Obbedire, verbo ancora valido, se…

Pubblicato il 10-08-2011

di laura e giancarlo

Mani


Aderire alla volontà di Dio per diventare capaci di amare e di agire per la sua gloria e il bene delle persone.
di Madre Anna Maria Cànopi, osb
 
 
Antonio Canova, Carità ElemosinaLa Quaresima è tempo di conversione, tempo, quindi, di ascesi, di austera disciplina per conformare più fedelmente la propria condotta al Vangelo. Solitamente si ritiene che questo comporti pratiche penitenziali come il digiuno, l’astinenza, particolari preghiere e opere di carità. Giusto. Tutto questo il Signore stesso lo suggerisce ai suoi seguaci, ma nessuna ascesi avrebbe valore se non procedesse da un’autentica vita di fede totalmente sottomessa alla volontà di Dio.

L’importanza dell’ascolto della Parola consiste nel fatto che ascoltare significa obbedire, aderire a quello che Dio ci dice, con spirito di fede e slancio di carità.
Già per bocca dei profeti, Dio aveva cercato di educare il suo popolo all’autenticità e all’interiorità del culto. A Saul, che non aveva messo in pratica la sua parola, (cf. 1Sam 15,10) faceva dire dal profeta Samuele: “Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’obbedienza alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti” (1Sam 15,22). Al popolo d’Israele, specialmente ai capi che si comportavano con ipocrisia, ostentando un culto fastoso mentre trascuravano di praticare la giustizia e l’amore del prossimo, faceva gridare da altri profeti: “Io detesto, respingo le vostre feste solenni e non gradisco le vostre riunioni sacre; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco le vostre offerte” (Amos 5,21-22), “poiché voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti (Osea 6,6).

Gesù stesso è venuto al mondo per offrire al Padre - in quanto uomo - il sacrificio di se stesso: l’obbedienza filiale. “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,6-7).
Chris Higham, La passione di GesùTale adesione alla volontà del Padre ha portato Gesù fin sulla croce, ma la sua obbedienza ci ha redenti in forza dell’amore con cui ha detto al Padre il suo per noi. Egli perciò ci raccomanda di rimanere nel suo amore imitandolo nella sua sottomissione al Padre: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore” (Gv 15,10). Gesù ribadisce insistentemente che il suo comandamento è che ci amiamo gli uni gli altri come egli ci ha amati (cf. Gv 15,12-13). Questa obbedienza non è coercitiva; non è un giogo imposto dall’esterno; non è un peso che ci schiaccia, ma un’esigenza che nasce e cresce dentro di noi in forza dello Spirito Santo che ci è donato e che ci rende capaci di amare (cf. Rm 5,5-8) e di fare ogni cosa cercando la gloria di Dio e il bene dei fratelli.

Bisogna quindi partire dai comandamenti: partire da quello fondamentale, che ci fa mettere Dio al primo posto nel nostro cuore, nella nostra vita, per attingere proprio da Lui quella carità che è soprattutto misericordia. Disegno ispirato al perdonoL’obbedienza più difficile alla nostra natura umana è quella di perdonare. Essendo tutti peccatori - dominati dall’orgoglio, dalla superbia, dall’egoismo e da tante altre passioni - abbiamo anzitutto bisogno di riconoscerci tali, con sincera umiltà e quindi di impegnarci nella più radicale conversione per ricevere dal Signore uno spirito di mitezza e di pace, che sempre faccia prevalere la carità e quindi il perdono e la riconciliazione con tutti.
Non si pensi di poter vivere il Vangelo senza prendere sul serio ogni parola che in esso sta scritta e che diviene per noi un esplicito comando al quale - se vogliamo essere di Cristo e conformarci a Lui - dobbiamo obbedire.

È necessaria una continua vigilanza su di sé per non lasciarsi, quasi inavvertitamente, guidare dallo spirito mondano e per sapere invece discernere, in ogni circostanza, ciò che è gradito a Dio e ci rende partecipi della sua santità. L’apostolo Pietro ci ammonisce ad essere vigilanti: “Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma, come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi in tutta la vostra condotta... Dopo aver purificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati... dalla Parola di Dio viva ed eterna. E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunziato” (cf. 1Pt 1,14-25).

La Parola è così semplice e chiara e attinente al concreto della vita quotidiana, da non lasciare spazio ad alibi per disattenderla e barare al gioco con Dio.
Pierluigi Bruno, FavelasPer noi cristiani dovrebbe essere abituale vivere sotto lo sguardo di Dio, sempre chiedendoci se quello che pensiamo, che desideriamo, che facciamo è secondo la sua volontà. Quando davanti ad ogni situazione - specialmente nella prova - sappiamo vedere, con fede, il disegno provvidenziale di Dio, allora tutto ci diventa accettabile, anzi, adorabile e viviamo l’obbedienza quale martirio della coscienza consumato - come gli apostoli e la numerosa schiera dei testimoni - nel gaudio dello Spirito Santo.


Madre Anna Maria Cànopi, osb
Abbazia benedettina "Mater Ecclesiae"
Isola San Giulio (Novara)
da NP marzo 1996
 
 
 

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