La Legge in un quiz

Pubblicato il 15-11-2011

di Elena Goisis

 

2 giugno: Festa della Repubblica, la nostra "casa comune". Che come ogni casa ha bisogno di regole.
È reato scrivere sui muri messaggi d’amore? E accompagnare un amico che vende hashish? Sono alcune delle domande che un gruppo di giovani avvocati discute ogni anno con gli studenti delle scuole superiori di Bergamo e provincia. Perché i reati a volte nascono dalla non conoscenza delle leggi.

di Elena Goisis

L’avv. Mauro Angarano mi accoglie in uno studio ampio e luminoso, un planisfero occupa l’intera parete alle spalle del tavolo da riunione dove ci sediamo. Ripiani in vetro ospitano testi che segnalano interessi ben più ampi di quelli strettamente professionali.
Sono qui per raccogliere informazioni sul progetto di legalità nelle scuole nato dalla collaborazione tra il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bergamo e la dr.ssa Strologo, dell’Associazione Ricerca e famiglia.
Angarano ne è coordinatore; con lui, una ventina di avvocati penalisti 30-40enni dedicano gratuitamente ca. 20 ore ad anno scolastico all’incontro con ragazzi delle scuole superiori, raggiungendone ogni anno ca. 2000, nella città e provincia di Bergamo.
Obiettivo? Partire da comportamenti della vita quotidiana noti ai ragazzi per insegnar loro a distinguere tra ciò che è legale e ciò che non lo è, mettendo in gioco l’etica e la responsabilità personale.
Partito qualche anno fa, il progetto ha visto via via abbassarsi l’età sino alla terza media (sembra che i problemi si segnalino fin da quest’età).
Nella prima parte dell’incontro - 2 ore per classe - gli avvocati propongono una riflessione sul senso della legge e sul perché osservarla. Due le risposte possibili. Una minimale: perché non voglio guai. “Quando posso eluderla senza danni, però, lo farò subito” commenta Angarano.
Nella seconda risposta, invece, la riflessione è più articolata: portare i ragazzi al cuore della Costituzione italiana per aiutarli a coglierne il senso profondo, al quale fa - o dovrebbe fare - riferimento ogni singola legge. Senso che non è quello di un semplice contratto sociale, ma quello di una serie di valori pensati dai padri fondatori della nostra Repubblica perché nella comunità si potesse vivere al meglio.
Avere un sistema di valori di riferimento è un cardine del nostro modo di vivere” commenta Angarano (vedi box a lato).
“Il testo è frutto dell’unione di grandi correnti di pensiero, uno dei pochi momenti di unità nazionale che l’Italia abbia conosciuto. Contiene molti concetti che la storia ha dimostrato essere fondamentali. Per esempio, sembrava una frase fatta dire che l’Italia ripudia la guerra come strumento di soluzione delle controversie internazionali, ma gli ultimi anni hanno dimostrato che non lo è…”.

Detto ciò, come riconoscerne i valori dentro i gesti del quotidiano? Ai ragazzi viene somministrato un questionario anonimo, che elenca una serie di comportamenti per i quali dire se, secondo la legge italiana, sono reato oppure no, indicando anche un giudizio di disvalore, da 1 a 5. “I ragazzi purtroppo hanno un’immagine non etica della vita che deriva dai media e dalla società circostante, ed è difficile trasmettere loro un’etica”.
Ecco perché, accanto a domande relative a reati veri e propri, se ne trovano altre sull’assistere a reati, in materia di sessualità o altro, o sull’accompagnare qualcuno che ne commette.
PREMIO STREGA 2006

Nel 2006 è stato attribuito un Premio Strega speciale alla Costituzione italiana “per la nitidezza e l’attualità dei suoi principi”: il Premio riconosce al testo elevate qualità espressive, come una grande opera letteraria, capace di parlare “per tutte e a tutte le coscienze”.
Compilato il questionario, lo si commenta. Su alcuni reati, come quelli commessi via internet, la percezione di illegalità è bassa e confusa, così come per l’idea di legittima difesa. Su altri, connessi alla tossicodipendenza, scarsa è la conoscenza delle conseguenze.
Angarano conclude la chiacchierata con una considerazione sul ruolo degli avvocati: “Noi potremmo essere uno strumento per aiutare il Paese a pensare, invece abbiamo rinunciato a farlo. La nostra riflessione potrebbe andare aldilà dei processi che stiamo affrontando, guardare in prospettiva a quali saranno le difficoltà nel legiferare, a cosa dovremmo cambiare nel modo di pensare il diritto…”.
Ecco il perché di questo progetto nelle scuole: “Non vogliamo crescere dei clienti - afferma con un pizzico di ironia - ma dei cittadini con uno sguardo ampio!”.

Elena Goisis 
da Nuovo Progetto marzo 2008

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