La questione sicurezza

Pubblicato il 31-08-2009

di Vincenzo Andraous


10 ottobre 2007: una donna di 68 anni viene uccisa, in provincia di Napoli, da due rapinatori entrati nella casa dove viveva. Quale sicurezza o quale dignità?

di Vincenzo Andraous
La questione sicurezza in Italia appare sempre più come una dimensione esistenziale sclerotizzata, non c’è proclama che tenga innanzi al male causato dalle tante assenze improvvise e assurdamente scomposte.
Non c’è davvero antipolitica da programmare e capovolgere, per fare proselitismo, infatti rimangono i misfatti, il dolore, i vuoti incolmabili.
Non c’è niente da inventare per tentare di riparare a tanto ammanco, non c’è parola o sbigottimento a poter fare ammenda.

Non sono tra quelli che gettano nel calderone dell’insicurezza i soliti copioni da interpretare a propria discrezione.
Conosco il carcere, conosco la pena, conosco il peso della condanna, quella che dura come pietra da trent’anni, e conosco il dovere di ritornare a essere un uomo.
Questa premessa non ha parentela né sorta di avvocatura con eventuali scelte di politica criminale, piuttosto esplicita una domanda, e poi una riflessione che mi è sorta all’indomani della morte di un’anziana donna nella città di Napoli, legata insieme al marito per derubarli, e malmenata fino a morirne.

Un uomo può essere crudele sino a diventare una presenza relegata a margine di ogni contesto sociale, anche quello più sgangherato, quello meno tutelato, ma deve rimanerci per il tempo necessario a colmare “il bisogno dell’anima”, come disse Simone Weil, affinché possa riconquistare dignità sufficiente per incamminarsi nuovamente tra quegli inalienabili doveri e diritti malamente infranti.
Ma coloro che hanno varcato la soglia di quella abitazione, picchiando e umiliando due persone anziane e indifese, a quale stile “malavitoso” si sono identificati per mettere in atto un comportamento del genere, a quale esempio o eroe di cartone hanno fatto riferimento per degenerare a quella misura?
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Non è solo una questione di sicurezza, di politica da innovare, in accadimenti come quello di cui stiamo parlando, non c’è ombra di sfida, né scelta di vita criminale, persino nell’ultima cella, nell’ultimo corridoio, nell’ultimo gradino di ogni segregazione, non convive la figura dell’uccisore di donne, anziani e bambini.
Come definire quella persona che bastona a morte una anziana signora per denaro, e consapevolmente ne calpesta la dignità?

Quale tribù di negletti accetta questa contaminazione miserabile, l’infamia del gesto, e peggio, l’illusorio nascondimento per procurarsi un’impunità che non ci sarà?
Pena certa, pena flessibile, in queste azioni che risultano inaccettabili perfino all’ultimo degli uomini, sta la domanda: quanto è o diventa insopportabile una tragedia di questa portata?

Occorre una nuova punteggiatura, dove sia possibile intravedere, senza ulteriori ritardi, niente altro se non l’effettiva realtà delle cose, riconsegnando il giusto valore alla dignità come requisito indispensabile alla propria consapevolezza di esistere ancora.

di Vincenzo Andraous
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