GUARESCHI, una storia italiana

Pubblicato il 31-08-2009

di gianni


100 anni fa nasceva e 40 anni fa moriva Giovannino Guareschi, uno dei più grandi nomi della letteratura italiana del ‘900, e non solo. Giornalista, attivista politico, per le sue idee conosce anche il lager ed il carcere. Ma non demorde.

di Gianni Giletti


Volete leggere un libro profondo eppure divertente, che fa pensare ma anche ridere, che racconta storie vere, ma che non sono mai successe? Bene, lo scrittore è Giovannino Guareschi (foto sotto) e il libro – anzi, i libri – sono quelli di don Camillo e Peppone.
Di quelle storie si ricordano più facilmente i film – che le televisioni imperterrite continuano a riprogrammare - e le facce di Fernandel e Gino Cervi nei panni dei due protagonisti.
In effetti, anche leggendo i libri, le facce di due attori così straordinari continuano a venire in mente.

Dell’autore si può dire che è lo scrittore italiano più venduto all’estero e che ha segnato sensibilmente, con la sua penna, la storia italiana del dopoguerra.
Giovannino Guareschi, nato nel 1908, comincia a scrivere già negli anni ‘30 e diventa caporedattore del “Bertoldo”, un giornale satirico, ovviamente per quanto permesso dal regime fascista.

Di carattere impulsivo e sanguigno, dopo l’8 settembre 1943 viene internato due anni nei campi di concentramento nazisti per non aver voluto disconoscere l’autorità del Re d’Italia. Da quella tragica avventura, forte del motto “Non muoio neanche se mi ammazzano”, riesce comunque ad uscirne quasi indenne, componendo tra l’altro in prigionia la splendida novella “La favola di Natale”, che uscirà sul suo libro “Diario clandestino”.

Finita la guerra, si schiera dalla parte della Democrazia Cristiana per la sua fede profonda e il suo viscerale anticomunismo e con la sua penna collabora attivamente alla vittoria elettorale del 1948.

guareschi.jpg

Dalle righe del “Candido”, giornale indipendente con simpatie monarchiche di cui è il fondatore, partono slogan del tipo “Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede e Stalin no”, “Contrordine, compagni”, il manifesto con lo scheletro di un soldato dietro i campi di prigionia russi con lo slogan “Mamma, votagli contro anche per me” e i comunisti “trinariciuti”; modi di dire che resteranno anche nei decenni a venire e che ovviamente arroventano il già incandescente clima elettorale di allora.

Inoltre proprio sulle pagine del Candido, a puntate, nascono i personaggi di “Mondo Piccolo”, la saga di Peppone e don Camillo (foto in basso).
Anche dopo la vittoria politica della Dc nel 1948, Guareschi non abbassa la guardia e le sue critiche diventano, per così dire, bipartisan, forti anche nei confronti della Dc e in particolare dei governi del nascente centrosinistra, che dominerà la scena politica di quegli anni.

Viene condannato due volte per diffamazione di due personaggi pubblici come Einaudi, il primo Presidente della Repubblica e De Gasperi, Presidente del Consiglio di quegli anni, e così nel 1954, per non aver voluto ricorrere in appello contro quella che gli sembrava un’ingiustizia enorme, trascorre più di un anno nel carcere di Parma.

Continua poi a dirigere il Candido fino al 1961, anno in cui si ritira pur continuando a collaborare e muore per un attacco di cuore nel 1968.

Guareschi è un autore molto particolare e forse unico nel panorama italiano, per la sua capacità di mettere insieme elementi letterari così diversi come la profondità delle idee con la leggerezza nello scrivere, le cose di tutti i giorni con i grandi ideali, i dialoghi semplici con la poesia, l’umorismo con la commozione.

fernandel_cervi.jpg

Sui racconti di “Mondo Piccolo” sono stati scritti valanghe di libri, articoli, trattati e quant’altro, ma voi non date loro retta, andatevi a leggere direttamente i suoi libri, non ve ne staccherete più.
Nei suoi racconti si leggono proprio le storie della gente semplice, con le sue paure e le sue gioie, i lati oscuri e gli eroismi, collocati certamente in un momento storico preciso della storia italiana e cioè il dopoguerra, ma in qualche modo universali.

I valori di sempre, come l’amicizia, l’amore, la vita sono mescolati ai litigi, alle passioni, alla fede. I discorsi del Cristo, con cui don Camillo si consiglia spesso, sono molte volte dei capolavori di teologia, eppure sono comprensibili a tutti.

Stesso stile, stessa piacevolezza e profondità anche per gli altri libri, come “Diario clandestino” - dove racconta l’esperienza del Lager con la stessa leggerezza anche nella tragedia - oppure nel “Corrierino delle Famiglie”, dove raccontando con tanto umorismo le vicende della sua famiglia, si trova a descrivere il costume italiano di quegli anni.

Si deve dire poi che la fama di Guareschi era già notevole quando era in vita, ma non ha cessato di crescere dopo la sua morte, anche se al suo funerale l’Italia che conta lo ha ignorato. Dice bene il cronista di allora, Baldassarre Molossi della Gazzetta di Parma:

“L’Italia meschina e vile, l’Italia provvisoria, come lo stesso Guareschi con amara intuizione la definì nel 1947, ci ha fornito ieri l’esatta misura del limite estremo della sua insensibilità morale e della sua pochezza spirituale.
Giovannino Guareschi è lo scrittore italiano più letto nel mondo con traduzioni in tutte le lingue e cifre di tiratura da capogiro. Ma l’Italia ufficiale lo ha ignorato. Molti dei nostri attuali governanti devono pur qualcosa a Guareschi e alla sua strenua battaglia del 1948 se oggi siedono ancora su poltrone ministeriali, ma nessuno di essi si è mosso. Nessuno di essi si è fatto vivo (...). Anche Giovannino Guareschi ormai riposa al cimitero dei galantuomini. È un luogo poco affollato. L’abbiamo capito ieri, mentre ci contavamo tra di noi vecchi amici degli anni di gioventù e qualche giornalista, sulle dita delle due mani”.
(citazione su giovanninoguareschi.com).

Gianni Giletti

 

 

 

 

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok