GRILLO E GRILLISMI

Pubblicato il 31-08-2009

di Alessandro Moroni


Il “fenomeno Grillo” riletto alla luce della storia d’Italia. Un’interessante provocazione. Chi lo desidera può raccoglierla commentando l’articolo. I commenti più interessanti potrebbero essere pubblicati sul numero di novembre del mensile del Sermig, Nuovo Progetto, nello speciale dedicato alla politica.

di Alessandro Moroni

15 novembre 1986, settima edizione di "Fantastico", lo show-contenitore televisivo del sabato sera su RAI UNO. Un comico barbuto di recente affermazione ha appena terminato il proprio monologo istituzionale, esibendosi nell'ennesimo aneddoto sarcastico legato a fatti di cronaca. Ma questa volta tutti quanti, da Pippo Baudo conduttore della trasmissione al pubblico presente ai milioni di spettatori che seguono lo show capiscono che c'è qualcosa di diverso dal solito, qualcosa che farà parlare molto e che avrà impatti significativi non solo sulla carriera del comico, ma anche sulla percezione generale della politica italiana. Il passaggio chiave è questo:

La cena in Cina... c'erano tutti i socialisti, con la delegazione, mangiavano... A un certo punto Martelli ha fatto una delle figure più terribili... Ha chiamato Craxi e ha detto: "Ma senti un po', qua ce n'è un miliardo e son tutti socialisti?”. E Craxi ha detto: "Sì, perché?”. “Ma allora se son tutti socialisti, a chi rubano?”.
Sono passati 21 anni da quella sera e per molti aspetti il mondo dell'epoca era talmente diverso da quello di oggi (sul momento mi viene da pensare: niente Internet, niente cellulari e TUTTI i partiti dell'arco costituzionale con denominazioni diverse dagli attuali), che per molti Craxi sarà un nome ricordato ai margini di qualche lettura o poco più. Era, in effetti, il Segretario del Partito Socialista e Primo Ministro: fu la figura politica che più influenzò gli anni '80. Come apparve subito prevedibile, l'aneddoto "cinese" costò a Grillo l'allontanamento dagli schermi televisivi per svariati anni a venire. beppe.jpg


Beppe Grillo era stato scoperto da Pippo Baudo in un cabaret milanese nel 1977, e nel giro di pochi anni si affermò in TV grazie alla sua vena innata di comico dallo stile personale e inconfondibile: fantasioso, arguto, pungente. E ben presto mise in mostra una peculiare capacità di sferzare i costumi mettendo alla berlina i vizi, le contraddizioni e i luoghi comuni del quotidiano a tutti i livelli: economia, politica, ipertrofia burocratica. A farlo apprezzare era, nemmeno a dirlo, soprattutto lo stile. Grillo sferzava a destra e a sinistra, in alto e in basso, ma sempre con un tono in delicato equilibrio tra ironia e sarcasmo, quasi a sottolineare il proprio ruolo di umorista satirico e a ricordare al pubblico che non era certamente lui a voler essere preso sul serio. Questo fino a quel sabato sera del novembre '86, allorché si spezzò un equilibrio durato un decennio e la storia e la valenza di Beppe Grillo iniziarono lentamente, ma inesorabilmente a mutare.


Oggi ancora in molti articoli e servizi televisivi si usa riferirsi al “comico” Beppe Grillo, ma la definizione è del tutto superata dagli eventi, non rimanendo più alcuna traccia del Grillo che fu e che io, al pari di molti miei coetanei, ebbi modo di apprezzare. Oggi quello che definirei il Beppe Nazionale è diventato uno “scamiciatissimo e sudatissimo” Tribuno della Plebe, un ipnotizzatore di masse nella migliore (si fa per dire...) tradizione qualunquista che nella nostra penisola affonda le radici ben più in là del ventesimo secolo. Arguzia e stile satirico sono scomparsi per sempre, rimane solo la capacità innata di interpretare l'umore delle masse aizzandole contro i bersagli più facili e più evidenti: senza - per inciso - alcun senso di responsabilità nei confronti del fiume di odio suscitato e incanalato verso diverse persone.
masaniello.jpg
Masaniello
Molti hanno puntato il dito contro Grillo evidenziandone le contraddizioni, chi nello stile di vita e chi nella storia personale; gli uni e gli altri, peraltro, mancando la sostanza della questione. Che va ricercata non tanto nella pericolosità del personaggio, quanto nel rischio corso dalle nostre istituzioni democratiche nel momento in cui un simile torrente d'odio e di risentimento popolare viene così efficacemente incanalato in una direzione precisa; rischio che affonda le radici nel tipico “milieu” culturale italiano, la natura anarcoide-individualista che da sempre ci caratterizza. Non ci siamo mai adattati, come popolo, a vivere come partecipi di una comunità, l'adesione alla quale contempli accettare le regole anche quando sembrano danneggiare i nostri immediati interessi. E siccome mai come oggi l'intera classe politica si è resa meritevole delle critiche più aspre, è logico che in un simile contesto un personaggio come Grillo faccia breccia: lui che in fondo è solo l'ultimo nato di una genia che risale per i secoli a ritroso fino a Masaniello, Savonarola, Cola di Rienzo.


