IL LAVORO NEL VILLAGGIO
Pubblicato il 31-08-2009
Anche in Vietnam la sfida è trarre opportunità da vincoli e problemi. Non è impossibile. La globalizzazione è un fatto: in spirito di solidarietà, va orientata verso le persone. Globalmente.
di Mauro Palombo
Globalizzazione: il filo rosso che lega ormai quasi ogni realtà del mondo, che segna la storia presente e certo tutto il futuro. Al suo seguito, opportunità di lavoro e vita si spostano da un capo all’altro del pianeta: un processo traumatico, non solo per la rapidità con cui si afferma. Là dove la produzione arriva, per alcuni sarà la possibilità di uscire dalla miseria. Con molti sacrifici, imposti soprattutto da un nuovo modello di vita da accettare, che allontana non solo dalla tradizione, ma anche da identità e relazioni. Come sempre la sfida è trarre opportunità da vincoli e problemi. Non è impossibile. La globalizzazione è un fatto: in spirito di solidarietà, va orientata verso le persone. Globalmente. |
ANDANTE, NON TROPPO La Repubblica Socialista del Vietnam da un ventennio, con un approccio molto pragmatico, ha beneficiato di una apertura all’iniziativa privata e di cospicui investimenti dall’estero, ex-nemici in testa. La crescita ha un po’ migliorato le condizioni di vita di una popolazione che ha raggiunto i 90 milioni. Il Partito (unico) mantiene il suo ruolo guida del sistema e un ampio controllo sulla società. Come altrove, una certa libertà economica non implica riduzione del controllo dello Stato sulla vita delle persone. L’apertura ai mercati esteri dà slancio al settore industriale, benché soprattutto i settori dove il valore aggiunto è relativamente modesto siano molto esposti alla concorrenza. |
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Il Vietnam sta dunque emulando con successo altri Paesi asiatici; diventando meta di una delocalizzazione di industrie dalla Cina stessa, che aggira dazi doganali ed esporta alcune produzioni particolarmente inquinanti. Laboriosa disciplina, propensione al commercio, acquisizione di capacità, sacrificio, sono alla base della sua competitività. Nel Paese, il 30% della popolazione vive ancora in condizioni di povertà estrema. Le opportunità che la globalizzazione - ossia la domanda di beni a basso costo per l’esportazione nel primo mondo - offre alla povera gente sono molto modeste. Oltre alla difficoltà ad accedere a questi privilegiati posti di lavoro - sia di produttori locali su commesse, che di investitori stranieri -, il lavoro è duro, remunerato quanto basta ad una spartana sopravvivenza. Difficilmente consente di far studiare dei figli e di offrire loro nel tempo opportunità migliori. |
CHIESA DELLA GENTE In questo scenario, la presenza delle suore Figlie di Maria Ausiliatrice è segno significativo di una Chiesa testimone, che promuove in tanti modi l’umanizzazione della vita dei deboli, secondo schemi che sanno cogliere le dinamiche di un tempo in forte cambiamento. La Chiesa nel suo insieme svolge in Vietnam un ruolo importante; i cattolici sono oltre 6 milioni (7% della popolazione) e in notevole espansione. Si mostra propulsiva e attraente per i giovani, la pratica religiosa è alta e, rimossi almeno alcuni degli impedimenti da parte del governo, i seminari sono frequentati; numerosi anche religiosi e religiose. |
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Una Chiesa che si impegna nella società e per i bisognosi – credenti o meno - anche se relegata in una limitata autonomia: i dissidenti cristiani, anche religiosi, sono oggetto di persecuzione e reclusi.
TRA LA GENTE
In diverse altre località del centro e del nord la congregazione è in qualche modo presente, anche se non ancora con proprie case o strutture. Le attività portano anche a piccole presenze pastorali nei villaggi, dove si promuovono iniziative per le comunità. |
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PROGETTARE IL NUOVO Si può costruire un futuro, senza abbandonare del tutto comunità e stile di vita, elementi importanti dell’identità, dimensioni da preservare e far crescere nei valori. A particolari situazioni si viene incontro dando alle persone la possibilità di portare del lavoro di cucito o di maglieria a casa. I laboratori operano in una prospettiva diversa dal profitto ad ogni costo, pur dovendo ben stare sul mercato. Strutture essenziali, ma bene organizzate. Alcune suore aiutano lo svolgimento del lavoro e insegnano, per garantirne la qualità. Il loro impegno è massimo per cogliere ogni opportunità di continuità o di crescita, senza considerare tempo e fatica; e senza salario, ovviamente. |
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Beneficiarie dell’azione sono ragazze vietnamite di umile condizione, e delle varie etnie tribali che abitano le zone di montagna; circa un terzo di loro sono cristiane. Le strutture sono anche finalizzate a offrire formazione/apprendistato. Questo infatti è un problema serio nella ricerca di un lavoro in Vietnam: se la giovane non ha già le capacità richieste, il datore di lavoro impone un periodo di apprendistato di parecchi mesi; in questo tempo non viene pagato un salario, ma sovente viene richiesto il versamento di una cauzione prima dell’ingresso in fabbrica. Cauzione che, nel caso di insoddisfacente esito del periodo di apprendistato (o per qualunque altro pretesto), non verrà restituita.
La formazione tecnica, nella esperienza delle attività finora condotte dalle FMA, ha consentito l’occupazione dell’80% delle giovani che vi hanno partecipato. |
Mauro Palombo |
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