Non sprecare la vita

Pubblicato il 31-08-2009

di Claudio Maria Picco


Flavio Insinna, popolare attore e conduttore risponde ad un paio di domande della nostra redazione.

di Claudio Maria Picco


Tu conduci, in prima serata, il programma “Affari Tuoi”. Noi all’Arsenale assicuriamo che bisogna anche farsi un po’ gli affari degli altri. Per te quale significato ha la solidarietà, l’attenzione ai problemi degli altri?
Il sogno, l’utopia, è quello di poter festeggiare un giorno un mondo senza la solidarietà, nel senso di un mondo che non ne abbia più bisogno; vorrebbe dire che tutti avrebbero come me una coperta, un piatto di riso tre volte al giorno, un’assistenza sanitaria e un tetto.
È vero, conduco un gioco come “Affari Tuoi”, ma il modo in cui lo conduco non è asettico, non sono solo gli affari dei concorrenti. Gli affari sono di tutti e la cosa bella, che mi piace, è che quando vincono - io so tutta la storia dei concorrenti e le motivazioni che li hanno portati fino a lì, e quasi tutti sono lì per vere necessità - quando vincono mi sento un po’ come un Robin Hood televisivo. Poi sicuramente non sono Gandhi, ma quando qualcuno mi ha telefonato o mi ha bussato sulla spalla, credo che sia abbastanza alta la media delle volte in cui mi sono girato e ho cercato di capire se potevo dare, nel mio piccolo, una mano. insinna.jpg

L’Arsenale della Pace è un punto di riferimento per tantissimi giovani. Cosa diresti ai giovani di oggi che sono alla ricerca di senso, di prospettive?
Direi una cosa apparentemente semplice, che ogni tanto un mio amico, sacerdote salesiano, mi ricorda: la vita è una sola, non la possiamo e non la dobbiamo sprecare. La puoi vedere dal punto di vista del credente e in quel caso non è nostra, non ci appartiene, è un dono, lo devi mettere a frutto, va restituita meglio che possiamo; oppure da ateo, e in questo caso le va dato un senso che, come dice il poeta, è anche quello di lasciare un’aiuola migliore di come l’hai trovata, ad esempio facendo ridere un bambino, rendendo una persona un po’ più allegra perché ti ha conosciuto.
La vita va usata così, come avete fatto voi del Sermig: un posto di guerra dove si preparava la morte è tramutato in un inno alla vita.

Lo so che la televisione e tutto il mondo lanciano segnali che vanno in un’altra direzione: devi avere la moto, la macchina, la barca, poi lo yacht, poi la pelliccia, poi devi fare un disco, ne devi fare due, devi fare dei film.
Guardo ai giovani con grandissima tenerezza, perché è vero che sono sempre più alti e grossi, ma sono sempre più indifesi e in realtà dentro hanno lo stesso bambino che avevamo noi, ma, oggi, bombardato da diecimila cose che deve essere aiutato a decodificare. Quando faccio degli incontri con i ragazzi, sfidando anche la noia, lo sbadiglio, dico una cosa che mi diceva mio padre: “Studia, ma non perché poi a cena devi esibire a memoria le date della scoperta dell’America e della rivoluzione francese. Studia per un motivo: perché conoscere è riconoscere”.
Se tu sai leggere e hai un libro, capisci se questo libro è “Mein Kampf” di Hitler e allora lo leggi e poi ne prendi le distanze, oppure capisci che è Cent’anni di solitudine e te lo puoi far passare dentro il cuore.

Se tu conosci, puoi riconoscere e soprattutto, da atei o da credenti, la cosa più importante è riconoscere il bene dal male. è questo l’augurio che io faccio, ma soprattutto di non sprecare la vita, poi nelle forme che i giovani vorranno trovare o osare; ma non si può sprecare la vita aggredendo un disabile, drogandosi o spaccandoci reciprocamente la testa allo stadio!

Claudio Maria Picco
da Nuovo Progetto gennaio 2008

 

 

 

 

 

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