L’anima della società

Pubblicato il 02-11-2016

di Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - I genitori di oggi tendono in genere a proteggere troppo i figli, anche perché le loro paure vengono abbondantemente alimentate dalla stampa e dai vari mezzi di comunicazione. Di conseguenza molti pensano che mettere al sicuro un ragazzino tenendolo il più possibile in casa (propria, di parenti o dell’amichetto fidato), dotandolo di cellulare, baby-sitter e preoccupandosi di sorvegliarlo in continuazione sia un valido metodo educativo.

Per non parlare delle sempre più pressanti attenzioni dedicate all'alimentazione, alla forma fisica, all'abbigliamento, alla pettinatura, al divertimento... che si traducono ovviamente in un vero e proprio business per l’industria ed il mercato (intorno ai bambini di oggi volteggiano interessi da capogiro!). Nello stesso tempo è diffusa ai nostri giorni anche un’evidente mancanza di protezione dei più giovani nei confronti di minacce più striscianti e subdole, quali le conseguenze negative di una prolungata esposizione a trasmissioni, immagini, programmi, giochi e messaggi profondamente violenti, distorti e diseducativi.

Ho letto recentemente uno studio che afferma che oggi il 43% dei bambini degli Stati Uniti al di sotto di due anni d’età guarda quotidianamente la televisione e il 26% ha televisori in camera. Il 19% dei bambini dai quattro ai sei anni trascorre davanti ad uno schermo come minimo due ore al giorno e molti di quel gruppo d’età usano regolarmente e a lungo lettori dvd e consolle per videogiochi. Preadolescenti e adolescenti trascorrono in media otto ore al giorno davanti ad immagini e programmi nella maggioranza dei casi violenti; sette preadolescenti e adolescenti su dieci hanno apparecchi televisivi, computer, cellulari con connessione internet, lettori Mp3 e sistemi di videogioco portatili in camera, a loro completa disposizione (giorno e notte), senza alcun controllo da parte degli adulti.

Come mai c’è oggi tanta, tantissima preoccupazione per tutto ciò che di pericoloso i bambini possono assorbire con l’acqua che bevono, l’aria che respirano, gli alimenti di cui si cibano, i tessuti che li ricoprono, i prodotti per la loro igiene… tanta, tantissima disattenzione per tutto ciò che di pericoloso può nutrire il loro cervello, invadere la loro mente, colonizzare il loro cuore? Ci accorgiamo che pessimi valori e cattive idee vengono spacciate ai ragazzini come divertenti? Non è forse divertente, divertentissimo uccidere ogni giorno più persone possibile in un videogioco? Non è forse eccitante guardare per ore film d’azione, di guerra, horror o thriller in cui si susseguono scene ad altissimo contenuto adrenalinico? Non è forse attraente e seducente per un adolescente il contenuto estremo ed offensivo degli spettacoli osceni?

“Mi piace guardare di nascosto tutto quello che mia madre pensa che per me non vada bene”, mi ha candidamente confessato un dodicenne. E fin qui niente di strano: il gusto del proibito ha sempre stimolato in modo irresistibile la fantasia e la curiosità umana. Il problema è che la madre del dodicenne in questione continuava a ripetere di avere la massima fiducia in suo figlio, considerato maturo e responsabile al punto da poter essere lasciato regolarmente solo in casa e libero di fare e vedere qualsiasi cosa. Una ragazzina di tredici anni, descritta come prepotente ed aggressiva, sempre pronta allo scontro ed all'insulto, sosteneva in modo provocatorio e sfrontato che “la ragione è sempre del più forte” e faceva del suo meglio per dimostrarmi quanto è ridicolo mostrare rispetto nei confronti del prossimo.

Esposta a continue rappresentazioni mediatiche di violenza e crudeltà, era diventata insensibile alla violenza reale, ma i genitori sostenevano che in fondo si trattava solo della manifestazione di un carattere “forte” e di una personalità decisa, cosa del tutto apprezzabile ed utile in una società competitiva come la nostra. Ho citato loro un’osservazione di Nelson Mandela: “Non ci può essere rivelazione più vera dell’anima di una società del modo in cui tratta i suoi figli”.

 

 

 


Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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