La sulamita

Pubblicato il 19-12-2021

di Anna Maria Del Prete

La donna celebrata nel Cantico dei Cantici: un poema probabilmente scritto da Salomone per cantare la bellezza di questa donna della quale era profondamente innamorato. Una donna ricca dei doni di Dio: una bellezza che parte dall'interno, da un cuore innocente, una grande dolcezza e nobiltà d'animo e un fascino tale da incantare lo stesso re Salomone. Ma ella è innamorata del suo promesso sposo, un pastorello del quale attende pazientemente la venuta: «Mi sono addormentata, ma veglia il mio cuore. Un rumore! La voce del mio amato che bussa; "Aprimi!"» (5,2). Nessuna seduzione regale la distacca da lui. Il suo cuore innamorato gioisce ed è felice.

Un poema che può apparire sconcertante a chi non ha capito che cosa è l'amore vero, l'amore celebrato con tutto se stesso. Abbiamo la celebrazione estasiata del corpo, femminile e maschile, contemplato in tutte le sue parti: dall'alto, occhi, capelli, denti, guance, seni e dal basso, piedi, gambe, ombelico. Indubbiamente erotico eppure è «divinamente ispirato» (R.Aqiba). E questo perché "il terreno" porta in sé "il divino".
L'amore è celebrato in pienezza e senza alcuna traccia di dominio né da parte di lei né da parte di lui, pur se è proclamata l'appartenenza reciproca. «Io sono del mio tesoro e verso di me è la sua passione». Espressione che richiama quella con cui è indicata l'alleanza fra Dio e il suo popolo: «Saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio» (Ez 11,20).

Passione profonda, liberata da ogni sopraffazione, la sulamita si sente «colei che procura pace» (8,10). Ha trovato il suo "shalom" (pace, benessere) in un rapporto d'amore pienamente gratuito e liberante che la porta a chiedere all'amato «mettimi come sigillo sul tuo cuore… perché forte come la morte è l'amore… le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina» (8,6). Un amore forte che si dona totalmente, risanando quel dominio generato dal peccato, di cui parla la Genesi: «Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà» (Gn 3,16), un amore che si offre interamente e non trattiene nulla: «Io sono del mio amato e il suo desiderio è verso di me» (7,11).
La reciproca appartenenza e il desiderio si possono vivere senza dominare nella gioia del dono. Ma l'essere umano è capace di tale amore? Sì perché è stato creato capace di amare «fino alla fine», a immagine di Dio che ci ha amato fino alla fine in Gesù che «li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Le prove non mancheranno, ma con Cristo tutto è possibile. Una vita fondata su tale amore crescerà nella comunione: può sembrare un'utopia ma: «Tutto è possibile a chi crede» (Mc 9,23). Questa è la via della gioia.
Per concludere vorrei citare Jean Guitton: la sulamita è tratteggiata con versi che proclamano «la personalità inalienabile della giovane donna, la sua libertà di scelta, la sua purezza intrepida. E come è utile, ancora oggi, questo insegnamento! Su questa libertà della donna è fondata la monogamia, l'eterna promessa dell'amore».


Anna Maria Del Prete
NP agosto/settembre 2021

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