Maria nuova Eva
Pubblicato il 26-02-2022
Nel Cantico dei Cantici abbiamo incontrato la Sulamita, definita Nuova Eva per la sua ritrova capacità di amare, perduta dalla prima Eva convinta dalla menzogna del serpente. Essa è stata profezia della vera nuova Eva: Maria, così definita da Giustino (100-165) il più grande apologista del secondo secolo e padre della Mariologia. Con questo nome egli ha voluto contrapporre alla disobbedienza di Eva l’obbedienza e la fede della nuova Eva, virtù che la condurranno a divenire madre del nuovo Adamo e di tutti i viventi. A lui ha attinto il catechismo della chiesa cattolica: «numerosi Padri e dottori della Chiesa vedono nella Donna annunziata nel “protovangelo” la Madre di Cristo, Maria, come “nuova Eva”» (CCC411). Maria è profeticamente adombrata nella promessa fatta ai progenitori caduti nel peccato, quale vincitrice del serpente, promessa che esprime con piena forza la lotta a tutto campo di cui si profila già l’esito felice: «porrò inimicizia tra te e la donna…ella ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno« (Gen 3,15). Eppure, Maria si conserva umile e silenziosa totalmente aperta a Dio. Il suo silenzio è rotto solo cinque volte. La prima parola, brevissima seppure intensa, è il suo sì di totale adesione al Signore, al suo progetto di difficile comprensione. Essere madre senza aver “conosciuto” il promesso sposo: umanamente incomprensibile, come sarà tutta la sua vita.
La seconda parola, che rafforza la sua disponibilità al Signore: «Eccomi sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la sua parola», un’adesione totale nell’umiltà carica d’amore. Così ha iniziato a servire Dio in quel Figlio che già portava in grembo e che servirà fino alla fine, sul Calvario. La terza parola è il Magnificat: un canto al Signore per le meraviglie con cui ha circondato lei e tutte le creature, accompagnandole nella loro storia di ogni tempo e luogo.
Una storia intessuta di misericordia divina, che mira alla salvezza. La quarta parola è quella di una mamma angosciata per lo smarrimento del figlio al quale, ritrovatolo dopo tre giorni di ricerca affannosa, chiede: «Figlio perché ci hai fatto questo?» e riceve una dura risposta da Gesù che, così, le rivela la sua missione. La quinta parola esprime l’attenzione di madre per i figli e ancor più per il Figlio che invita ad iniziare la sua missione. Alla tavola di un matrimonio manca il vino, essenziale per la gioia degli sposi e dei commensali. Anche qui la risposta di Gesù è dura: «Non è ancora giunta la mia ora». La sua ora è l’ora dell’Amore che spazia al di fuori del tempo, rendendo difficile alle creature – limitate dal tempo – comprendere la presenza di Dio e i suoi interventi a Cana. La Madre, che conosce il figlio, non replica e si dirige direttamente ai servi: “Fate quello che Egli vi dirà». Sono le sue ultime parole che aprono il nostro cuore alla fiducia e all’abbandono a suo Figlio, esortandoci alla sequela del suo amore che vuole solo la nostra felicità nella salvezza.
Anna Maria Del Prete
NP novembre 2021