Pacem in terris

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro

"Voglia Dio che finisca presto questo conflitto per fare spazio ad una nuova era di perdono, di amore, di pace".
E' il nuovo pressante, appassionato appello per la pace che il Pontefice ha rivolto ieri all'Angelus alla folla in piazza San Pietro.

... Claudio Maria Picco

Le forze della coalizione anglo-americana sono penetrate oggi dentro la città di Baghdad occupando alcuni edifici governativi. La morsa militare si stringe intorno agli apparati del regime iracheno, ma aumentano i rischi legati al coinvolgimento dei civili che potrebbero diventare vittime inermi dei combattimenti fra gli opposti schieramenti.
Mentre la guerra procede appesantita da un bagaglio crescente di vittime e di assurdità, mentre i vertici dell'Onu sono chiusi in un silenzio non comprensibile, la Chiesa celebra i 40 anni dell'enciclica Pacem in Terris da molti ritenuta il testamento spirituale di Papa Giovanni XIII. Era l'11 aprile 1963, giovedì santo, quando fu promulgata, l'epoca di John Fitzgerald Kennedy, di Martin Luther King, di Giorgio La Pira, di Charles De Gaulle, di Nikita Kruscev.

Il mondo uscito dalla seconda guerra mondiale si avviava verso
un periodo di sviluppo e di ripresa economica, ma si trovava diviso in due grandi blocchi di potere; da un lato i paesi liberi -Stati Uniti, una parte dell'Europa e l'occidente-, dall'altro l'Unione Sovietica con i suoi satelliti.
Si era appena evitata una gravissima crisi internazionale a Cuba, era in atto una rincorsa agli armamenti nucleari da parte delle due super potenze USA e URSS, il Concilio Vaticano secondo -aperto solennemente il 1° ottobre 1962- stava muovendo i primi passi.
Quanti eventi in questi quaranta anni! La guerra in Vietnam, la caduta del muro di Berlino e la sconfitta del regime sovietico, lo svilupparsi del terrorismo fondamentalista non sono che alcune fra le più significative tappe storiche del recente cammino dei popoli, sempre in ricerca di un difficile equilibrio politico e sociale. L' insegnamento della Pacem in Terris, rivolto a tutti gli esseri umani e non solo ai cattolici, non mostra segni di invecchiamento, continua anzi ad essere attuale e a portare un forte messaggio profetico di pace, di impegno per i diritti umani fondamentali, per il disarmo, per una lettura puntuale dei segni dei tempi: "Si diffonde sempre più tra gli esseri umani la persuasione che le eventuali controversie tra i popoli non debbano essere risolte con il ricorso alle armi, ma invece attraverso il negoziato" recita il testo dell'enciclica al paragrafo 67. E' quanto gli organismi internazionali stavano faticosamente cercando di fare in Iraq prima che scoppiasse il conflitto armato.
Giovanni Paolo II domenica ha affidato l'eredità spirituale della Pacem in terris ai giovani: "Costruire la pace è un impegno permanente. Desidero affidare l'impegno della pace soprattutto ai giovani. E' indispensabile educare le nuove generazioni alla pace, che deve diventare sempre più stile di vita."
I giovani oggi sono sensibili e attivi sul fronte della pace. A Torino continua l'iniziativa della tenda della pace inaugurata venerdì scorso con la presenza significativa del Cardinale Severino Poletto. Fino al 13 aprile settantasette giovani di diversi paesi si alternano ogni giorno nel digiuno e nella preghiera per la pace. La tenda si sposterà poi all'Arsenale della Pace e in altre città, fino alla fine della guerra. E' un gesto che richiama l'attenzione dell'opinione pubblica sul coinvolgimento personale per la pace. Sullo striscione posto sopra l'ingresso della tenda c'è scritto: pace si e comincio io. E' un modo per alzare la qualità della protesta contro la guerra, protesta minacciata da episodi di violenza; è un modo per affermare il desiderio di diventare operatori di pace, disarmati e disarmanti.
I Giovani della Pace propongono come gesto concreto di solidarietà di devolvere una giornata di lavoro in favore della popolazione irachena colpita e duramente provata dalla guerra. Non è un'elemosina. E' un segno che parte dal vivere quotidiano per essere donato al vivere quotidiano di tante persone come noi. E' un gesto di pace.
Sono numerosissime le presenze e gli incontri alla tenda della pace. La città presa nella morsa della quotidianità incontra per strada giovani che testimoniano di credere e di volere un bene che tutti vogliono, almeno a parole, ma che non sempre siamo disposti a conquistare.
Torino 7 aprile 2003
Claudio Maria Picco

 

 

 

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