Johnny Clegg, l’uomo bianco venuto dal Sud (Africa)

Pubblicato il 10-08-2011

di gianni

Jonny CleggUn artista particolare, fuori dallo “show business”, che ha pagato un prezzo molto alto per poter esprimere la sua musica.

  di Gianni Giletti

 
 
Johnny Clegg è uno dei personaggi più singolari della scena musicale internazionale non solo per la sua musica così personale - un mix di stili africani ed occidentali, uno dei primi adJonny Clegg inventare la world music - ma soprattutto per le vicende della sua vita, contrassegnata dal suo forte impegno per la causa di liberazione del Sudafrica e dalle conseguenze che questa scelta ha portato.
 
La sua storia è quella di un ragazzo inglese - è nato difatti a Rochester nei pressi di Manchester nel 1953 - trasferitosi poi con la famiglia prima in Zimbabwe e poi in Sudafrica. Qui, giovanissimo, viene in contatto con la musica nera Zulu che cattura sempre di più il suo interesse; già a sedici anni si infilava di nascosto nelle “Black Areas” - aree riservati ai neri - per ascoltare e ogni tanto accompagnare gli artisti neri.
 
Per questa sua passione passa un sacco di guai. Sono gli anni dell’Apartheid più feroce e un bianco che si “ostina” a suonare con dei neri è una cosa che l’establishment non può tollerare; la sua nascente carriera viene dunque ostacolata non poco ed insieme alle sue prime bands conosce gli arresti e le violenze del potere.
 
Il primo disco comunque è del 1972, senza molto successo, ma al secondo tentativo fa centro: “Woza Friday” entra in classifica in Sudafrica. Ma le difficoltà crescenti per suonare e l’interesse che da sempre Clegg nutre verso l’antropologia sociale lo tengono lontano dalla musica a favore dell’insegnamento per circa dieci anni.
 
Nel 1982 abbandona definitivamente l’università per concentrarsi sulla musica. Clegg sperimenta la contaminazione di testi inglesi, melodie occidentali e temi della musica Zulu, costruendo simbolicamente quello che il regime dell'Apartheid aveva violentemente proibito, cioè uno stile unico ma percorso da culture diverse. La sua musica unisce difatti la brillantezza del rock occidentale con la poesia e la metrica della cultura Zulu, con dei testi mai violenti, ma profondamente intrisi di giustizia sociale. Il risultato è un'esplosione di vibrazioni e colori multietnici che si concentrano nel nome della sua band: JULUKA!
 
Il secondo disco di Clegg, "African Litany", raggiunge le vette della classifica nei primi mesi del 1981. Nell'82-83 sull'onda del successo di critica dell'album "Scatterlings", il tour dei Juluka tocca gli U.S.A., il Canada, la Gran Bretagna, la Germania e la Scandinavia. In Gran Bretagna il singolo "Scatterlings of Africa" entra rapidamente nella "Top 40" inglese. Savuka
 
Da allora Clegg non si ferma più: costituisce nel 1986 una nuova band, i Savuka (“noi ci siamo alzati”), incide “Third world child” (Bambino del terzo mondo) che venderà milioni di copie in tutto il mondo. Il suo tour percorre il mondo intero in lungo e in largo mietendo successi ovunque e culmina a Londra con tre concerti da “tutto esaurito”. Negli anni successivi pubblica tre lavori, “Shadow man” "Cruel, Crazy, Beautiful World" e "Heat, Dust & Dreams"; quest’ultimo disco gli vale una nomination per il premio Grammy (l’Oscar della musica) nel 1993, settore “world music”; inoltre i suoi tour coinvolgono sempre più persone e si aprono collaborazioni con altri artisti, come con George Michael e Steve Winwood durante lo “Shadow man tour” del 1989.
 
Dal vivo Clegg offre uno dei “live act” più travolgenti tra quelli in circolazione; non si tratta infatti solo di un concerto, ma è uno show che coinvolge il pubblico anche con le danze del “corpo di ballo” che si porta dietro e con i perfetti cori in stile africano che fanno sembrare il palco un pezzo di SudAfrica. Fortemente consigliato.
Gianni Giletti 

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