La Pasqua ebraica

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


Oggi per i cattolici è la prima domenica dopo Pasqua, la “domenica in Albis” divenuta anche festa della Divina Misericordia per desiderio di Giovanni Paolo II. Per gli ortodossi è la domenica di Pasqua, mentre per gli ebrei si chiude la settimana di Pesach. Proprio della Pesach vogliamo sapere qualcosa di più…

a cura di Giovanni Quer

“Pesach”, la pasqua, é la prima delle tre grandi ricorrenze liete della tradizione ebraica. La festa commemora la liberazione dalla schiavitù d'Egitto, evento che diede origine alla vita indipendente del popolo d'Israele e che fu il primo passo verso la promulgazione della Legge divina. Inizia il 15 del mese ebraico di Nissan, nella stagione nella quale, in terra d'Israele, maturano i primi cereali; segna quindi l'inizio del raccolto dei principali prodotti agricoli. È anche nota col nome “Hag hamatzot”, festa delle azzime. In terra d'Israele Pesach dura sette giorni dei quali il primo e l'ultimo di festa solenne, gli altri di mezza festa. Fuori d'Israele - nella Diaspora - la durata di Pesach é di otto giorni, dei quali i primi e gli ultimi due sono di festa solenne.
In ricordo del fatto che quando furono liberati dalla schiavitù gli Ebrei lasciarono l'Egitto tanto in fretta da non avere il tempo di far lievitare il pane, per tutta la durata della ricorrenza é assolutamente vietato cibarsi di qualsiasi alimento lievitato o anche solo di possederlo. Si deve invece far uso di pane azzimo, un pane non lievitato e scondito, che é anche un simbolo della durezza della schiavitù.

La prima sera viene celebrato il “Seder”
, in ebraico "ordine", suggestiva cena nel corso della quale vengono rievocate e discusse secondo un ordine prestabilito le fasi dell'Esodo, rileggendo l'antico testo della Haggadah. Si consumano vino, azzime ed erba amara in ricordo dei dolori e delle gioie degli Ebrei liberati dalla schiavitù. Si inizia con l'invito ai bisognosi ad entrare e a partecipare alla cena e si prosegue con le tradizionali domande rivolte al padre di famiglia dal più piccolo dei commensali (la prima di queste é volta a sapere "in che cosa si distingue questa notte dalle altre?"): tali quesiti consentono a tutti i presenti di spiegare, commentare, analizzare i significati dell'esodo e della miracolosa liberazione dall'Egitto, le implicazioni di ogni schiavitù e di ogni redenzione.

I giorni precedenti la festa di Pesach sono dedicati a una scrupolosa e radicale pulizia di ogni più riposto angolo della casa per eliminare anche i piccoli residui di sostanze lievitate. Usanza mutuata anche dalla lingua italiana, nella quale ricorre spesso l'espressione "pulizie di Pasqua", sinonimo delle "pulizie di primavera".
L’eliminazione del lievito può anche ricordare che la libertà é un duro pane, così come la necessità di liberarsi dalla corruzione della vita servile e anche dalle passioni che covano nell'intimo dell'animo umano.

a cura di Giovanni Quer

La Pesach a tavola

Il piacere della tavola ben preparata e imbandita, intorno alla quale si ritrovano tutti i membri della famiglia ogni sabato o in occasione delle principali festività, é una tradizione ebraica rimasta intatta nel tempo. La scelta dei diversi cibi e la loro preparazione devono però rispondere ad alcune regole molto ferree per essere "kasher", cioé validi, adatti.

La Torà classifica in gruppi gli animali permessi, spiega come debbano essere uccisi e come poi debbano essere cucinati. Gli animali permessi sono i quadrupedi che presentano lo zoccolo spaccato, l'unghia divisa e sono ruminanti. Sono invece assolutamente vietati i non ruminanti, come suini, maiali
e cinghiali, e anche tutti gli altri quadrupedi, come equini, conigli e lepri. Tra i pesci sono permessi solo quelli che hanno pinne e squame, sono proibiti molluschi e crostacei. Tutti gli animali permessi, tranne i pesci, devono essere uccisi con una macellazione particolare.

Altre norme regolano la vita della cucina, dove i cibi con la carne devono rimanere separati da quelli contenenti il latte. Non solo non si possono mischiare elementi durante la cottura, ma neanche a tavola, il pasto deve essere o di carne o di latte.
La Torà vieta la mescolanza di specie differenti nella semina e negli innesti; durante l'aratura bue e asino non possono trainare insieme l'aratro; nei tessuti é proibito fare stoffe o indossare insieme lana e lino; non possono unirsi animali di specie diverse.

Una ricetta:

Pizzarelle di azzima
Ingredienti: 10 azzime, 200 gr. di uva passa, 100 gr. di pinoli, 6 cucchiai di zucchero, buccia di arancia e limone grattata, 1/2 di cucchiaino di sale, 6 tuorli d'uovo, 6 chiare d'uovo montate a neve, olio per friggere, miele
Preparazione: mettete a bagno le azzime in acqua e quando sono morbide, strizzatele. Asciugatele bene e macinatele. Mescolate poi con lo zucchero, l'uva passa, i pinoli, la buccia grattata, il sale e i tuorli d'uovo. Quando il tutto é bene amalgamato, unitevi le chiare montate. Preparate una padella piuttosto larga, con abbondante olio bollente e versatevi piccole dosi del composto aiutandovi con un cucchiaio bagnato. Fate colorire due lati delle frittelle e poggiatele su carta da pane perché ne assorba l'unto. Sistematele poi a montagna su di un piatto e servite insieme ad una ciotola di miele che sarà facoltativamente spalmato sulle pizzarelle.



La particolarità della storia di Israele


La personalità di un individuo é notevolmente influenzata dai mesi che ne precedono la nascita. Così è anche per un popolo: le condizioni in cui si é formato lasciano tracce profonde nei caratteri della sua civiltà e della sua cultura.
Per il popolo ebraico, si può individuare la funzione formativa "prenatale" nella lunga permanenza in Egitto e nella schiavitù cui fu sottoposto in questo suo primo esilio, cui seguì la liberazione in due tempi. Il primo, quando "il Signore saltò ( … ) le case ebraiche", risparmiando i primogeniti ebrei; il secondo, ad appena sette giorni dall'uscita dall'Egitto, quando Israele attraversò indenne il Mar Rosso, dove invece trovarono la morte gli Egiziani.


In che senso la storia ebraica è già rappresentata in nuce
nell'esperienza determinante e formativa di Pesach e cos'è che la rende così diversa dalle altre storie?
A seconda dell'orizzonte e dei presupposti ideologici, la storia dell'uomo é stata interpretata in vario modo: ora secondo un rapporto di causa-effetto, ora secondo l'idealismo hegeliano, e poi marxista, di tesi-antitesi-sintesi. In una simile concezione della storia, l'uomo non è libero, ma in balia di forze che lo sovrastano: é un piccolo ingranaggio di una macchina che non é in grado di guidare e controllare. Secondo questa logica, una volta completato il suo ciclo e il suo ruolo storico, ogni popolo é destinato a scomparire: in effetti, questo é puntualmente accaduto a molte civiltà.


Qual é il segreto della durata del popolo d’Israele?

Pesach ci offre una risposta a questa domanda. Secondo la Torà, la realtà storica non é sempre interpretabile come una sequenza di eventi, direttamente dipendenti l'uno dall'altro: nella natura, come nella storia dell'uomo, sono possibili dei "salti" da uno stato all'altro; la storia di Israele é piena di "salti", il "salto" costituisce la natura e la sostanza più profonda della sua esistenza.

La sopravvivenza del popolo ebraico nella Diaspora e addirittura la ricostituzione dell'indipendenza ebraica nella Diaspora e nello Stato d'Israele non sono facilmente interpretabili in termini "scientifici". L'Egitto, assieme a molti altri potenti popoli dell'antichità, é ancora qui a portare la sua testimonianza: com'é potuto accadere che l'Angelo della morte "saltasse" le case ebraiche? Prima di uscire dall'Egitto, agli Ebrei viene richiesto di fare uno "strappo" con la cultura egiziana, di fare, a rischio della propria vita, “dei sacrifici che sono un abominio per gli Egiziani". La rottura con la cultura circostante e l'affermazione di una propria autonomia culturale, sotto ogni cielo e a ogni latitudine, costituiscono uno dei segreti della sopravvivenza del popolo ebraico, il salvacondotto per la sua vitalità. Israele sa da dove viene e sa verso dove va.

E gli Ebrei ringraziano per essere passati indenni
attraverso il mare della Storia, e perché non sono state loro applicate le comuni leggi storiche; consapevoli di questo privilegio, passati i primi due giorni di Pesach, gli ebrei "portano il lutto" per la morte degli Egiziani, astenendosi dal recitare per intero i salmi di lode dell'Hallel.

 

 

 

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