La pace parla a tutti

Pubblicato il 07-12-2022

di Arsenale dell’Incontro

Dopo la pubblicazione del documento Pace, cosa posso fare per te? che racchiude la riflessione del Sermig in questi mesi di guerra in Ucraina e sintetizza il nostro pensiero sul disarmo e sulla pace, ci siamo chieste come poterlo proporre alle persone con cui qui in Giordania condividiamo la vita dell’Arsenale dell’Incontro e il desiderio di essere un segno di pace per questa terra a partire dal nostro metterci quotidianamente a servizio. Sentivamo con forza che era importante farlo, ma non sapevamo quanto sarebbe stato accolto, in modo particolare nel suo invito forte e deciso a desiderare un tempo in cui le armi non siano più costruite.

Temevamo rimanesse incomprensibile o comunque molto lontano per chi è abituato a festeggiare ogni nascita, ogni matrimonio, ogni esame di maturità e ogni laurea conseguita uscendo sul balcone oppure creando una piccola carovana di auto e sparando tanti colpi in aria di cui poi è normale trovare i bossoli nei dintorni nei giorni successivi…

Non sapevamo se avrebbe parlato con calore a chi ogni anno attende con orgoglio il momento in cui i figli o i nipoti che frequentano l’ultimo anno dell’asilo alla festa di fine anno vestono per la prima volta l’uniforme militare, imbracciano un mitra giocattolo, marciano schierati a ritmo di tamburo e poi simulano azioni militari davanti alle centinaia di genitori, nonni e zii seduti in platea a guardarli con un misto di commozione e fierezza…

Ci siamo chieste che cosa avrebbe detto a persone che crescono in un ambiente che ti insegna che per essere forte devi saperti difendere, e quando serve saperti battere con chi ti sfida (le arti marziali che insegnano l’autodifesa, e in particolare il Taekwondo sono dopo il calcio lo sport più praticato).

Poi abbiamo ripensato alla nostra storia e ci siamo dette che – come tante altre volte in situazioni simili che ci sono venute incontro – queste domande e questi timori non dovevano fermarci, ma aiutarci a cercare un dialogo il più possibile credibile, il più possibile motivato, il più possibile rispettoso delle ragioni dell’altro ma nello stesso tempo consapevole che solo le ragioni della pace, quella vera, generano bene e costruiscono il futuro.

Così abbiamo chiesto aiuto alle persone più vicine perché ci aiutassero a trovare i termini e le espressioni più adatte per rendere in arabo i concetti più complessi e le frasi più importanti del documento. La loro amicizia con Ernesto e la stima che hanno per lui, la loro fiducia nella storia di questa casa e nell’esperienza che stiamo costruendo insieme hanno ancora una volta reso possibile il miracolo di comprendersi, di leggere gli uni negli occhi lo stesso desiderio di bene e di renderlo comunicabile. Poi abbiamo radunato le persone che lavorano con noi e i volontari e abbiamo lasciato parlare le ragioni della pace. Così come sono, con quello che hanno da dire.

Alla fine dell’incontro un'educatrice si è avvicinata e ci ha detto: «Grazie, davvero di cuore, in tempi bui come questi servono parole come queste, serve questa speranza che non si ferma … quello che ho ascoltato oggi mi ha dato respiro». Un’altra, mamma di cinque figli, ha commentato: «Oggi vado a casa con una certezza: non importa se sarà difficile, ho capito devo insegnare a mio figlio che le mani non si usano… Lo farò!». Poi arriva l’autista e ci dice: «Sentite, la gente deve capire che qui la pace la costruiamo davvero… dipingiamo la bandiera della pace sui lati degli autobus in modo che tutti la vedano e ci chiedano che cos’è»; questa proposta ci commuove, perché qui non è per nulla scontata e ha un peso specifico grande, significa essere disponibili a “metterci la faccia” e a rendere ragione della pace in cui credi anche a chi non la capisce.

Qualche giorno dopo leggiamo sullo stato del telefono di un’altra educatrice: «Sii tu il cambiamento che desideri vedere nel mondo». Ecco, eccoci. Per essere quella possibilità di cambiamento… insieme.

Non sappiamo né forse sapremo mai che frutti abbia portato e porterà quell’incontro nel cuore di tutti quelli che hanno partecipato, ma certamente ha detto a noi con forza che la pace parla. A tutti. Qualsiasi sia il punto di partenza o la situazione che ci circonda. A noi il compito di dissodarle il terreno, con l’amicizia, la stima reciproca, il servizio condiviso nella gioia ma anche nella fatica, perché questo apre – per noi e per chi ci circonda – le strade più impensabili. E ancora una volta alla fine siamo noi che ci troviamo a dire il nostro shukran (grazie) e a ridire il nostro Sì, al Signore e alla pace.

Arsenale dell’incontro

NP Agosto-Settembre 2022

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