Il “Lievito” del pallone

Pubblicato il 10-08-2012

di Carlo Nesti

di Carlo Nesti - “Diceva dunque: A che cosa è simile il regno di Dio? A che cosa lo paragonerò?... È simile al lievito che una donna ha preso e impastato in tre grosse misure di farina. Allora il lievito fa fermentare tutta la pasta” (Lc 13, 18). Per una volta, mi sia permesso di approfittare della Parola di Gesù per un gioco di... parole. L’esempio di Simone Farina consente di associare il cognome al lievito, chiamato in causa dal Signore, per definire la realtà più bella che possa esistere: Casa Sua (e nostra). Il difensore del Gubbio è diventato celebre, ormai, essendosi sottratto a una tentazione non da poco, nel caos dello scandalo-scommesse.
Ha rinunciato a truccare una partita, in cambio dell’equivalente dell’ingaggio annuale: 60 mila Euro. E la sua denuncia è stata resa nota solo a distanza di molto tempo, sia per il timore di subire ritorsioni, sia per il carattere del ragazzo, del tutto estraneo alla smania di inseguire la fama e la gloria. Dopo alcune settimane, devono rimanere ben separate, ed egualmente apprezzabili, due considerazioni. La prima riguarda il conforto, che offre sapere come l’onestà non sia un valore perduto, e, ogni tanto, finisca su giornali, radio, televisioni e Web, almeno quanto la delinquenza.

Troppo poco, ma accontentiamoci. La seconda è che questo richiamo della cronaca ci convince di una necessità morale. Occorre che gesti, come quello di Farina, tornino a essere normali, e non straordinari, al punto da legittimare i riconoscimenti della Fifa, nella cerimonia di consegna del Pallone d’oro. Tutto ciò anche per evitare ingiustizie. Un altro giocatore, Fabio Pisacane della Ternana, agì allo stesso modo, molto prima di Simone, eppure rimase isolato. Se, da adesso in poi, considerassimo fare il proprio dovere un fatto speciale, inaugureremmo dannose classifiche di merito su principi elementari, alla base di qualsiasi società civile. Quindi, ben venga pure l’invito di Prandelli ad aggregarsi a un raduno azzurro, ma poi stop! Anche perché una parte dell’opinione pubblica, prevenuta, ritiene che la divulgazione della correttezza abbia finalità esibizionistiche. Al contrario, dovrebbe essere l’atto più semplice e silenzioso del mondo.

Scritto per Sport – Rubrica di Nuovo progetto

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