ONU: una Dichiarazione per tutti

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro

Nata nel 1945 sulle ceneri dei milioni di morti della II guerra mondiale, l’ONU raggruppa oggi 192 paesi. Il 10 dicembre 1948 la sua Assemblea Generale approvava la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. A 60 anni di distanza ne ripercorre l’opera Sandro Calvani, all’ONU dal 1992 e direttore di UNICRI, l’Istituto Internazionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia fondato nel 1967 e con sede a Torino.
Intervista a Sandro Calvani


A 60 anni dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, quale bilancio si può fare? Molto è stato fatto, considerando che il suo testo finale fu elaborato mentre la Guerra Fredda divideva il mondo, molti Paesi in via di sviluppo erano ancora colonie, o schiacciati da regimi dittatoriali e dallo schiavismo. Oggi tutti i Paesi Membri hanno ratificato almeno uno dei principali nove trattati sui diritti umani e l’80% ne ha ratificato quattro o più. La Dichiarazione ha ispirato trattati, dichiarazioni e convenzioni.
human rights declaration La tutela dei diritti umani è il principale obiettivo delle Nazioni Unite e da anni l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani lavora per promuovere questo scopo. Sono stati creati meccanismi e organi che monitorano il rispetto dei diritti umani e l’applicazione degli strumenti internazionali. Per non parlare della Corte penale internazionale e dei tribunali speciali che lavorano per assicurare la giustizia. Eppure nel mondo ogni giorno i diritti delle persone vengono calpestati. Forse non si può affermare che alcuni diritti abbiano fatto più strada di altri, ma si può dire che i processi di pace, democrazia e lo sviluppo sociale ed economico nella maggior parte dei Paesi abbiano innescato libertà ed eguaglianza, il rispetto dei diritti individuali, economici sociali e culturali, e le libertà costituzionali.
Ogni nuova guerra, ogni nuovo scenario di povertà o di instabilità generano violazioni. Molto rimane da fare. La difesa dei diritti umani è l’unica strategia possibile per garantire il futuro dell’umanità. La sfida è quella di continuare il percorso tracciato negli ultimi 60 anni, ma il futuro della Dichiarazione Universale dipende dal suo prolungamento sul piano nazionale, dall’applicazione rigorosa degli strumenti giuridici che ha originato e che i Paesi hanno ratificato impegnandosi di fronte al loro popolo
L’universalità della Dichiarazione dipende dalla possibilità che essa venga condivisa da ogni governo, da ogni persona come patrimonio che supera ogni ideologia e ogni situazione contingente. Monitorare, denunciare e promuovere la cultura dei diritti umani è una sfida per l’ONU e per ogni essere umano poiché, come diceva il Segretario Generale dell’ONU, Dag Hammarskjöld: “Il dolore causato da una ferita nel mondo è sentito al contempo nel corpo dell’umanità”. onu
Come si pone l’Islam rispetto alla Dichiarazione e quale il ruolo dell’ONU nel promuoverla nel mondo musulmano? Non tutti i Paesi membri votarono la Dichiarazione quando fu presentata. Alcuni Paesi musulmani dichiararono, tra l’altro, che violava l’insegnamento del Corano nell’affermare il diritto a scegliere e perfino cambiare religione. Questa posizione è stata sfidata da molti studiosi islamici. Abdulaziz Sachedina nell’analizzare le origini della democrazia nell’Islam ha indicato che l’Islam ha una componente di secolarismo, democrazia moderna e diritti umani. Questa fu anche la posizione del Ministro degli Esteri pakistano Muhammed Zafarullah, che difese il sostegno del suo Paese alla Dichiarazione Universale, affermando che il Corano consente a ciascuno di credere o no. Vi sono passaggi nel Corano che testimoniano i principi della tolleranza, della carità e della coesistenza pacifica professati dalla religione islamica. Nel Rapporto del Seminario del 1982 sui diritti umani e l’Islam si legge: “È tempo di confutare l’idea che l’inizio e lo sviluppo del concetto di diritti umani sia attribuito esclusivamente alla cultura occidentale”.
islam A dispetto delle ineguaglianze di genere in molti Paesi musulmani, i musulmani stessi hanno sempre sostenuto che l’Islam per primo migliorò il trattamento delle donne nelle società. La studiosa Riffat Hassan spiega che in molti passaggi del Corano la bilancia è a favore delle donne. A dispetto delle diverse interpretazioni, gli sforzi di questi studiosi hanno svolto un ruolo molto importante nel cambiare la posizione, ufficiale e non, di molti Paesi e società musulmane nei confronti della questione dei diritti umani. Oggi la maggior parte dei Paesi musulmani del mondo ha ratificato le convenzioni internazionali dei diritti umani.
