Mucca

Pubblicato il 08-07-2018

di Fabio Arduini

di Fabio Arduini - La mucca non spicca per intelligenza, e nemmeno per vivacità. Ma l’abilità che la natura le ha conferito è pur sempre assai raffinata nella funzione a cui deve sovrintendere, cioè produrre latte.
L’attrezzatura dei bovini consiste di ben tre speciali organi di digestione oltre allo stomaco e di una struttura ossea ampia che garantisce loro parecchio spazio.

E anche l’ottusità in fondo costituisce una fortuna per la mucca, perché la sua vita è funzionale a lucidi obiettivi di massimizzazione del profitto.
La maggior quantità di latte con i minori costi per più tempo possibile lungo la vita di ogni singolo capo.
La produzione è registrata ad ogni mungitura, monitorata e confrontata con tutte le altre variabili, come quantità e composizione del cibo, razza, età, distanza dall’ultimo parto, clima, per individuare le strategie aziendali.
L’indicatore è espresso in quintali all’anno.

Ne sono pubblicate varie classifiche, attraverso cui gli allevamenti concorrenti si tengono d’occhio, per esempio quella della produzione media di tutti i capi di una stalla. In quelle più performanti ci si attesta a quota 120 q/anno per mucca.
Classifiche speciali esprimono i dati di produzione di tutte le discendenti di questa mucca o di quel toro, a scopo scientifico e di marketing.

Nei grandi allevamenti industriali ogni individuo femmina della specie bos taurus è solo l’ingranaggio-base attorno al quale è stato sviluppato un formidabile sistema di spremitura (cioè, di mungitura), capace di garantire apprezzabilissimi profitti ai proprietari.
Che potrebbero essere ancora incrementati e messi al riparo dalle fluttuazioni dei prezzi dei mangimi se, come stanno dimostrando due giovani allevatori piemontesi a cui i genitori hanno lasciato la guida dell’azienda, si (ri)mettono al centro le mucche invece che i loro apparati digerente e lattifero.

Fabio Arduini
PAROLE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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