ImMEDIAtamente

Pubblicato il 31-08-2009

di bruno


Dall’ultimo rapporto dell’agenzia dell’ONU per l’informazione (2001) si legge che l’Africa ha lo 0,76% di utenti che naviga in Internet, contro il 27,79% dell’Europa. Il Medio Oriente lo 0,59% e l’America Latina il 4,04% contro il 41,05% degli USA, del Canada e del Giappone. 130 milioni di bambini, 21% del totale, non vanno a scuola; il 33% della popolazione mondiale non ha accesso all’elettricità, mentre un altro 33% ha un accesso sporadico. Per terminare questa breve statistica l’Africa, continente in cui vive il 12% della popolazione mondiale, ha solo il 2% delle linee telefoniche, meno di quelle che ci sono nella sola città di New York.


       
             
  Ho citato queste cifre solo per segnalare lo squilibrio che esiste nel mondo per quanto riguarda l'informazione che, come ha detto lo scrittore Antoine de Saint Exupéry, ha "sempre l'unico scopo di mettere in contatto gli uomini". Invece, sembra che proprio le nuove tecnologie mass-mediatiche allontanino gli uomini tra loro e non abbiano apportato un maggior senso di democrazia, perché, da una parte, nel mondo occidentale la troppa informazione causa problemi di recepimento e di adattamento alla notizia e, dall'altra parte, nel mondo "sottosviluppato" o in via di sviluppo la poca informazione determina la non circolazione di notizie.
Per renderci conto di come stiano cambiando i media, possiamo citare due film importantissimi nella storia del cinema, di produzione americana sebbene i registi non siano americani: "Quarto potere" (1940) di Orson Welles e "The Truman show" (1998) di Peter Weir. Nel primo, il regista Welles lancia una dura accusa contro la concentrazione dei media nelle mani di una sola persona, che può causare distorsioni nel riferire la realtà ai lettori; nel secondo, il regista Weir - a distanza di quasi sessant'anni - denuncia la falsificazione del reale in una soap-opera ininterrotta, in cui la realtà è scambiata per teatro di posa: le conseguenze sono che i modi di pensare, di consumare, di parlare,
di comunicare e i processi stessi dell'autoidentificazione antropologica - secondo il giornalista Giancarlo Zizola - sono impostati largamente secondo i modelli della società dello spettacolo, non aderenti alla realtà, cioè l'informazione è trattata come un "divertissement" e la notizia diventa audience.
Questa corsa spasmodica verso nuove tecnologie, intese come divertimento, consente all'utente di rifugiarsi sempre più nel virtuale e di fuggire dal reale: senza cadere nello scandalismo, ogni giorno abbiamo sotto i nostri occhi raccapriccianti fatti di cronaca nera compiuti da giovani. Ecco l'anello debole della catena mass-mediatica: i giovani si sono trasformati in contenitori, in cui si può "buttare" indiscriminatamente tutte le notizie, perché l'importante è venire a conoscenza di più cose possibili, anche senza essere in grado di decodificare il messaggio. Aveva ben ragione quarant'anni fa McLuhan, quando affermava che il medium è diventato il messaggio. La notizia non riguarda più la persona, ma chi la veicola, quindi il controllo delle fonti è in mano a chi informa e non più a chi è informato. In questo modo, i giovani non hanno più una precisa decodificazione "morale" dell'evento: un apparentemente innocuo videogioco di realtà virtuale si può trasformare in un pericoloso congegno di morte, se al giovane non è stato insegnato a ragionare con senso critico, in quanto il virtuale, nella sua fantasia, diventa reale. Così il giovane è costretto a vivere un "immediato permanente" - secondo la definizione del professor Giannino Piana, docente di teologia morale - come tempo unico da sperimentare, che produce in lui la perdita della memoria e dei legami affettivi e l'incapacità di aprirsi al futuro, favorisce tendenze individualistiche e pericolose forme di omologazione ed imitazione di modelli precostituiti.
Lo scenario appena descritto ci apre al paragrafo Internet, che in questi ultimi anni si è molto sviluppato, seppur limitato al mondo occidentale. Giustamente è stato affermato che Internet è uno spazio aperto e senza nessuna regola e verità. È vero! Chi naviga in Internet non trova un punto fermo e può essere allontanato definitivamente dalla realtà. Internet crea la notizia, anzi dà l'opportunità all'utente stesso di creare informazione. Internet è un magazzino di informazioni, che ha come caratteristica la scomparsa del "medium", cioè del mezzo che trasporta la notizia. Tutto diventa globale in Internet e non c'è più la priorità di una notizia sull'altra, cosicché (per fare un esempio banale) una notizia locale, quale una conferenza di un presidente di una squadra di calcio di quarta categoria che costringe i propri giocatori a ritiri faticosissimi, merita più attenzione della guerra tra Tutsi ed Hutu, oppure di un disastro aereo. Questo sistema di fornire notizie è chiamato "comunicazione aperta": la verità non esiste, la notizia non è sottoposta a nessun controllo, se non di colui che la riceve, il quale a sua volta può rinviare il messaggio ricevuto ad altri utenti, amplificandone i particolari "in cronaca", senza nessun controllo da parte di alcuna autorità democraticamente preposta.
In tutto questo "caos" (il caos precede la nascita di qualche novità) mediatico è possibile una informazione che coniughi le nuove tecnologie con la realtà? A questa domanda occorre rispondere positivamente: l'informazione sta diventando happening, trasformando la realtà in un felice evento, cioè - cristianamente parlando - annuncia la buona notizia. Finora abbiamo trattato l'argomento dei media in modo obiettivo, tendente al negativo. Ora desidero segnalare una nota positiva: nella società qualcosa si sta muovendo grazie anche alla liberalità di Internet. Da circa sei anni, cioè da quando Internet ha cominciato ad essere un utensile domestico, sta crescendo un'informazione "libera" da schemi e da strutture standardizzate. Gli esempi da citare sono molti e se prendo a paragone qualche buon esempio non è per scartarne altri… anzi. Innanzitutto, l'uso di Internet ha permesso nuove esperienze giornalistiche, quali quella del settimanale "Vita", che ha raccolto intorno ad un progetto editoriale ben 32 associazioni di volontariato; oppure il mensile "Terre di mezzo", che è un giornale di strada, anch'esso con un sito aggiornato, raccontato da carcerati, rom, minoranze linguistiche e dal volontariato; o il settimanale "Carta", che è espressione libera dei Centri sociali; o il sito "Indymedia", che ogni giorno raccoglie la parola dei comuni cittadini; o il sito multiculturale "mmc2000.net", sorto con l'ambizioso progetto - riuscito - di collegare i cittadini europei, in special modo gli studenti, e di scambiare tra loro le varie esperienze. A dire il vero, non mancano nemmeno le agenzie specializzate nel segnalare le buone notizie e raccontare di eventi che difficilmente si possono trovare in cronaca: uno per tutti, cito solo "Il redattore sociale", creato dal CNCA di Capodarco di Fermo (AP) per dare agli operatori sociali l'opportunità di essere aggiornati sulle novità nel campo sociale.
Terminando questo excursus, non resta che citare il prof. Gianpiero Gamaleri, docente di teoria e tecniche della comunicazione di massa presso l'università degli studi Roma Tre e la LUISS "Guido Carli" di Roma, il quale afferma: "In ogni momento della nostra vita siamo potenzialmente multimediali, nel senso che possiamo usufruire simultaneamente di più mezzi e diversi linguaggi di comunicazione… Tale processo ci consente oggi di partecipare ad un allargamento orizzontale della informazione con facilità e libertà di accesso alle fonti. Affinché questa dinamica non cessi di offrirci nuove opportunità, per trasformarsi in una dispersione della conoscenza o peggio ancora in una diffusione di notizie e nozioni errate e fuorvianti, sarà però opportuno attrezzarsi al meglio per non essere posti in una condizione di difficoltà quando ci dobbiamo orientare nel surplus informativo della Rete, soprattutto quando si tratta di verificare le informazioni e le fonti originarie".
Il nuovo millennio, appena iniziato, lancia ai giovani una sfida interessante e suggestiva: saper usare al meglio le tecnologie mass-mediatiche con il dono della profezia di raccontare con una nuova visione la realtà.

Simone Baroncia

tratto da Nuovo Porgetto - n°2, p. 10, 2002
(foto A. Ramella)

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