GIOVANI e G8

Pubblicato il 03-02-2010

di bruno


Apriamo gli occhi sui giovani, con verità, senza demagogie.
Noi adulti dobbiamo riconoscerli come nostri figli e chiedere loro scusa per tutte le volte che abbiamo amministrato male il potere, che abbiamo predicato con ipocrisia, o fatto del profitto la sola ragione di vita senza guardare al bene comune.
Dobbiamo ricomporre la frattura fra padri e figli per dare un futuro alla terra e ai giovani.




         La mia non è la voce di un maestro o di un saggio capace di insegnare qualcosa a voi responsabili della terra.
La mia è soltanto la testimonianza di una passione per i giovani che ho scoperto strada facendo nella vita. E’ la loro voce, sono le loro istanze che desidero portare.
Recentemente abbiamo ascoltato 300.000 giovani. Ci hanno raccontato la loro vita. Il 98% di loro non ha fiducia in nessuna istituzione, l’85% dice di aver perso la speranza, ha paura del futuro.
Si sentono derubati della fantasia, della creatività, degli ideali, dell'energia che serve per cambiare se stessi e il mondo. Si sentono messi nell'angolo, usati solo per consumare e poi buttati via; stimolati solo a ricercare il piacere, il denaro e il successo. Ecco perché i giovani sono i più poveri tra i poveri.

Ho però una speranza e spero di trasmetterla a voi, assieme a tanti giovani. Che i giovani possano diventare i protagonisti del nuovo millennio e che il nuovo millennio abbia il loro sapore, per un nuovo e vero rinascimento.
I dati di oggi non vanno verso questa direzione.
Non voglio qui elencarvi statistiche tragiche sui giovani. Voi già conoscete quanti sono in carcere, quanti nei giri della droga, quanti soffrono di malattie psichiche, quanti sono disoccupati o sfruttati.
Sapete quanti giovani sono morti per droga, per incidenti dovuti all’alcool e a “giochi di violenza”. E’ come se i giovani vivessero una terza guerra mondiale.
Ma chi ha dichiarato guerra ai giovani? E i giovani perché si lasciano uccidere senza combattere?

Il vero nemico è l’indifferenza, poiché lascia tutti passivi, uccidendo la voglia di lottare per cambiare. Quale futuro vogliamo costruire con simili premesse?
Eppure, la salvezza del mondo intero dipende dai giovani che, prima di tutto, devono salvare se stessi. Se falliscono, quale altra speranza resta? Se i giovani falliscono abbiamo fallito tutti quanti.

Apriamo gli occhi sui giovani,
con verità, senza demagogie. Noi adulti dobbiamo riconoscerli come nostri figli e chiedere loro scusa per tutte le volte che abbiamo amministrato male il potere, che abbiamo predicato con ipocrisia, o fatto del profitto la sola ragione di vita senza guardare al bene comune.
Dobbiamo ricomporre la frattura fra padri e figli per dare un futuro alla terra e ai giovani.

Apriamo gli occhi sui giovani,
non possiamo affidare il futuro alla paura, al caso, all’indifferenza, alla furbizia, alla violenza. Affidiamolo ai giovani, all’impegno e alla voglia di bene di molti di loro. Aiutiamoli a inventare una rivoluzione non violenta, morale, culturale che si concretizzi in riforme del sistema economico, politico, sociale, per realizzare quel che gli adulti non sono stati ancora capaci di fare.

Il mondo di oggi è affamato di cibo e di verità. Per moltissimi è un privilegio mangiare una volta al giorno, per molti l’acqua è un miraggio.
Mi sento cittadino del mondo, ma di un mondo diviso. Ho la speranza che i giovani lo rendano un unico mondo dove ogni bambino abbia lo stesso diritto di vivere, di essere curato ed educato.
Ma ho già oggi la speranza che voi ‘grandi della Terra’ entriate in questa convinzione: la fame è possibile eliminarla anche da subito. Ho già oggi la speranza che in ognuno di voi ‘grandi della Terra’ entri il desiderio di eliminare le cause della fame e di mettere a disposizione dei paesi poveri le competenze, la tecnologia, la formazione perché nel sud del mondo possa decollare un vero processo di sviluppo economico e sociale.

Nel nostro ‘68 dicevamo che il nuovo impegno politico passava attraverso la pace intesa come disarmo e attraverso lo sviluppo dei paesi poveri. Ci crediamo ancora. Sono passati più di trent’anni di tentativi, studi, trattati… ma i poveri oggi sono sempre più poveri.
Sono convinto che invertire questa rotta oggi sia possibile solo a partire da una forza incontenibile che emani dalle nostre coscienze: la scelta di una bontà che disarma, che impone la giustizia, che argina la violenza, che aiuta il dialogo, che non ha preconcetti, che non considera l’altro un potenziale nemico.

I giovani chiedono ai ‘grandi’ che già da oggi cambino un po’ la politica, l’economia, l’informazione, la filosofia perché ritornino al servizio dell’uomo e della donna. Chiedono autorità morali credibili, che sappiano gridare alla fame, alla guerra, alle mafie, alle grandi corruzioni: “FERMATEVI”.
Il millennio che è iniziato ha bisogno della creatività, dell’entusiasmo e dell’indomabilità dei giovani. Dobbiamo lavorare per permettere loro di diventare nuovi statisti, pronti a battersi per i diritti irrinunciabili dell’uomo; nuovi scienziati, che sentano nel cuore l’urgenza di scoperte che attenuino tante sofferenze; nuovi e veri appassionati della salvaguardia della terra e delle sue risorse; nuovi Gandhi; nuovi Francesco e Chiara d’Assisi, perché l’umanità tocchi ancora con mano la grande misericordia e sapienza di Dio.

I giovani sanno di avere solo una vita da vivere e sono decisi a non sprecarla: chiedono di ridisegnare il mondo partendo da loro. Può non esserci un domani; la scelta è ancora nelle nostre mani, soprattutto nel cuore dei giovani.

Vi ringrazio per avermi ascoltato.

Vi consegniamo questi nostri desideri insieme alla ‘Bandiera della Pace’, nata a Torino in una fabbrica di armi trasformata in Arsenale della Pace, dove ogni persona, al di là della nascita, della religione, della condizione di vita trova un luogo di confronto, di dialogo, di pace, di accoglienza, di solidarietà.

Ernesto Olivero

Torino, 20 luglio 2001







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