Info-ricchi e info-poveri

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


In un villaggio dell’interno della Bolivia, dell’India, della Nigeria, l’utilizzo di Internet nelle aule della scuola locale può far compiere al processo formativo un salto di secoli da un giorno all’altro. Per suo mezzo gli studenti possono gratuitamente accedere a possenti laboratori virtuali di chimica, di fisica o di statistica; visitare i maggiori musei del mondo; consultare ogni sorta di documento storico; seguire a distanza corsi di economia; leggere libri di qualsiasi disciplina, collocati in biblioteche che stanno a migliaia di chilometri di distanza.

... Luciano Gallino

 L'uso di Internet può giovare notevolmente anche all'economia del posto. Individuare dov'è situato il mercato urbano più profittevole per i prodotti locali; organizzare cooperative per meglio sfruttare i mezzi di produzione e le risorse disponibili; farsi conoscere da operatori lontani; variare tempestivamente la produzione in relazione alla domanda: innumerevoli sono i servizi innovativi che la grande rete è capace di rendere nei paesi in via di sviluppo ad agricoltori, artigiani, piccoli imprenditori.
Quanti sono al presente, in Africa, in Asia, nel Sud America, i villaggi che possono sfruttare le suddette potenzialità di Internet nei campi dell'istruzione e delle attività economiche? In sintesi, sono molto più numerosi che non pochi anni fa; tuttavia restano drammaticamente pochi rispetto ai bisogni delle rispettive popolazioni.
Secondo stime relative ai primi mesi del 2003, su 600 milioni di utenti di Internet - dove utente sta per "abbonato a un fornitore di servizi Internet" - l'intera Africa ne conta 6-8 milioni, in gran parte concentrati nel Sud-Africa. All'incirca altrettanti sono gli utenti in India, che conta 1,1 miliardi di abitanti. L'intero Sud America, che ha 200 milioni di abitanti in più dell'America del Nord - 520 milioni contro 310 - ha solamente 25 milioni di utenti, mentre Usa e Canada hanno superato i 200 milioni. Sono queste le cifre che fanno parlare di "frattura digitale", sebbene il numero degli utenti - come si dirà poco oltre - non sia un indicatore del tutto attendibile degli usi effettivi di Internet.
Tra i motivi della scarsa diffusione di Internet nei paesi in via di sviluppo (PVS) o tuttora sottosviluppati - è il caso di decine di paesi dell'Africa sub-sahariana - v'è ovviamente quello economico. In molti paesi il prezzo di un PC di fascia media equivale ad alcuni anni di lavoro di un operaio, un contadino, un piccolo commerciante. Ciò spiega perché nei PVS l'uso di Internet sia prevalentemente collettivo. Da parte di scuole, associazioni, ONG, cybercafès, uno o più PC connessi alla Rete vengono messi a disposizione del pubblico, e sono quindi usati per parecchie ore al giorno da numerose persone. Per tale ragione si comincia a ritenere che allo scopo di valutare l'uso effettivo di Internet sia più realistico contare, anziché gli utenti, il numero di bits che sono trasmessi da un paese all'altro. Con questo metodo di calcolo la frattura digitale tra paesi info-ricchi e paesi info-poveri appare ridursi, ma rimane comunque abissale. Va inoltre considerato il costo della connessione. Essa può toccare, esclusi i costi della linea telefonica, i 60 dollari al mese: due dollari al giorno, in paesi dove tale cifra rappresenta per decine di milioni di persone il reddito giornaliero pro-capite per sopravvivere.
Un ostacolo di non minor peso è però rappresentato dalle disuguaglianze sociali interne ai diversi paesi. La globalizzazione ha portato nei PVS alla formazione d'un ristretto strato di tecnici, di imprenditori, di funzionari, concentrato in poche regioni, i cui redditi possono essere anche otto-dieci volte superiori alla media. Il processo è particolarmente evidente in India ed in Cina. Per tali strati emergenti una buona connessione a Internet è ormai una componente normale della vita professionale come di quella familiare. Che l'80 o il 90% della restante popolazione non abbia alcuna possibilità di accedere alle potenzialità educative ed economiche di Internet non è la maggiore delle loro preoccupazioni.
Luciano Gallino








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