Messaggi dal fronte/2

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


Domenica 23 luglio si celebrerà “una speciale giornata di preghiera e di penitenza” a favore della pace in Medio Oriente, indetta da Benedetto XVI. Continuiamo a ricevere e pubblicare messaggi dalle zone di guerra.

a cura della redazione


Giornata di preghiera e penitenza per la pace indetta da Benedetto XVI

1. Il Santo Padre segue con grande preoccupazione le sorti di tutte le popolazioni interessate ed indice per domenica prossima, 23 luglio, una speciale giornata di preghiera e di penitenza, invitando i Pastori ed i fedeli di tutte le Chiese particolari come tutti i credenti del mondo ad implorare da Dio il dono prezioso della pace.

2. In particolare, il Sommo Pontefice auspica che la preghiera si elevi al Signore, perché cessi immediatamente il fuoco tra le Parti, si instaurino subito corridoi umanitari per poter portare aiuto alle popolazioni sofferenti e si inizino poi negoziati ragionevoli e responsabili, per porre fine ad oggettive situazioni di ingiustizia esistenti in quella regione, come già indicato da Papa Benedetto XVI nell'Angelus di domenica scorsa, 16 corrente mese.

3. In realtà, i Libanesi hanno diritto di vedere rispettata l'integrità e la sovranità del loro Paese, gli Israeliani hanno diritto a vivere in pace nel loro Stato ed i Palestinesi hanno diritto ad avere una loro Patria libera e sovrana.

4. In questo doloroso momento, Sua Santità rivolge pure un appello alle organizzazioni caritative, perché aiutino tutte le popolazioni colpite da questo spietato conflitto.

Dichiarazione della Sala stampa della Santa Sede
Da ISRAELE...

È tutto bloccato, tutto fermo, tutto in dubbio...

Dopo aver sistemato i bambini e i ragazzi anche gli adulti cercano un posto dove andare. Chi ha un amico o un parente lascia Zfat, Sasa, Avivim e se ne va verso il centro di Israele... ma il centro non è che a 150 km.

Da Gaza continuano a sparare missili su Ashkelon e sul Negev, tutta Israele è in allarme: allarme rapimenti, allarme kamikaze, allarme missili di ogni tipo. Intanto vediamo le immagini di Naharia, di Haifa e di Beirut e il cuore è dilaniato da un misto di rabbia, di paura per i tuoi cari, per il futuro, tra la ragione e le emozioni che si susseguono senza posa.

È tutto bloccato, tutto fermo, tutto in dubbio. Il mio terzo figlio si prepara per un anno di volontariato prima dei tre anni di esercito, andrà in un movimento giovanile che educa alla pace, al dialogo e a lasciare un'orma di positività nella società nella quale si vive. Il seminario di preparazione doveva essere ad Afula ma è stato interrotto.

Ieri sera mi telefona: "Mamma, riprendiamo il seminario, lo faremo a Kfar Saba, così non ci sarà pericolo!!!". Un sospiro di sollievo... perlomeno sarà lontano da rifugi e da boati che ti fanno scoppiare i timpani ma un'ora fa il giornale radio annuncia che tutta Kfar Saba è in allarme: ci sono 8 kamikaze pronti a farsi saltare. Tutti i cittadini devono chiudersi in casa, la città pullula di polizia alla ricerca dei terroristi! A Naharia, Andrei Zileswky, 37 anni è uscito un attimo dal rifugio per prendere una boccata d'aria... un missile lo ha preso in pieno. Era uscito solo per qualche minuto perchè la corrente va e viene e quando i ventilatori smettono di girare non si riesce a respirare.

Ma la vita continua: il piccolo Or mi racconta al telefono che stamattina hanno visitato la Grotta di Bet shemesh. "Era buffissimo... c'erano stallagmiti a forma di stella e di ippopotamo.... e ora si mangia, ci preparano cose buonissime!" e in tutta Israele bambini continuano a nascere: negli ospedali di Ashkelon, di Zfat, di Haifa e di Naharia e i loro padri avvolti nei talled, gli scialli bianchi, li benedicono e mentre fuori dai rifugi il mondo è in subbuglio continuano a celebrare il patto che Abramo stipulò con il Signore.

Angelica C. Livnè, Kibbuz Sasa - Alta Galilea

In giro non si vede una persona, un trattore, una scala...

Hanna mi chiama da lontano: "Hai organizzato un po' di torte per i soldati di tuo figlio?". La guardo interdetta... non mi era mai capitato di avere un figlio in guerra. Hanna sorride: "Si usa così, chiedi a un po' di amiche, ognuna prepara qualcosa poi telefoni e quando lui ti dà l'ok porti dolci e biscotti per tutti!".

Nel giro di pochi minuti 5 donne del kibbuz con gli occhi scintillanti offrono il loro aiuto. Appena ricevuto l'ok tiro fuori dal freezer pizze, lasagne e manicaretti e portiamo tutto alla piccola base. I ragazzi impacciati non sanno come ringraziare e dopo qualche minuto non resta neanche una briciola, io sorrido: "Noi mamme siamo così, quando vogliamo dimostrare l'affetto diamo da mangiare...".

Lungo la strada del ritorno guardiamo gli alberi carichi di mele che brillano al sole. Fra qualche giorno dovrebbe iniziare il raccolto e in giro non si vede una persona, un trattore, una scala. Passiamo per il Moshav Margaliot. È deserto. Il recinto del moshav è anche il confine con il Libano e si è deciso di evacuare tutti. Davanti ad Avivim, dove ieri sono morte tre persone, la strada è interrotta, i campi bruciati per una katiusha che è caduta qualche giorno fa. Viaggiamo in silenzio.

Da noi, il segretario ha mandato un messaggio a tutti i membri del kibbuz: “da domani si chiuderà la sala da pranzo. Si potrà mangiare nei rifugi che sono stati organizzati per accogliere le persone, verrà anche servita una birra ghiacciata insieme al pasto!". Si cerca di far alzare il morale come si può! Dopo una lunga riunione si decide che i bambini resteranno al centro del Paese anche Venerdi e Sabato.

E intanto riceviamo telefonate da tutta Israele e email da tutto il mondo di gente angosciata, di amici, di persone che ci esprimono il loro affetto, la loro desolazione, la loro speranza. A ogni boato un brivido e quando il mio mio amico Luca che è qua da tanti giorni con un'equipe della Tv entra nel rifugio davanti a casa mia mi chiede... “L'ufficio di una fondazione per la pace in un rifugio antiareo... come lo spieghi?”. Gli rispondo: è scritto “trasformerete le vostre lance in aratro... e noi speriamo di riuscire a trasformare i nostri rifugi in centri di pace!”.

Angelica C. Livnè
Dal LIBANO...

 

 

 

 

 

 

 

 

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