al primo piano di una casa popolare, in un alloggio come gli altri di questo quartiere di Parigi, c’è un luogo dove ci si sente bene per pregare: la Presenza Eucaristica, la Bibbia, un crocifisso, un’icona della Madonna… la cappella della Fraternità delle Piccole Sorelle del Vangelo.

 

Siamo in genere tre, quattro sorelle, sovente di nazionalità diverse, e viviamo una stretta vita fraterna cercando di ispirarci nientemeno che alla Santa Famiglia di Nazareth. Siamo suore come tutte le altre, ma in mezzo alla gente tra cui viviamo e lavoriamo, ma a prima vista nessuno ci distingue… come Gesù nei trent’anni di Nazareth.

Però, man mano che ci conoscono scoprono chi siamo; i vicini di casa ci sentono cantare le lodi di Dio nelle ore di preghiera comunitaria; e sanno per esperienza che possono contare sulla nostra sincera amicizia, nei momenti di gioia, e, quanto preziosamente, nei momenti della prova. Ed è così per la gente del quartiere o nel posto di lavoro.

In questo quartiere, della periferia di una grande metropoli, vivono soprattutto immigrati, dei più svariati Paesi del mondo. Gente che ha sfuggito la fame, la guerra, la persecuzione, molti senza permesso di soggiorno, o in attesa di asilo, un calderone di problemi. Molte sono le associazioni che cercano di rispondere ai loro problemi, e anche noi ne facciamo parte (alfabetizzazione degli adulti, mensa, Caritas, accoglienza delle famiglie dei carcerati), ma le associazioni ed i servizi sociali non bastano.

Ciò che questi non possono dare è la continuità di un’amicizia nel quotidiano, che conforta, incoraggia, sostiene, ascolta anche ciò che non si può dire agli enti pubblici (senza contare poi che l’amicizia è reciproca: anche loro possono dare a noi presenza, ascolto, consiglio…). È importante che possano sentirci “sorelle”. Fratel Charles de Foucauld, da cui è nata la nostra spiritualità, scriveva: “Voglio che tutti, cristiani, musulmani, ebrei, idolatri, possano considerarmi come loro fratello, il fratello universale”. Cominciano a chiamare questa casa “la Fraternità” e questo mi è dolce.

Nel rispetto del cammino religioso (o no) di ciascuno, desideriamo che attraverso la nostra vita, possano intravedere Gesù, respirare il suo Vangelo. Per noi è essenziale che gli uomini possano incontrare Cristo e vivere della sua vita. Laddove il cammino è gia cominciato e muove i primi passi si cammina insieme per crescere nella fede. Dall’amicizia con due vicine di origine africana, è nato un gruppo di Vangelo, in risposta al loro desiderio di conoscere la parola di Dio. A queste se ne sono aggiunte altre, e da anni ormai ci si trova regolarmente per leggere, meditare, condividere, pregare sulla Parola di Dio. Di qui nasce forza e impegno per la nostra vita quotidiana.

Altri gruppi che noi accompagnamo, sono nati in parrocchia. Una sorella approfondisce con i giovani un cammino di fede. Il catecumenato degli adulti è un altro luogo privilegiato di evangelizzazione. Nella nostra parrocchia, una sessantina di adulti di ogni età e situazione socio-culturale cammina verso il battesimo o la prima Comunione. Tra loro io accompagno quelli che hanno maggiori difficoltà. Per queste persone più fragili ci vuole molto coraggio, tanto più che i loro stessi famigliari pensano che il cammino sia per loro impossibile. Che gioia quando arrivano ai Sacramenti e si inseriscono nella comunità parrocchiale che impara ad accoglierli, e che ricchezza, per me che li accompagno, raccogliere lungo il cammino le “perle” di ciò che sanno esprimere dalle profondità del loro incontro con Dio.

Questi non sono che qualche “flash” di ciò che viviamo, o che le nostre sorelle vivono in altri Paesi del mondo. Non si tratta mai di esperienze “anonime”, ad ognuna corrispondono dei volti, dei nomi, un cammino personale… sovente una luce di Vangelo vissuto di cui forse non si rendono neanche conto; a noi il compito di rivelarlo.

Tutto questo si alimenta quotidianamente nell’incontro con Gesù, dono del Padre, nell’Eucaristia e nella Parola. Il mistero celebrato nella Messa si prolunga ogni giorno in un’ora di preghiera silenziosa ai piedi del Tabernacolo. Ogni giorno la Parola ascoltata è ripresa e meditata, affinché penetrando in noi ci trasformi, ci modelli, ci aiuti a guardare il mondo un po’ più con gli occhi di Dio. Pregare è anche portare davanti a Dio tutte queste persone incontrate, i loro problemi e i problemi del mondo, pregare è una forma di “solidarietà” di cui forse non si misura abbastanza la portata.

di piccola sorella Lidia
(Piccole Sorelle del Vangelo, di Charles De Foucauld)
da Nuovo Progetto marzo 2005

 

 

 

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