La globalizzazione: alcuni spunti per capire...

Pubblicato il 31-08-2009

di andrea


 

 



Si può immaginare un villaggio vero e proprio,
con poche capanne: lo si percorre con lo sguardo in pochi istanti, tutti parlano la stessa lingua: il "villaggio globale"
...





Globalizzazione
È un neologismo di origine inglese (global sta per mondiale), introdotto nell'ambito finanziario, che indica la standardizzazione di tutti i mercati mondiali rispetto ad un modello unico dominante, quello capitalistico occidentale, in cui è possibile la libera circolazione di capitali finanziari, commerciali e produttivi che si rendono in un certo modo indipendenti dai singoli governi politici.
L'unificazione del mondo secondo l'ottica tendenziale di un mercato unico non elimina (molti ritengono anzi che favorisca) le disparità fra Paesi ricchi e Paesi poveri: ciò succede perché i meccanismi dell'economia in un'ottica liberistica prescindono dal riequilibrio sociale e delle risorse.
Villaggio globale
Da alcuni decenni le numerosissime culture antiche e moderne che abitano la Terra si stanno in qualche modo avvicinando e fondendo in un'unica cultura planetaria, che McLuhan, già negli anni Sessanta, ha definito "villaggio globale".
Il villaggio globale è il nostro intero pianeta inteso come uno spazio aperto per le comunicazioni e gli scambi umani e culturali, come un mondo senza frontiere o divieti. Più recentemente il termine "villaggio globale" è stato utilizzato in senso più ampio come sinonimo di cultura planetaria e di ecologia globale.
Il fenomeno della globalizzazione è oggi non solo al centro dell'attenzione degli studiosi, ma è argomento di analisi e di dibattito internazionale, sia nel mondo politico, economico, sociale, sia nell'ambito culturale.
Si può immaginare un villaggio vero e proprio, con poche capanne: lo si percorre con lo sguardo in pochi istanti, tutti parlano la stessa lingua: il "villaggio globale" teorizzato da McLuhan è l'intero pianeta, reso più piccolo dai moderni sistemi di comunicazione, tutti gli abitanti sono diventati cittadini dello stesso paese senza più frontiere, tempi e spazi lunghi da percorrere.
Visto da una prospettiva più generale, il villaggio globale teorizzato dallo studioso canadese non si è ancora concretizzato. Sebbene i mezzi per giungere ad una comunità globale siano a disposizione di una parte notevole dell’umanità, la maggioranza degli abitanti del pianeta non ha risorse materiali per entrare a farne parte.
Popolo di Seattle
Un movimento di resistenza che quando nacque alla metà degli anni '90 sembrava solo uno strano mosaico di protezionisti che si univano spinti dalla necessità di combattere tutto ciò che fosse globale. Ciononostante, a mano a mano che si sono stabilite delle connessioni transnazionali, si è andato anche affermando un diverso ordine del giorno che coinvolge la globalizzazione, ma che cerca di strapparla dalle grinfie delle multinazionali. Azionisti attenti ai principi dell'etica, interferenza culturale, rivendicazione delle strade, attivisti sindacali che si occupano di McDonald's, oppositori del logo nelle scuole e controllori delle aziende su Internet iniziano oggi a chiedere soluzioni centrate sui cittadini in alternativa alle regole imposte dai marchi. Questa richiesta, che in molte parti del mondo viene solo sussurrata a titolo scaramantico, mira a creare un fronte di resistenza che sia nel contempo tecnologico e di base, centralizzato e frammentato, ma che sia soprattutto globale e capace di intervenire con azioni coordinate al pari delle multinazionali che cerca di sovvertire.
Tratto da "No logo" di Naomi KleinPorto Alegre chiama New York
Dal 31 gennaio al 5 febbraio 2002 a Porto Alegre, in Brasile, s'è svolto il secondo Forum Sociale mondiale (Wsf = World Social Forum), con vasta partecipazione di associazioni, movimenti, oltre 2000 ONG e politici provenienti da 110 paesi.
Nella convinzione che un mondo diverso non solo è possibile, ma è già in costruzione, sono stati discussi ed elaborati progetti per affrontare nodi quali povertà e sviluppo sostenibile, diritti umani, libertà di informazione e democrazia partecipativa. Nell'intento di trasformare la protesta in proposte concrete, su questi temi sono emerse convergenze con alcune delle proposte avanzate nel Forum Economico mondiale (Wef = World Economic Forum), che negli stessi giorni si svolgeva a New York. In entrambe le sedi, è apparso ormai chiaro che un mondo più sicuro deve essere anche un mondo più giusto. G8 in breve
Nei giorni dal 15 al 17 novembre 1975 si svolse in Francia, a Rambouillet, un summit dei capi di governo di Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Giappone e Italia. In tale circostanza, nata dalla necessità di affrontare in maniera congiunta la crisi petrolifera, si afferma l'idea di riunire ogni anno i rappresentanti delle maggiori potenze industriali per studiare le principali questioni politiche ed economiche e le loro conseguenze sulla comunità internazionale.
Alle sei potenze che avevano partecipato al vertice di Rambouillet si uniscono il Canada (1976) e la Comunità Europea (1977).
Il gruppo costituito da queste potenze industriali, denominato G7, rimane stabile ed invariato per diversi anni. Nel 1998, a Birmingham, si aggiunge la partecipazione della Russia. Il G7 diventa così G8.
Anche i temi affrontati dal summit si ampliano, passando dalla macroeconomia (commercio internazionale, rapporti con i Paesi in via di sviluppo) alle sue conseguenze microeconomiche (occupazione, ambiente), ai problemi legati alla criminalità organizzata, al terrorismo.

A cura della redazione

illustrazioni: Yonas e Senait di P. Rovero

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok