Il dramma della PAPUA OCCIDENTALE
Pubblicato il 31-08-2009
La comunità internazionale ha avvolto in una cortina di silenzio la situazione di un popolo perseguitato a motivo delle enormi ricchezze del sottosuolo.
Si dice spesso, con un’espressione alquanto abusata, che il mondo in cui viviamo, grazie alle tecnologie della comunicazione, è diventato un villaggio globale. Eppure, a dispetto dei mezzi di cui disponiamo, in questo grande villaggio esistono ampie zone d’ombra. È il caso della Papua, dove gli indigeni stanno combattendo una dura quanto sconosciuta battaglia per il riconoscimento della propria libertà e identità culturale. Parliamo, per essere precisi, della Papua Occidentale, l’ex Irian Jaya, la ventiseiesima provincia indonesiana, ma sarebbe più corretto dire colonia vista la politica di sfruttamento e repressione condotta da Jakarta. |
Da quasi quarant’anni l’esercito indonesiano bombarda i villaggi utilizzando anche il napalm*, proibisce l’uso delle lingue locali, vieta le pratiche religiose e intanto le compagnie minerarie depredano il territorio, ricco di legno, gas, oro, argento, nickel e rame. Nel totale disinteresse della comunità internazionale, che spesso ignora perfino l’esistenza della Papua, gruppi di resistenza armata cercano di opporsi alla colonizzazione sfruttando la conoscenza della giungla e delle montagne. È uno dei grandi segreti del nostro tempo, ha scritto il giornalista australiano John Pilger, autore di numerose inchieste in proposito. | ![]() |
![]() SCHEDA Situata direttamente a nord dell’Australia, la Papua Occidentale fa parte con la Nuova Guinea della seconda tra le più grandi isole del mondo. Risalgono ad almeno 50mila anni fa i primi insediamenti umani nell’isola, che fino a 10mila anni fa era collegata all’Australia da una lingua di terra. Per breve tempo colonia inglese, poi colonia olandese, è oggi una provincia dell’Indonesia. Conta poco più di 2 milioni di abitanti, che parlano 253 lingue tribali (sull’intera isola si parla il 15% delle lingue del mondo). Vaste estensioni di foreste (superate solo da quelle amazzoniche) e risorse naturali - petrolio, oro, rame - sono le ricchezze del Paese, nel quale la popolazione ha un’economia di sussistenza basata su agricoltura ed allevamento. | Le stime ufficiali parlano di almeno centomila papuani, il dieci per cento della popolazione, uccisi dai soldati indonesiani, ma i rappresentanti della resistenza sostengono che la cifra reale è infinitamente superiore. Pochi mesi fa, 43 abitanti della Papua, pur di sottrarsi alla colonizzazione forzata, sono saliti su una piroga e hanno fatto rotta verso l’Australia, dove sono arrivati stremati dopo un viaggio di sei settimane. “Se fossimo rimasti - hanno detto - saremmo comunque morti, ci trattano come bestie”. |
Il paragone che viene fatto più spesso è con Timor Est, un altro Paese in cui l’Indonesia si è resa responsabile di massacri inauditi, prima che la popolazione locale, nel 2000, potesse finalmente riacquistare l’indipendenza e la libertà. Ma se nel caso di Timor Est le notizie, sia pure con grande difficoltà, ci sono arrivate, dell’ex Irian Jaya non sappiamo nulla. L’unica speranza, per la Papua Occidentale e il suo popolo, è nelle Nazioni Unite. Solo un intervento dei caschi blu dell’Onu potrebbe aprire, com’è successo a Timor Est, una fase nuova. Ma finché di questa situazione non si parla è molto difficile che possa esserci una svolta. Così le impenetrabili foreste della Papua continueranno a nascondere, oltre che innumerevoli tesori naturali, il dramma di tanti innocenti le cui vite vengono sacrificate sull’altare del dio dollaro. * napalm = Si tratta di un gel incendiario usato dal 1942 sino ad oggi per costruire bombe, mine e combustibile per i lanciafiamme. Nel momento dell’esplosione raggiunge temperature altissime e si attacca alle persone colpite. La nuova versione MK77 - usata nell’ultima guerra in Iraq - contiene anche fosforo bianco per aumentarne l’effetto corrosivo sulle vittime: ne basta una goccia per bruciare l’organismo sino alle ossa e provocarne la morte per avvelenamento da fosforo. È definita a basso impatto ambientale.Aldo Maria Valli |