I signori della strada

Pubblicato il 31-08-2009

di bruno


La televisione globalizzata ha iniziato a scandagliare il “particolare” trascinando sullo schermo lo “sconosciuto” della strada trasformandolo in un “caso” e fornendogli a buon mercato la patente di “famoso”.

... Michelangelo Dotta


Dopo il lunghissimo monopolio della televisione di stato, il disordinato proliferare delle TV private, la nascita dell'impero Mediaset e la liberalizzazione delle frequenze per trasmettere in "contemporanea" sull'intero territorio nazionale, oggi il mercato televisivo globalizzato corre un concreto rischio di involuzione.

Con il mondo intero come palcoscenico, le guerre, le catastrofi e gli eventi più spettacolari da trasmettere "in diretta", un'infinita sequela di film e fiction di vario genere, la televisione ufficiale propone un'offerta a 360° e irrinunciabile per un pubblico sempre più numeroso e sottomesso alle regole di un mercato dell'immagine che lo insegue ormai ovunque.

Ma attenta a non perdere di vista il "piccolo orizzonte" dell'ascoltatore nello sconfinato mare delle tematiche globali, la televisione ha iniziato a scandagliare il "particolare" trascinando sullo schermo lo "sconosciuto" della strada trasformandolo in un "caso" e fornendogli a buon mercato la patente di "famoso". Con la complicità viscida e seducente dei conduttori televisivi (i mediamen di oggi ovverosia i predicatori medioevali di un tempo), massaie sprovvedute litigano con improbabili figlie ritornate prontamente da "mammà" per riconciliarsi sotto il "tetto televisivo", uomini imbolsiti di mezza età che si esprimono in dialetti incomprensibili riabbracciano sorelle ricomparse dopo quattro lustri all'onor del mondo, inquieti ed inquietanti teenagers aggrediscono coppie di genitori sviscerando in pubblico litigi famigliari inveleniti per l'occasione.
Consacrati dal piccolo schermo e portati alla ribalta per una manciata di minuti, i "signori della strada" sono la prova vivente che ognuno, veramente tutti, a prescindere da prestanza, istruzione, professionalità o bellezza estetica, può raggiungere e affacciarsi allo schermo di casa e godersi il suo attimo di notorietà.
Non importa se in cambio di quel breve passaggio in video avrà dovuto spogliarsi di ogni pudore e aggredire la mamma, farlo in TV è più sfizioso di un litigio furioso tra le banali pareti domestiche e, in più, tutti ti conoscono. Da globale, la televisione diventa così di colpo particolare, quasi intimista, ma non, come sarebbe da augurarsi, per estrema elasticità e capacità di ascoltare e proporre gli infiniti aspetti della realtà in cui opera; semplicemente per convenienza, per mercato, perché, sempre più spesso, fa più "audience" una tragedia famigliare ben "confezionata" e "pilotata" che una catastrofe reale ma lontana.

Buona televisione a tutti!

Michelangelo Dotta
da "Nuovo Progetto" Aprile 2004

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