Oltre l’ansia

Pubblicato il 02-06-2018

di Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - Una via di uscita al disagio dei ragazzi.

Tra i ragazzi di oggi sono sempre più frequenti le crisi d’ansia e di panico. Soprattutto tra le studentesse (ma anche tra parecchi studenti) delle scuole superiori, episodi che un tempo risultavano eccezionali ora si verificano con sorprendente frequenza.

Se si domanda ai medici che lavorano tutti i giorni al pronto soccorso degli ospedali cittadini, ci si sente rispondere che queste situazioni sono divenute per loro ordinaria amministrazione. Come mai? Si tratta certo di un fenomeno un po’ allarmante e di non immediata spiegazione. Infatti, ad un ventaglio di sintomi decisamente inquietante e che può far pensare all’improvvisa manifestazione di una patologia anche grave (soprattutto cardiaca o respiratoria), non corrisponde di solito una spiegazione altrettanto seria e raramente si risale ad uno scenario esistenziale drammatico (per fortuna!).

Pare proprio che dietro agli attacchi di panico ci sia il più delle volte soltanto la difficoltà dei nostri ragazzi a trovare altri modi, altre strategie efficaci per affrontare e superare le inevitabili difficoltà e frustrazioni della vita quotidiana.

Lo si intuisce sovente dalle loro stesse parole, quando raccontano che queste cose succedono loro con una certa assiduità, all’improvviso e senza una reale motivazione oppure a seguito di episodi banali, inconsistenti e tutto sommato gestibilissimi (come un “no” ricevuto, un amico “virtuale” che non risponde subito sulla chat, un saluto mancato, un giudizio sfavorevole espresso da un coetaneo, un affetto non corrisposto….).

Ci viene da pensare che un tempo noi affrontavamo alla stessa età gli stessi malesseri, le stesse brucianti delusioni, ma forse possedevamo modalità più efficaci per controllare le nostre reazioni, in modo da non proiettarle all’esterno in forme così estreme. O forse venivamo educati a mantenere privato il nostro male di vivere, con una sorta di ridimensionamento dell’angoscia provocata dai nostri stessi sentimenti. O magari eravamo abituati ad usare la ragione per valutare con maggior spirito critico l’effettiva gravità o meno di una situazione.

Pensieri fondati, ma utili solo se ci stimolano a cercare vie d’uscita, a mettere a punto strategie efficaci per venire incontro alle fragilità dei nostri ragazzi. Noi adulti abbiamo infatti il compito di accompagnare gli adolescenti di oggi alla riscossa, stanarli dai loro nascondigli, allearci con loro nella lotta quotidiana, indicare slanci vitali da opporre alle sconfitte e alle frustrazioni.

Per questo dobbiamo rispolverare forme di pensiero meno lamentose e pessimistiche. «La nitida percezione della crisi in atto non deve indurre alla tentazione di idealizzare il passato o di coltivare l’illusione di un suo possibile ritorno…
Il succedersi delle generazioni non è come un lungo fiume tranquillo, c’é sempre bisogno della reinterpretazione da parte delle nuove generazioni dei valori trasmessi dai padri»*.

Se rivestiamo un ruolo educativo, se siamo padri e madri, dobbiamo quindi continuare caparbiamente, giorno per giorno, a proporre ai figli valori alti, a indicare scenari di speranza, a stimolare la capacità di sognare, a mostrare la ricchezza delle autentiche relazioni d’amore e d’amicizia, a insegnare il coraggio, a urlare loro la bellezza della vita! Poi sarà ciascuno di loro a dover pian piano far propri quei valori, scoprendo che dopo un fallimento o una caduta è possibile ricominciare, sempre. Senza sprofondare nella paura, né perdere la bussola.

* V. Paglia, Il crollo del Noi, Laterza 2017

Gabriella Delpero
PSICHE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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