Mente e cuore
Pubblicato il 15-12-2020
Le notti si allungano ed è un tempo che può esserci dato per pensare e dovremmo approfittarne. Pensare tranquillamente, magari senza guardare nulla, lasciando scorrere i pensieri, dirigendoli leggermente per dar loro forma, è una grande attività dell’uomo e nel pensare abbiamo una grandissima varietà di file e di cartelle da riempire. Non tutti i pensieri, infatti sono dello stesso genere e ce ne sono, lo sappiamo tutti, che sono da mettere urgentemente nel cestino e, se potessimo, anche da eliminare definitivamente. Ma purtroppo tornano.
Questi preferisco lasciarli perdere, mentre i ricordi sono pensieri da rimettere continuamente in ordine e spesso da restaurare, perché sono influenzati dal nostro momento presente. Diventano neri, azzurri, rosa o gialli a secondo della nostra situazione di salute, dello stato psichico, delle relazioni che abbiamo avute o dell’umore del momento. Anche il loro effetto è vario: nostalgia, rabbia, gioia, entusiasmo o indifferenza. Talvolta sono come fiammiferi che si spengono, altre come la luna e il sole, che secondo la Bibbia sono esempi di durata senza fine. Eppure i ricordi possono costruirci o demolirci e il discernimento è il grande lavoro che, tranquillamente seduti nella penombra, dobbiamo fare. Perché i ricordi vanno lavorati, per trarne la vera linfa, per continuare a imparare e a conoscere, per perdonare o ringraziare. Queste ultime due sono pilastri della salute della mente e del cuore. Accanto ai ricordi ci sono i pensieri del futuro, anch’essi da tener bene in mano, perché possono fare brutti scherzi: generare ansie e paure, o creare illusioni deludenti. Ma pensare al futuro è una attività utile e sana nella misura in cui sappiamo far agire la grande virtù dell’umiltà, che non spegne gli slanci e non trascina in una bolla di sapone. Per pensare al futuro in modo da essere ricolmi di pace è cosa necessaria, almeno così penso io, pensarlo con la presenza del Dio che Gesù ci ha fatto conoscere: presente, provvedente, autore di libertà e buon compagno di viaggio, il Dio-Amore che illumina la vita; e nella luce il futuro lo si può guardare con più serenità.
Naturalmente, pensare può anche creare ansie, ricordi che colpevolizzano, scrupoli. Tutto questo ha un filtro che purifica il flusso che rischia di sommergerci con la sua acqua torbida: il pensiero che non siamo onnipotenti, non per colpa nostra, ma per natura. Quindi gli sbagli sono normali e i fallimenti punti di partenza. Non c’è da averne vergogna, perché questa è un processo che ci si fa da soli e che non può terminare che con la condanna o un’assoluzione che non vuole guardare la realtà e rischia di condannare gli altri.
Pensare agli altri e pensare come essere utili per gli altri è un buon esercizio di misericordia, quella che non si impietosisce, ma si attiva per essere utile. Per questo occorre fantasia e generosità, dono e fedeltà. Come il Buon Samaritano che si fa carico del povero malcapitato, lo cura, lo conduce all’albergo e si impegna per il futuro. Per questo nel pensare si guardano le idee che sorgono nella testa e che colorano il nostro orizzonte. Per essere vive le idee hanno bisogno di lasciare libera la fantasia, di non aver paura del pericolo che possono generare, del rischio di non essere accettati o assimilati dal gruppo, e di lottare per la loro libertà. Poi verrà il momento del discernimento sull’opportunità, che però ha bisogno di una materia varia, non strozzata al primo nascere. La paura sterilizza le idee, l’orgoglio le fa diventare dei mostri.
Pensare: questa grande attività della persona umana, che la porta a toccare il divino e a crescere verso di esso per diventargli simili nell’attività quotidiana.
Cesare Falletti
NP ottobre 2020