Mossi dallo Spirito: Lettera dal carcere

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


È possibile trasformare in esperienza di ritorno a Dio un periodo trascorso in carcere? Sì: è un detenuto 60enne dell’America Latina a scriverlo alla moglie e alle figlie.

dal carcere


Cara Adriana,
ti scrivo per spiegarti che non vedo questo mio periodo di trattenimento in carcere come lo si vede da fuori. Vi invito, mia cara, e figlie mie, a vederlo in un altro modo. Ti chiedo, mia cara, di non tenere la mente occupata con il problema del processo. Le nostre figlie in una letterina hanno detto che lo poniamo nelle mani di Dio. Facciamolo. Chiediamogli il suo aiuto e la sua protezione. Diciamogli di illuminare il giudice e l’avvocato perché facciano bene il loro lavoro.

Se affidiamo tutto a Dio senza porgli scadenze, senza soffermarci sul perché, senza perderci nelle lamentele, senza sentirci in una tragedia - perché la tragedia è ben altra cosa, spiegalo alle mie figlie – ma semplicemente accettando la situazione, la mente acquista la forza per superarla. Vedi questa come una prova venuta da Dio.

"Fiore su rosa" di p. Costantino Ruggeri

Vista così, è come un premio perché Dio ha avuto fiducia in noi. Occorre rispondere con pazienza, con umiltà, senza reclamare, senza rimproverare nulla a nessuno, senza incolpare nessuno, senza odi né risentimenti. Per me si tratta di un viaggio iniziato il giorno in cui Dio mi ha bloccato per il bene nostro e mi ha detto: “Torna a casa, lì avrai tutto”. Ed è cominciato questo viaggio di ritorno che, sebbene lento, mi avvicina a voi in ogni istante. Stanca un po’, perché procedo come se andassi a piedi su una strada che non conosco; ma ho la certezza che conduce a casa.

Non dimenticare, cara Adriana, che Dio ha disposto questa via per il mio ritorno. Non sono solo, in questo cammino siamo in molti. È bello, perché è un cammino di ritorno ed il vantaggio che ci è dato è che si avanza anche mentre dormiamo, come se ci fermassimo per riposarci su una barca che Dio guida mentre noi dormiamo. Per cui questa parte del cammino è rapida e aiuta molto.
Riprenditi, mia cara. Figlie mie, non preoccupatevi, perché se Dio ci mette alla prova è pur certo che mai ci sottopone a una prova più grande di quella che possiamo sopportare. Dio dà la forza e ci aiuta. Abbiate la sicurezza che ne deriveranno molte, molte cose belle.

Mia cara, è un ritiro spirituale non solo per me ma anche per te. Rifletti: è diverso guardare a ciò che abbiamo perduto o soffermarsi sulle cose migliori. Credi: trarremo un vantaggio da questa esperienza. Se la consideriamo come un ritiro, la mente ignora i muri e vediamo solo quello che può essere utile al nostro bene. Indirizza la gente intorno a te, perché non viva discutendo della mia situazione. Vivi come se non fosse successo niente, perché se veramente siamo riconciliati con la vita - ma soprattutto con Dio - dobbiamo comprendere ciò che abbiamo tra le mani.

Prenditi cura di te e delle nostre figlie con amore, la vita ci compenserà. Non dubitare mai di Dio, scrivimi sempre, ma solo di noi, del nostro amore, della nostra famiglia e fallo con parole che mi incitino a continuare, a non arrendermi, in termini che alimentino l’amore che ci unisce. Continua ad essere la persona limpida, la moglie bella che sei. Sii felice, perché se io so che qualcosa rende felice te e le mie figlie anch’io proverò felicità e gioia. Non mi sento vinto, sto vivendo una lotta e ne usciremo vittoriosi se non ci separiamo da Dio.

dal carcere
da Nuovo Progetto maggio 06

 

 

 

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