Grillo è diventato il paladino dell'antipolitica. Peccato che la politica sia un elemento insostituibile della vita di relazione; al rapporto in continuo e dinamico equilibrio tra governanti e governati Grillo e i suoi epigoni vorrebbero sostituire il governo dell'assemblea permanentemente convocata: la “Piazza”, come usiamo dire oggi. Quella Piazza che è sempre stata l'anticamera delle dittature, come la Storia insegna: perché quando l'individuo abdica al proprio senso di responsabilità ed alla propria lucidità di giudizio per divenire elemento anonimo di una Massa, delegando e trasferendo ad essa tutto quanto, dai propri principi inalienabili alla propria felicità, ecco scaturirne i mostri peggiori.

Chi ricordi almeno un poco della Storia più recente non può avere dimenticato che Adolf Hitler raccolse i primi seguaci nelle birrerie di Monaco di Baviera. Un boccale qua, uno là, qualche fervente discorso condito da inni patriottici ed insulti ai governanti corrotti, grandi applausi di fine serata. Per diverso tempo non si trattò altro che di questo. Poi il movimento prese forma e crebbe, ma sempre in mezzo all'entusiasmo popolare e all'approvazione assoluta dei molti che volevano quello che chiediamo noi oggi: giustizia sociale, equità fiscale, dignità nazionale, lotta alla corruzione. In una delle (rare) frasi ispirate della seconda trilogia cinematografica di Guerre Stellari si fa dire a uno dei personaggi principali: "Così muore la libertà: tra applausi scroscianti". Gli stessi applausi scroscianti accompagnarono anche i molti episodi sinistri che determinarono la salita al potere del movimento nazionalsocialista, con tutti i lutti e i crimini contro l'umanità che provocò, massacro sistematico di sei milioni di ebrei in testa.
savonarola.jpg
Girolamo Savonarola
È fin troppo facile rispondere che qualsiasi confronto tra Beppe Grillo e Adolf Hitler suona stridente: è ovvio che non si adattano a un Grillo i panni del dittatore, giacché i Dittatori veri tendono ad usare i Grillo del caso come "apripista": ne esaltano le qualità, ne sfruttano il carisma finché possibile, poi li emarginano, o addirittura li eliminano. Non a caso tutti i personaggi sopra citati e che a vario titolo hanno ricoperto nel proprio tempo un ruolo paragonabile a quello di Grillo sono andati incontro a una brutta fine, spesso uccisi - come capitò a Cola di Rienzo ed a Masaniello - dai loro stessi amici e compagni d'un tempo. E il caso di Girolamo Savonarola, personaggio di levatura morale e capacità sicuramente superiore, che troppo tardi si accorse di essere una semplice pedina del mondanissimo conflitto politico tra Alessandro VI (lo sciagurato Papa Borgia) e il Re di Francia, è ancora più peculiare.


Ovviamente nessuno augura a Beppe Grillo di seguire le tracce di quelli che abbiamo indicato come i suoi predecessori, così come auspichiamo che nessun potenziale dittatore faccia mai capolino alle spalle dei suoi V-Day; continuiamo peraltro a ritenere che solo una profonda riforma della politica nazionale che tragga ispirazione dai principi ispiratori stessi della politica democratica possa avere successo. Incoraggiamo quindi tutti a continuare ad occuparsi di politica, rifiutando logiche qualunquistiche di contrapposizione solo istintiva e viscerale.
Alessandro Moroni
Articoli correlati:
Ho visto nascere la Costituzione, di Rodolfo Venditti

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok