Il cammino del popolo di Dio

Pubblicato il 11-08-2022

di Lucia Capuzzi

In pieno spirito sinodale, l’Assemblea ecclesiale dell’America Latina è riuscita a dare voce a tutte le componenti della chiesa.

In questo tempo, in cui il percorso sinodale della Chiesa italiana si intreccia con il Sinodo della Chiesa universale, fa bene dare uno sguardo alle esperienze che arrivano dal resto del mondo. Una particolare importanza ha l’Assemblea ecclesiale dell’America Latina che, nell’ultima settimana di novembre, ha visto riuniti ai piedi della Vergine di Guadalupe, alla Casa Lago appena fuori da Città del Messico, un centinaio di delegati.

L’evento, promosso dal Consiglio episcopale latino americano (celam), è stato del tutto inedito: non è stata una conferenza episcopale come le cinque precedenti realizzate dal celam. A riunirsi è stato l’intero popolo di Dio, rappresentato da un migliaio di delegati: il 20% vescovi, il 20% sacerdoti, un altro 20% esponenti della vita religiosa, il 40% sono laici.

Per una settimana, tutti – alternando momenti di discernimento comune, riflessione in piccoli gruppi, preghiera e celebrazione – hanno cercato di dare nuovo impulso al processo avviato dalla Quinta Conferenza di quattordici anni fa.

«Aparecida – ha affermato monsignor Miguel Cabrejos, presidente del celam nel messaggio di apertura – è l’esperienza ecclesiale che ispira e accompagna quest’Assemblea». Il cammino è cominciato nel maggio di due anni fa, quando, dopo un attento discernimento, il celam sottopose a papa Francesco la richiesta di convocare una Sesta Conferenza dell’episcopato.

Fu il Pontefice a suggerire di tornare ad Aparecida in un’altra maniera, per cogliere e rilanciare i suoi spunti profetici. A partire, proprio, dall’esortazione contenuta nel punto 548 del Documento finale: «Non possiamo restare tranquilli nei nostri templi, in attesa passiva, bensì urge andare in tutte le direzioni per proclamare che il male e la morte non hanno l’ultima parola». Un’impellenza, forse, ancor più forte ora: il cammino dell’Assemblea si è intrecciato con la pandemia che si è accanita con particolare crudeltà sull’America Latina. Il Covid ha divorato milioni di vite, il record nel pianeta, e distrutto l’8% del Pil, facendo precipitare oltre 40 milioni di persone in povertà. «La crisi più dura della nostra generazione», l’ha definita monsignor Cabrejos, in mezzo alla quale la Chiesa si è messa in un atteggiamento di discernimento.

Il processo di ascolto e preparazione, da aprile ad agosto, ha coinvolto in un cammino comunitario oltre 70mila persone, sintetizzato nel documento preparatorio. Sull’onda delle loro riflessioni si è sviluppata l’espressione che ha alternato la partecipazione di delegati in presenza e collegati via internet, uniti dalla voglia di incontrarsi, di camminare insieme.

È questa la conversione pastorale che rende la Chiesa sempre più evangelizzatrice e missionaria. E, dunque, sinodale. Poiché la sinodalità – ha sottolineato il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi e presidente della Pontificia commissione per l’America Latina – «deve intendersi sempre in un dinamismo in uscita» verso l’altro. E l’altra.

Le donne – un terzo del totale – sono state le grandi protagoniste dell’Assemblea. La voce delle religiose e laiche è risuonata profetica e forte nei momenti di riflessione comune, di discernimento nei gruppi, di preghiera, di testimonianza, di liturgia. Dando una risposta tangibile alla questione del “posto” della donna nella Chiesa. Lo ha esplicitato suor Liliana Franco, presidentessa della Conferenza dei religiosi latinoamericani (CLAR): «Lo abbiamo visto in questi giorni, attraverso la testimonianza concreta delle sorelle: il luogo della donna è la spiritualità, il luogo della donna è l’elaborazione teologica, il luogo della donna è la frontiera dove nessun altro vuole stare». I crocevia popolati dai migranti centroamericani in fuga dalla violenza e costretti a esodo altrettanto feroce, a cui si dedica la suora messicana Dolores Palencia. O dalle persone con diversità sessuale, rifiutate spesso dagli stessi familiari, accolte dalla paraguayana Miriam González, della Comunità di vita cristiana (cvx). Delle vittime di abusi, nella società e nella Chiesa, accompagnate dalla costaricense Lisandra Cháves e la religiosa brasiliana Maria Inés Veira. Dei popoli scartati, indigeni e afrodiscendenti, accanto a cui camminano la brasiliana Laura Vicuña, la peruviana d’adozione Birgit Weiler e l’honduregna Maria Suyapa. Il loro grido è risuonato negli “orizzonti di lavoro” prioritari elencati nel messaggio finale: promozione del protagonismo dei giovani, delle donne, dei laici, accompagnamento delle vittime di ogni forma di esclusione e violenza, difesa della vita, rinnovamento costruzione dell’ecologia integrale, lotta al clericalismo, rinnovamento della formazione nei seminari.

Un lavoro da fare insieme. L’Assemblea ecclesiale, dunque, si è configurata come una prova generale di sinodalità. In questo senso, l’America Latina diviene, ancora una volta, fonte viva di novità creative per la Chiesa universale.

Lucia Capuzzi

NP Aprile 2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il CELAM – Consiglio episcopale latinoamericano – è nato nel 1955, a Rio de Janeiro, con il benestare di papa Pio XII, nel corso di una prima riunione dei vescovi latinoamericani.
Raggruppa i vescovi dell'America latina e dei Caraibi.
Una figura di grande spicco tra questi fu dom Helder Camara, che ne fu vice presidente e poi presidente dal 1958 al 1965.
L'attuale presidente è l'arcivescovo Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, O.F.M., arcivescovo di Trujillo.
Il Consiglio ha sede a Bogotà, in Colombia.
Le prime cinque Conferenze Generali organizzate dal CELAM:
RIO DE JANEIRO (Brasile), 25 luglio-4 agosto 1955
MEDELLIN (Colombia), 28 agosto-6 settembre 1968, inaugurata da Paolo VI
PUEBLA (Messico), 27 gennaio-13 febbraio 1979, con la presenza di Giovanni Paolo II
SANTO DOMINGO (Repubblica Dominicana), 12-28 ottobre 1992
APARECIDA (Brasile), 13-31 maggio 2007, con la presenza di Benedetto XVI
IL LOGO fonde gli elementi che rappresentano l’essenza del Celam: il pastorale, che rappresenta l’episcopato e la vocazione dei vescovi; la croce, che simboleggia il cristianesimo e l’opera evangelizzatrice della Chiesa; la mappa dell’America Latina e dei Caraibi, che indica lo spazio missionario del Celam.

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