Le Nazioni Unite sono state parte di tale processo attraverso il loro costante operato nelle società musulmane e in altre. Alcuni esempi: le operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite nei Paesi arabi hanno da sempre avuto un ruolo di prevenzione delle violazioni dei diritti umani. Attraverso il suo Fondo per lo Sviluppo delle Donne l’ONU ha promosso l’uguaglianza di genere nel Mondo Arabo. Un’altra significativa iniziativa è stata lanciata a Beirut nel 2005: “Il Ruolo delle parlamentari arabe nella Riforma legislativa”. L’ONU ha svolto importanti azioni di sensibilizzazione e di documentazione di tutte le violazioni dei diritti umani e di assistenza legale nel mondo arabo.
Quest’anno le Nazioni Unite apriranno un Centro di documentazione e formazione nel Qatar. Va ricordata inoltre l’azione di difesa dei diritti dei rifugiati provenienti da vari Paesi arabi promossa da agenzie quali UNRWA* e UNHCR e il sostegno che UNDP ha garantito a molti intellettuali e studiosi arabi, così come riconosciuto dal Rapporto sullo Sviluppo del Mondo Arabo del 2002. Un Rapporto che ha avuto un’enorme risonanza a livello mondiale e regionale. Le Nazioni Unite stanno in definitiva lavorando con i Paesi musulmani così come con il resto del mondo per raggiungere gli obiettivi che la Dichiarazione ha tracciato. unrwa
Ci racconta un episodio vissuto da lei in prima persona nel quale l’ONU si è fatto portatore nel concreto dei diritti scritti sulla Dichiarazione? Nel 1990, durante il mio lavoro con l’OMS in Etiopia, al tempo del sanguinario Presidente Menghistu Haile Mariam il regime al potere si è macchiato di ogni forma di abuso contro la popolazione civile in Eritrea, territorio che l’Etiopia aveva occupato. Perfino il personale del mio ufficio fu vittima di quel comportamento intollerabile. Arrestarono una collega di origine eritrea, senza farle conoscere di cosa era accusata, la imprigionarono e la sottoposero a varie forme di abuso fisico e torture. L’OMS sotto la mia direzione reagì con decisione e trasparenza. Informammo anche Amnesty International. La quinta Commissione dell’Assemblea ONU prese una posizione forte di condanna dei fatti. Furono approvate varie risoluzioni che chiedevano al governo di Menghistu di porre fine ai suoi abusi.
menghistu Forti dell’appoggio internazionale ad Addis Abeba, riuscimmo a piegare il governo a concedere alcune visite mediche. Oltre un anno dopo l’arresto la collega fu liberata, senza essere stata processata, molto provata dagli abusi ma viva. Oggi ha potuto ricostruire la sua serenità e tornare ad una vita normale. Accerchiato dal disprezzo della sua stessa gente, il regime di Menghistu cadde anche sotto la pressione dei fronti di liberazione del Tigrai e dell’Eritrea.
UNICRI e diritti: quali sono le priorità di oggi? Oggi è fondamentale promuovere lo sviluppo e la giustizia secondo un approccio integrato. Garantire che non ci sia più impunità, che chiunque depredi un popolo causando povertà, analfabetismo e censura sia condotto di fronte a un tribunale. Ogni programma dell’UNICRI si sviluppa su piani convergenti: contrastare il crimine e tutelare al contempo i diritti delle vittime. Sviluppare le istituzioni giudiziarie e al contempo sostenere i programmi sociali di assistenza e sviluppo. Promuovere lo Stato di diritto, anche attraverso assistenza nell’applicazione delle Convenzioni, rappresenta una priorità.
L’UNICRI sta contribuendo a creare dialogo e condivisione delle migliori prassi a livello internazionale; esse hanno come assunto il rispetto dei diritti umani in tutti i campi: dalla prevenzione del terrorismo internazionale al contrasto della tratta di persone. unicri
* Sigle di istituzioni ONU:
UNRWA: “United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East”
UNHCR: “United Nations High Commissioner for Refugees”
UNDP: “United Nations Development Programme”
Da Nuovo Progetto Febbraio 2008
A cura della redazione

MEDITAZIONE DEL SERMIG ALL’ONU

Di Sandro Calvani vedi anche:
COLOMBIA: tra miti e realtà
Fiera del Libro 2008: Sogno che fra cent’anni
ONU: la pace conviene (intervento audio)

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok