La Comunità Papa Giovanni XXIII all’Arsenale della Pace

Pubblicato il 10-08-2011

di Claudio Maria Picco

Paolo Ramonda, responsabile generale e primo successore di don Oreste Benzi alla guida della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, accolto, insieme ad un folto gruppo di aderenti, dal fondatore del Sermig Ernesto Olivero e dalla Fraternità della Speranza negli spazi dell’Arsenale della Pace.

di Claudio Maria Picco

Paola Ramonda
 
La Comunità Papa Giovanni XXIII è stata fondata da don Oreste Benzi, mancato il 2 novembre del 2007. È un’associazione internazionale di fedeli riconosciuta dal Pontificio Consiglio per i Laici. “Siamo presenti in 30 Paesi di tutto il mondo, nei cinque continenti”, racconta Paolo Ramonda, cinquant’anni fra pochi giorni, sposato con Tiziana Mariani, 12 figli (3 naturali e 9 accolti). “Il nostro ruolo specifico, la nostra spiritualità, il carisma è quello di condividere la vita con i poveri attraverso le famiglie aperte, le case famiglia per bambini gravemente disabili, le comunità terapeutiche, le capanne di Betlemme, le cooperative sociali, le case di preghiera, le case di fraternità. Una grande comunità, una grande famiglia spirituale sparsa in tutto il mondo che cerca di vivere la sequela di Gesù povero e servo attraverso la condivisione con i piccoli e con gli ultimi”. Paolo Ramonda
 
Come mai oggi siete al Sermig con un gruppo così numeroso, circa 500 persone?
Oggi siamo al Sermig perché abbiamo voluto fare questo pellegrinaggio alla Sindone. Negli anni precedenti siamo stati a Lourdes, nel 2007 quando c’era ancora don Oreste; l’anno dopo a Fatima, l’anno scorso siamo stati dal Papa e quest’anno alla Sindone. Da tutta Italia, alcuni anche da varie parti del mondo, abbiamo voluto sostare davanti a questo lino, a questo lenzuolo che ci richiama all’ “uomo dei dolori”, a Cristo che ha dato la vita per noi, ha dato la vita per tutti gli uomini a partire dai poveri. In questo itinerario abbiamo voluto incontrare gli amici del Sermig, ringraziarli anche per l’amicizia che ci lega con Ernesto Olivero e con tutta la comunità del Sermig.
 
La Chiesa sta attraversando gravi difficoltà. Come affronta questo momento la vostra comunità?
Intanto dobbiamo dire che in questi anni abbiamo accolto vittime della pedofilia, bambini e ragazzi che hanno subito questi danni. Ritengo che Papa Benedetto sia stato guidato della verità, come dice Gesù: la verità vi farà liberi. Ha richiamato tutta la Chiesa ad essere se stessa, ad essere coerente nel vivere il Vangelo e a denunciare questi abusi che, peraltro, sono minoritari rispetto al gran bene che viene fatto dalla Chiesa, dai sacerdoti. Soprattutto ha richiamato una realtà che non è presente solo nella Chiesa ma in tutta la società. Sarebbe bene che tutte le altre componenti del tessuto sociale facessero l’esame di coscienza come è stato fatto all’interno della Chiesa cattolica. Ernesto Olivero con Paolo Ramonda
 
Le nuove generazioni vivono in una carenza educativa preoccupante, voi cosa ne pensate?
Sì, i giovani sono smarriti, sono confusi, vivono emotivamente, sono molto intelligenti, ma hanno una vita emotiva, affettiva molto fragile. Noi li incontriamo a migliaia. Molti di loro vengono a vivere il servizio civile volontario in Italia o il servizio civile come “Caschi Bianchi” all’estero. In tutte le nostre terre di missione, dalla Cina all’Australia, all’India, all’Africa, i Caschi Bianchi sono presenti. Io, visitando le nostre comunità, li incontro sempre. Sono dei giovani stupendi, anche non credenti, lontani dalla fede. Ma quando mettono la loro vita a servizio della vita dei più poveri si fanno le domande fondamentali sul senso dell’esistenza. Ai giovani bisogna solo dare l’opportunità di far emergere il bene che c’è dentro di loro.
Claudio Maria Picco
 
 
 
 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok