Il ruolo della politica nella globalizzazione

Pubblicato il 31-08-2009

di andrea


Il ruolo delle associazioni e di ognuno di noi.


Amartya Sen (Premio Nobel dell'economia) scrive:
"viviamo in un
mondo di un'opulenza senza precedenti, che uno o due secoli fa sarebbe
stato difficile persino immaginare. Viviamo molto più a lungo. Anche fuori
dalla sfera economica vi sono stati cambiamenti importanti: ad esempio la
democrazia partecipativa è diventata il modello principe di organizzazione politica
e i concetti di diritto umano e libertà politica sono fortemente presenti nel mondo." Eppure viviamo anche in un mondo in cui le privazioni, la miseria e l'oppressione sono grandi (ad esempio: meno poveri, ma di una povertà insopportabile). Esistono molti problemi vecchi e nuovi: povertà persistente, bisogni primari insoddisfatti, carestie, fame di massa, violazione di diritti politici elementari e di libertà fondamentali, disprezzo diffusissimo - per gli interessi e il ruolo attivo delle donne, minacce sempre più gravi all'ambiente e alla sostenibilità, economica e sociale, del nostro modo di vivere. Molte di queste privazioni esistono non solo nei paesi poveri ma anche in quelli ricchi.
Il superamento di tali problemi non può che essere un aspetto centrale dello sviluppo.

