Le armi del papa

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


L’editorialista dell’Osservatore Romano, Giorgio Rumi, commenta oggi il forte impatto delle ultime iniziative papali in favore della pace con un incisivo: “le armi del Papa non si contano, ma si pesano”, spiegando che il potere del successore di Pietro si misura non in termini di armi, denaro, territorio (tutte cose quantificabili, nel senso che più ne hai più ti fai valere), ma di preghiera, rosario, digiuno (che non si contano, ma si valutano per il peso e l’autorevolezza che hanno nelle vicende concrete della storia).

...Claudio Maria Picco

Il mercoledì delle ceneri, inizio della quaresima per i cattolici, è diventato uno straordinario strumento di impegno per la pace accolto da credenti e non credenti di tutto il mondo da quando Giovanni Paolo II ha lanciato il digiuno e la preghiera per chiedere la pace in tutto il mondo, specialmente in Medio Oriente e in Iraq.

"Dobbiamo chiedere a Dio anzitutto la conversione del cuore, nel quale si radica ogni forma di male e ogni spinta verso il peccato; dobbiamo pregare e digiunare per la pacifica convivenza fra i popoli e le nazioni. Occorre da parte di tutti una consapevole assunzione di responsabilità e uno sforzo comune per evitare all'umanità un altro drammatico conflitto".

Sono le parole accorate del Pontefice
nell'aula Paolo VI nel corso delle udienze generali del mercoledì. Le cronache si incaricano quotidianamente di raccontarci quanto lo sforzo per la pace sia necessario. Da un capo all'altro del pianeta in queste ultime ore le vittime non mancano.

Nell'isola di Mindanao, Filippine, il gruppo ribelle fondamentalista Abu Sayyaf rivendica l'attentato che ha fatto 19 vittime. 15 morti e numerosi feriti è il bilancio di un ennesimo attacco suicida ad Haifa in Israele. In Nigeria scontri tribali hanno provocato centinaia di vittime. La Corea del Nord continua a far salire la tensione nel Pacifico con la minaccia nucleare. Violenze e terrorismo, quest'ultimo riapparso da poco con un inquietante fatto di sangue sul treno Roma- Firenze, imperversano nel tragico tentativo di far passare con la forza delle armi e delle stragi obiettivi, idee, interessi in un intreccio di politica, di economia, di religione.
E' il solito "circo" dell'umanità che rappresenta incessantemente storie senza futuro, storie di morte. Proponendo digiuno e preghiera il Papa ha avuto il merito, riconosciuto da molti, di farci riflettere sul senso degli avvenimenti che troppo spesso hanno per tanti di noi solo il sapore di una notizia letta o ascoltata di fretta e più in fretta ancora digerita e dimenticata. Pochi hanno conservato il gusto e il desiderio di capire quello che la cronaca nasconde e non rivela, le storie -vere come la nostra-, la vita, le culture di tanta gente che non è solo un nome su una cartina geografica.
Nel frattempo l'iniziativa diplomatica del Vaticano non si ferma. Il Cardinale Pio Laghi incontra il presidente Bush a Washinton e gli consegna una lettera del Papa. Non ci sono indiscrezioni sul contenuto del messaggio del Pontefice, ma tutto lascia intendere che si tratti di un appello per sostenere le ragioni della pace. Continua la sfilata di alte personalità di governo in visita alla Santa Sede. Dpo Tarek Aziz, Fischer, Blair, Kofi Annan anche il presidente del Consiglio Berlusconi, accompagnato dal sottosegretario Letta, è stato ricevuto Dal Pontefice, nel corso di una visita privata, per discutere delle vicende internazionali e dell'eventuale guerra con l'Iraq.
Negli ultimi giorni l'impressione che si ricava dai media, ma anche dai discorsi delle persone che incontri per strada o al bar, è che i venti di guerra siano in ribasso. Nella "borsa" della storia cresce il valore delle azioni della pace. E' il momento di non arrendersi, di non rassegnarsi, non ci sono alibi per fare la guerra! Il digiuno accompagnato da gesti di solidarietà, la preghiera di tanti credenti cristiani, islamici, ebrei, buddisti…, il silenzio meditativo di tante persone buone sono le nostre armi contro la guerra, per la pace. Mi sembra anche che stia crescendo la consapevolezza che non possiamo chiudere porte e finestre in faccia ai problemi della gente del mondo. Il digiuno per la pace apre nuove brecce, nuove strade nei nostri cuori di pietra.
Intanto dall'Arsenale della Pace parte una lettera per il presidente Bush firmata dai giovani della pace e da Ernesto Olivero: "Se l'America attacca Saddam, vince una battaglia, ma rinfocola un conflitto che non troverà fine. Perché non dichiara guerra alle ingiustizie con i nostri giovani?"
Torino, 5 marzo 2003
Claudio Maria Picco

 

 

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok