PRESTIGE, l’ennesimo disastro annunciato

Pubblicato il 31-08-2009

di andrea

 

Dannata Prestige! L'immagine che più colpisce non è tanto la petroliera agonizzante in mezzo al mare, in procinto di bissarsi (19 novembre), ma i soldati, i volontari, i pescatori che in tuta bianca sporca di nero, sulle spiagge della Galizia, 500 km, (ma anche in Asturia, Cantabria, Paesi Baschi, Francia e Portogallo) cercano con cestoni di plastica, guanti, badili e teli di ripulire le coste dal fuel-oil il prodotto velenoso della raffinazione del greggio.


I grandi problemi
Milleseicento petroliere all'anno passano al largo di queste coste fragili e naturali.
Primo grande problema: quelli più colpiti sono i pescatori. In Galizia 60.000 i pescatori e i "mariscadores" che raccolgono i frutti di mare. E adesso? Una rovina economica. Chissà poi gli effetti sul turismo.
Secondo grande problema: un disastro ecologico ancora indefinito.
Gli effetti del prodotto vischioso (chapapote) rilasciato dalla Prestige sono pesanti per tutti gli uccelli (ridotta protezione termica, capacità di volo, di galleggiare e, se ingerito, danni a organi); microrganismi come alghe e plancton (soffocamento, crescita compromessa, anomalie); mammiferi marini (blocchi renali, lesioni mucose respiratorie); pesci (asfissia e lesioni della pelle, apparato digerente); crostacei (problemi respiratori e difficile assorbimento del cibo). Terzo grande problema. Gli effetti durano a lungo. Infatti gli elementi più leggeri del petrolio evaporano in pochi giorni, ma l'olio combustibile evapora poco; le sostanze chimiche reagiscono con l'aria e si creano grumi di catrame che arrivano sulle coste; l'olio si rompe a chiazze a causa dell'azione di vento e onde e si disperde in grandi aree; l'azione delle onde spezza le chiazze fino a piccole gocce che se si legano a sedimenti (sabbia) si depositano sul fondo.
La petroliera contiene 77 mila tonnellate, ne sono fuoriuscite circa 56.000; e stanno uscendo al ritmo di 120-125 t. al giorno, e ancora per un lungo periodo. Per altro è sepolta a 3500 m sul fondo.

Che cosa bisognerebbe imparare
# Che il governo spagnolo per primo non è stato capace di gestire la vicenda, a partire dai sei giorni di tempo intercorsi dal momento dell'allarme del comandante della Prestige, per salvarla prima dell'affondamento; poi il premier Aznar sommerso dalle polemiche che ha sottovalutato la portata dell'incidente. Le autorità nazionali in questi casi sono insufficienti, l'Europa timida. Sono stati stanziati 280 milioni di Euro per le regioni colpite.

# Che il disastro era annunciato: dieci anni fa la petroliera Mar Egeo, stesso armatore, aveva sparso in mare 20 mila tonnellate di combustibile proprio di fronte alla Galizia. I ministri della Comunità Europea avevano preparato i pacchetti di sicurezza Erika I e Erika II (dal nome del disastro sulle coste francesi). Ma i tempi di applicazione (scaglionati oggi dal 2005 al 2015!) sono lenti e le ispezioni sugli scafi con più di 15 anni poco attuati. Si tratta oggi di anticipare le leggi già esistenti: dal primo gennaio 2003 i prodotti petroliferi più inquinanti dovranno essere trasportati solo da navi a doppio scafo; meglio rottamare subito le vecchie "carrette" del mare (si fissa adesso una data al 2008).

# Sono 9.000 le petroliere in navigazione (solo 1500 hanno il doppio scafo). Il 60% ha oltre 17 anni. Le carrette sarebbero almeno 400!. Però il problema non riguarda solo gli incidenti: il 90% del greggio che si trova in mare è dovuto a versamenti sistematici per lavaggio o altri motivi. Nel solo 1999- dati disponibili- sono stati compiuti 100 interventi per sversamenti superiori alle 500 t! Li chiamano porti canaglia (Romania, Albania, Georgia, Mar Nero, Mare d'Azov… e tanti altri che danno il via libera alla navigazione); i paradisi fiscali (Liberia per la Prestige) permettono alle mafie ucraine, russe e cinesi in particolare di avere una nazionalità per queste navi.

# Incredibile ma vero: in questi ultimi anni finalmente in testa alla lotta a questo tipo di petroliere gli esperti finanziati dalle compagnie petrolifere e dalle corporation multinazionali (che sono in genere accusati delle maree nere) e gli Usa con la legge del '90 denominata "Oil pollution Act": nessuna petroliera che non abbia il doppio scafo può entrare nelle acque territoriali americane; la Prestige avrebbe chiuso da due anni. Le rotte delle "bombe" ecologiche si sono spostate anche verso l'Europa. Il sistema satellitare internazionale potrebbe permettere attenti controlli anche degli sversamenti.

# In Italia un accordo siglato il 1° giugno 2001 (firmato da Governo, confindustria, Assopirti, sindacati e le associazioni ecologiste) vieta la navigazione entro fine 2003 a tutte le petroliere e navi da carico che trasportano sostanze pericolose costruite prima del 1982. Sarà applicato?

Conclusioni
A 13 anni dal naufragio della Exxon Valdez (la petroliera che nel 1989 riversò 40.000 t. sulle coste dell'Alaska) la compagnia petrolifera americana Exxon Mobil pagherà alle parti civili 4 milioni di dollari, ma gli esperti sulla rivista Science sostengono che solo un quarto delle popolazioni animali coinvolte si è completamente stabilito.
Grande lo slancio di volontari che a migliaia sono sulle spiagge e grandi pressioni perché si possa procedere sui terreni sopra indicati per prevenire altri disastri e garantire sicurezza.

Carlo Degiacomi






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