SE I PAESI FOSSERO GRANDI QUANTO SONO RICCHI

GLOBALIZZAZIONE: OPPORTUNITA'?
Scrive Luciano Gallino (sociologo dell'Università di Torino): "la globalizzazione reca in sé importanti opportunità. Sono opportunità di crescita economica; di sviluppo sociale e personale, di riduzione della disoccupazione e della povertà; di miglioramento della qualità del lavoro e della vita. Ma per realizzare tali potenzialità, la globalizzazione dovrebbe venire affrontata con modelli mentali e processi decisionali differenti da quelli sinora utilizzati dalla maggior parte degli attori politici ed economici in essa coinvolti".
Ed aggiunge che questa richiesta non è soltanto a causa di un'istanza etico-politica, ma anche le imprese hanno un interesse primario a vedere chiaro nei processi di globalizzazione, che generano effetti rilevanti sia negativi che positivi.
Scrive Achille Ardigò (sociologo): "sarebbe del tutto velleitario ed erroneo considerare la globalizzazione come la quintessenza del negativo contro cui lottare".
Ad esempio dagli anni 80 in poi la crescita economica, la riduzione della disoccupazione, l' aumento della produttività sono indicatori che sono peggiorati e non migliorati. Così, come è noto, il forte aumento delle disuguaglianze di reddito tra lo strato più ricco e lo strato più povero della popolazione mondiale.
"GOVERNANCE?"
Di fronte a questi effetti negli ultimi anni ha preso piede un'opinione tesa a porre rimedio proponendo una "global governance". Si intende per "governance" un insieme di regole, introdotte mediante accordi bilaterali o multilaterali, stipulati a livello locale, nazionale, regionale e internazionale, idonee a controllare in qualche misura i flussi economici mondiali, capaci di raccordarle con le scelte sociali.
Insomma la politica deve fare la sua parte e in modo forte, magari anche attraverso il coordinamento di strutture come l'Onu. Ma solo l'Onu e i governi (attori primari) per realizzare politiche ispirate davvero alla giustizia e alla società civile devono lavorare con altri ad esempio le organizzazioni non governative, i sindacati, gli amministratori pubblici locali, il cooperativismo economico sociale, le associazioni di volontariato, i movimenti concreti e di opinione, le università, i mass media: specie tutte le strutture che aiutano ognuno a pretendere il controllo della propria vita.
Per affrontare i problemi locali e globali, spesso interconnessi bisogna infatti vedere la libertà individuale (che è centrale per l'uomo), come impegno sociale.
Le libertà economiche e politiche, reali, sostanziali, godute dagli esseri umani, si rafforzano a vicenda anziché essere una l'ostacolo delle altre.
QUALI SOGGETTI?
Allora forse un forum globale molto più efficace del G8 e dell'attuale sistema delle Nazioni Unite.
E' necessario un Forum globale - scrive Achille Ardirò, che chiama in soccorso anche le risorse della società civile mondiale e che ha come interlocutore non i tecnici delle grandi istituzioni internazionali, ma i politici del G8 perché va riconosciuto il primato della politica.
Giovanni Paolo II nella lettera enciclica Centesimus annus del 1991 apriva già un'indicazione e una attenzione critica verso la mondializzazione dell'economia di mercato "non da deprecare, ma da controllare e guidare con nuove forme di democrazia mondiale" e poi ancora "una società del lavoro libero, dell'impresa e della partecipazione non si oppone al mercato, ma chiede che sia opportunamente controllato dalle forze sociali e dallo stato, in modo da garantire la soddisfazione delle esigenze fondamentali di tutta la società". PROPOSTE DALLE ASSOCIAZIONI
Scrive Joseph Stiglitz (economista Premio Nobel) che "ciò apre difficili discussioni ad esempio tra un livello di controllo politico mondiale e la funzione dei singoli stati nazionali." Ma apre anche nel mondo del non profit la necessità di passare da una diffusa sensibilità ai valori globali di giustizia sociale e di umanizzazione, dalle critiche dei poteri governativi alle capacità propositive e non solo contestative.
Richiede di ampliare ancora di più una caratteristica propria del volontariato e dell'associazionismo: il fare solidarietà e politica insieme. L'impegno civile volontario può proporsi di influire sul cambiamento del mondo?
OBIETTIVI CONCRETI
E quali sono i terreni di obiettivi più concreti senza cercare - come scrive Ralf Dahrendorf (economista/sociologo) - soluzioni omnicomprensive; quali sono gli obiettivi comuni tra più soggetti e quali chiedono un confronto anche aspro tra soggetti diversi. Ad esempio introdurre nella valutazione della ricchezza di un paese non solo il prodotto nazionale lordo, ma un indice dello sviluppo umano, come i diritti umani o la democrazia, la sperequazione sociale, le opportunità misurabili (la speranza di vita alla nascita, il tasso di alfabetizzazione,…).
Lo sviluppo richiede che siano eliminate le principali fonti di illibertà: la miseria come la tirannia, l'angustia delle prospettive economiche come la deprivazione sociale sistematica, la disattenzione verso i servizi pubblici come l'intolleranza o l'autoritarismo di uno stato repressivo.
Obiettivi dunque concreti: dal promuovere lo sviluppo locale in ogni forma, nel sud del mondo con efficacia spesso attraverso forme di microcredito dirette e strutture non burocratiche, attivazione di flussi finanziari pubblici e privati verso i paesi più poveri, la diffusione di forme di istruzione e di formazione professionale fino al recupero di forme di concorrenza in alcuni settori chiave dell'economia, il controllo in ragionevole misura i movimenti internazionali di capitali che squilibriano i rapporti tra economia finanziaria e economia reale danneggiando occupazione e sviluppo.
UN'ATTENZIONE PARTICOLARE
Tra queste azioni per una globalizzazione dal volto umano scrive ancora Amartya Sen c'è un'attenzione particolare alle donne: " quando le donne stanno bene, tutto il mondo sta meglio. Il mondo tormentato in cui viviamo è caratterizzato da un enorme squilibrio fra i fardelli sopportati dagli uomini e dalle donne. La diseguaglianza di genere non è un unico fenomeno omogeneo: in occidente non è scomparso; nel Sud del mondo la maggiore capacità di azione delle donne può modificare in maniera sostanziale la vita di tutti; per combattere le discriminazioni nei confronti delle donne occorre la libertà di pensiero, non solo la libertà di azione, compresa la libertà di mettere in discussione e di analizzare le convinzioni ereditate e le priorità tradizionali."
Carlo De Giacomi (animatore della Tre giorni del volontariato)

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