Non c'è pace senza giugstizia

Pubblicato il 13-05-2024

di Edoardo Greppi

Il 5 marzo 2024 la Camera preliminare della Corte penale internazionale, composta dai giudici Rosario Salvatore Aitala (Italia), presidente, Tomoko Akane (Giappone) e Sergio Gerardo Ugalde Godinez (Costarica) ha spiccato mandati d’arresto per due alti ufficiali della Federazione Russa, Sergei Ivanovich Kobylash e Viktor Nikolayevic Sokolov, nel contesto della situazione in Ucraina per presunti crimini commessi tra ottobre 2022 e marzo 2023. I due mandati di arresto sono stati emessi su richiesta del Procuratore della Corte, il britannico Karim Khan. La Corte, che ha sede all’Aja, non giudica gli Stati ma gli individui che hanno commesso crimini internazionali.

Il tenente generale Kobylash era in quel periodo comandante dell’aviazione “a lungo raggio” delle forze aeree russe, e l’ammiraglio Sokolov era il comandante della flotta del Mar Nero. La Camera ha ritenuto che vi fossero ragionevoli motivi per ritenere che i due accusati possano essere ritenuti responsabili degli attacchi missilistici sferrati in quei mesi dalle forze armate russe contro le infrastrutture elettriche ucraine in diverse località (crimini di guerra). I giudici operano una distinzione tra attacchi deliberati contro beni civili e altri che, pur indirizzati verso obiettivi militari, hanno causato danni collaterali eccessivi rispetto al previsto “vantaggio militare”.
Per quanto riguarda i crimini contro l’umanità, i giudici hanno considerato che la campagna di attacchi abbia comportato la multipla commissione di atti contro la popolazione civile, come risultato di politica decisa dallo Stato.
L’articolo 7 dello Statuto di Roma definisce crimini contro l’umanità gli atti che sono intenzionalmente commessi come parte di un attacco su vasta scala o sistematico contro una qualsiasi popolazione civile. Di qui l’accusa di aver commesso “atti inumani” che hanno «intenzionalmente causato grande sofferenza o gravi danni» alla salute fisica o mentale dei civili.

Il contenuto dell’ordine di arresto dei due alti ufficiali è coperto dal segreto, al fine di proteggere i testimoni e garantire l’attività investigativa dell’Ufficio del Procuratore. Al contempo, pur non rivelando i contenuti, la Camera preliminare ha deciso di rendere pubblica la notizia dell’emissione di questo mandato di arresto perché condotte simili, in grave violazione delle norme del diritto internazionale umanitario, sono ancora in corso. I giudici ritengono che la “pubblica consapevolezza” dei mandati di arresto possa contribuire alla prevenzione di crimini ulteriori, e per questo ha disposto la pubblicazione dell’ordine di arresto, dei nomi degli accusati e delle fattispecie di crimini internazionali di cui si sarebbero resi responsabili.

Questa decisione si aggiunge a quella che – esattamente un anno fa, il 17 marzo 2023 – la Camera preliminare della stessa Corte aveva adottato con l’emissione di analoghi ordini di arresto per il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin e per la commissaria per i diritti dei bambini Maria Alekseyevna Lvova-Belova.
Qual è la strategia del procuratore Khan?
La scelta di questi due alti ufficiali è sicuramente il risultato di una raccolta di prove relative a specifici atti che hanno causato un considerevole numero di vittime tra i civili.
In questo tipo di procedimenti è, infatti, essenziale che il procuratore sia in grado di portare ai giudici prove sufficientemente solide per fondare un eventuale processo.
Il caso è circoscritto ai soli elementi che il procuratore ritiene di avere raccolto, anche per il crimine più difficile da provare, quello contro l’umanità. Esso, infatti, richiede che sia dimostrata l’intenzionalità.
Inoltre, questo ulteriore passo del procuratore Khan è anche il frutto di una stretta collaborazione con il Procuratore generale dell’Ucraina, Andrey Kostin, che da molto tempo conduce investigazioni e raccoglie prove. Il generale Kobylash è già nel mirino della Procura di Kiev per il crimine di aggressione (per avere pianificato e condotto una guerra di aggressione contro l’integrità territoriale dell’Ucraina).

Su questo crimine, la Corte penale dell’Aja non ha competenza, non avendo né la Russia né l’Ucraina ratificato lo Statuto di Roma. L’Ucraina ha già da dieci anni accettato, invece, la giurisdizione della Corte per i crimini di guerra e quelli contro l’umanità.
Qui sta il fondamento della nuova iniziativa del procuratore Khan.
Possiamo ritenere che Khan abbia testimoni (militari, disertori di servizi di sicurezza e forze armate), prove documentali, intercettazioni telefoniche e di corrispondenza ufficiale.
Manca ancora un’analoga iniziativa relativa alle grandi quantità di omicidi, detenzioni arbitrarie, torture, stupri commessi ai danni della popolazione civile.
La Corte procede con cautela, perché è necessario che la giustizia internazionale dimostri di essere trasparente e fondata su basi molto solide. La comunità internazionale invoca con forza: non c’è pace senza giustizia!


L’accusa nei confronti dei due ufficiali è di aver perpetrato crimini di guerra consistenti in attacchi contro beni civili, e di aver causato eccessivi danni collaterali ai civili o danni contro beni civili. I due ufficiali sono, inoltre, accusati di aver commesso il crimine contro l’umanità di “atti inumani”. Secondo la Camera preliminare della Corte, vi sono “fondati motivi” per ritenere
che gli accusati abbiano una responsabilità individuale per avere commesso questi crimini congiuntamente e/o attraverso altre persone, per averne ordinato la commissione, e/o per avere mancato di esercitare il controllo sulle forze armate poste sotto il loro comando.

 

Edoardo Greppi
NP aprile 2024

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