IRAN: i diritti della verità

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


L’Iran è chiamato oggi all’appuntamento elettorale per eleggere il successore dell’attuale presidente Khatami.

a cura della redazione

Bush dichiara: “Queste non sono elezioni democratiche, ma oppressive, in Iran il potere è nelle mani di poche persone non elette che lo hanno perpetuato attraverso un processo elettorale privo dei requisiti di base di una democrazia. Un popolo grande erede di civiltà merita un governo che faccia onore ai suoi ideali, un'economia libera, elezioni oneste, libertà di religione, ma l'onda della libertà che si sta diffondendo nel Medio Oriente spero che presto raggiunga anche l'Iran”. Queste parole hanno forse come riferimento l’ipotesi di una nuova guerra preventiva? Mentre ci interroghiamo su questo, abbiamo chiesto ad un amico che ha lavorato alcuni mesi nel Paese islamico di raccontarci come vive la gente.

Le libertà in Iran
Rispetto ai Paesi arabi, da un punto di vista religioso l'Iran è un Paese tollerante. Forse perché segnato dalla tradizione dei mistici musulmani iraniani, con una forte apertura su un Dio che è aldilà della legge, definito un Dio d'amore.

Per esempio, un organismo di ricerche interreligiose nella città santa di Qom (il “Vaticano” sciita, vi si trova la tomba di Fatima e la più importante scuola teologica del Paese) traduce in persiano i testi originali ufficiali delle altre religioni (ad es. il Catechismo della Chiesa Cattolica), rifiutando di presentarle dal punto di vista musulmano.

Circa tre mesi fa, ad una fiera del libro, venivano presentati un buon numero di libri di teologi cristiani tradotti in persiano e pubblicati con l'autorizzazione delle autorità islamiche: stupefacente per un regime che in occidente ha la reputazione di essere fortemente islamizzato e quindi fanatico.

Quale rapporto tra religione e politica?
Non c'è separazione tra religione e politica e questo ha grossi limiti: le persone che cambiano religione rischiano di essere perseguitate, anche se nella pratica c'è chi dice semplicemente: “Come Dio vuole”. Coloro che si lamentano del regime attuale è come si lamentassero della religione ufficiale, dal che le accuse, gravi, d'infedeltà al regime e quindi alla religione.

Molti giovani speravano dal Presidente della Repubblica attuale, Khatami, soprattutto durante il suo primo mandato, (il secondo è ormai giunto al termine) maggiori libertà di espressione e apertura del regime verso altri Paesi. Egli aveva parlato molto di questo, ma ha potuto fare poco, poiché il Presidente in Iran non è che la terza autorità dello Stato.

Al di sopra di tutti c'è la massima guida spirituale, il Grand'Ayatollah Khamenei, che riceve la sua autorità da Dio. Poi c'è il Comitato di sorveglianza islamico, il Consiglio dei Guardiani, organo di 12 membri nominato direttamente dal Grand'Ayatollah: anche questo non molto favorevole all'apertura. Al di sotto vengono il Presidente della Repubblica e l'Assemblea dei Deputati. In realtà l'Iran è una “democrazia” teocratica (o teocrazia “democratica”) e l'aspetto religioso domina nettamente. Si fa tutto in nome di Dio, anche la guerra è in nome di Dio.

Solo la "verità" ha dei diritti, non l'uomo; ma la verità è "la nostra" e quindi "chi non è con noi è contro di noi". Non ci sono i diritti dell'uomo. Così gli eretici e gli scismatici vanno affidati al braccio secolare, come nella cristianità del medio evo. Da ciò la difficoltà d'interpretazione: quale libertà? La libertà d'obbedire a Dio. Islam significa sottomissione.

Oggi c'è una libertà di parola che non c'era negli anni passati, in particolare negli anni della guerra con l'Iraq; dopo la Rivoluzione le persone tacevano, diffidavano di tutti, perfino dei bambini, perché a scuola veniva fatto loro promettere sul Corano di riportare tutti i giorni ciò che sentivano a casa, per cui i genitori stavano attenti a non parlare davanti ai bambini. Adesso non è più così, la gente nei bus, nei taxi ecc. parla, ma le forze della polizia sono molto forti e non ci sono partiti d'opposizione politica, leader d'opposizione, poiché chi è al potere parla a nome di Dio: non è possibile opporsi a Dio! Così il malcontento dei giovani, sempre più esteso, non può esprimersi se non a parole.

Si può distinguere un islam dei giovani e uno degli anziani?
In Iran i giovani non hanno conosciuto il tempo dello Scià e il tempo della Rivoluzione. Dopo la Rivoluzione c'è stata una tale propaganda religiosa che molto spesso ha provocato negli adolescenti una reazione di rifiuto.

Il manuale d'inglese per bambini, nel 1 ° capitolo, ha come titolo “Come bisogna fare a pregare”, 2° capitolo “Come bisogna fare il Ramadan”, 3° capitolo “Come si deve fare il pellegrinaggio” ecc. La stessa cosa è per il libro di storia, di letteratura ecc..., per gli esami universitari... è troppo! Poi ci sono la televisione, la radio, le preghiere nelle moschee...

Questo provoca nei giovani una reazione di rifiuto che nella vita è pericolosa, perché spesso porta a non pensare proprio. C'è perciò una frattura tra generazioni, con la tradizione, che fa sì che molti giovani scivolino verso la droga, l'oblio... D'altra parte le speranze di cambiamento riposte nella politica dei riformatori sono state ampiamente deluse e i giovani ora si disinteressano del bene comune, si rifugiano nel privato, cercano di vivere una piccola vita senza porsi troppe domande sul Paese.

Com'è l'occidente visto dall'Iran?
I giovani sono impermeabili alla propaganda di regime che si aggrappa agli scandali dell'occidente, alla guerra... per provare che l'occidente è satanico. Comunque la tendenza generale è di definire l'occidente come il nemico. Psicologicamente il regime ha bisogno di avere un nemico, per conservare la tranquillità all'interno, e spesso se ne parla molto negativamente nei sermoni alla moschea... Ma l'Iran non può chiudersi completamente all'influenza dell'occidente, da cui provengono molti valori o non-valori.

Il regime ha cercato di combattere, ad esempio, le antenne paraboliche, ma non ha vinto. Le antenne sono state camuffate; la polizia politica allora saliva sui terrazzi con dei cannocchiali per vedere i programmi che le persone stavano guardando e dedurre se avevano una parabola; in tal caso erano perseguiti. Oggi non è più possibile, ma assai spesso si disturbano le emissioni delle televisioni straniere, soprattutto quelle dagli Stati Uniti in persiano. Quanto ad Internet, è stato impedito l'accesso a certi siti, soprattutto politici. Ciò non impedisce un'invasione di cose dall'occidente, alcune non certo portatrici di valori.

C'è anche, fortunatamente, nei giovani, un sentimento del valore del loro Paese, che li radica nella loro cultura. D'altra parte le lingue straniere in Iran sono insegnate male, cosicché le comunicazioni con l'estero non sono facili. Ma nelle città, soprattutto nelle zone più agiate, lo stile di vita è occidentale; meno nelle campagne e negli ambienti poveri. I giovani spesso sognano il paradiso dell'occidente e molti partono.

a cura della redazione
da Nuovo Progetto dicembre 2004



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