Primavera

Pubblicato il 28-08-2021

di Cesare Falletti

Con aprile arriva la bella stagione: bella non perché faccia sempre bel tempo, anzi la Primavera è spesso piovosa, ma è la stagione in cui nel nostro emisfero la natura rinasce e ogni giorno mostra l’apparire di una delle sue svariate ricchezze, tutte belle e sorprendenti, nuove, anche se ci sembra di averle già viste tante volte. La rinascita della natura dopo lo sciogliersi delle nevi, o dopo che tutta la natura è stata in silenzio, quasi passiva, nuda anche se ancora rivestita di vecchi paludamenti diventati tristi con l’inverno, ci comunica la vita, vuole svegliare in noi la voglia di vivere, ci apre orizzonti di luce. L’anno scorso abbiamo vissuto la Primavera con l’angoscia e il peso del confinamento, con la paura del male. Proprio nel cuore di quel tempo “nero”, chiusi nelle nostre case, se potevamo sporgerci da una finestra e vedere almeno un albero che metteva le foglie avevamo un balsamo nel cuore e riuscivamo a cantare. La bellezza, anche tanto piccola, di ciò che potevamo scorgere rallegrava la nostra giornata. E per le persone umane queste piccole gioie sono necessarie per vivere.

Dobbiamo tirarne un grande insegnamento, così riassunto da una frase che ho letto: «La bellezza è quello che ci fa star bene». È una cosa non quantificabile e che non si può circoscrivere, non la si può afferrare né possedere: è ciò che più contraddice il pensare comune, a causa della sua gratuità, del suo avvicinarsi allo spreco, eppure è ciò che è più cercato, forse l’unica cosa che riesce a fermarci e a farci “perdere” qualche secondo, in una vita in cui crediamo che il nostro tempo sia tanto prezioso da incatenarci e non permetterci di lasciare il cuore spaziare. A volte la bellezza si dà come un vasto mare, calmo o tormentato, o una alta montagna, a volte come gocce di pioggia, una grande sinfonia o un piccolo assolo, una grande costruzione o una perla. Ma non è la quantità che colma il nostro cuore arido e assetato, ma una goccia di bellezza, nelle sue svariate forme. La bellezza tocca tutti i nostri sensi e nessuna menomazione fisica o anche mentale può impedirle di raggiungerci e darci il suo elisir, quello che ci fa star bene.

Gli unici che possono impedire l’arrivo di questo balsamo, datoci con tanta prodigalità dal Creatore, ma anche dai nostri stessi simili, siamo noi stessi, quando ci chiudiamo assorbiti da noi stessi e da ciò che vogliamo, senza guardare ciò che riceviamo, rendendoci incapaci di godere della bellezza che ci è offerta nel cuore delle fatiche e delle sofferenze della vita e rifiutando qualcosa che potrebbe snidarci e metterci in una aperta relazione con i nostri simili e con Dio.

Sappiamo però che, per essendo totale gratuità, non è senza prezzo. Senza la bellezza tutto diventa schiacciante, anche il più splendido panorama o il più bel palazzo o il cibo più gustoso. Siamo infatti noi ad aprire la porta del buco nero del nostro presunto impero, in cui ci rintaniamo, alla bellezza; essa non sfonda le porte, bussa e si presenta, ma se non è accolta rimane nascosta dietro a una brutta maschera: i nostri sensi guidati dalla nostra volontà hanno questo potere. Mi sembra dover dire che talvolta, guidati da un giudizio che non cerca il bene, ci illudiamo di trovare la bellezza in ciò che non è bello. La cartina di tornasole è anche qui “ciò che ci fa star bene”, non ciò che ci piace e che può illuderci, solleticare in noi un benessere fugace, una soddisfazione senza futuro, ma ciò che ci permette di abitare in pace con noi stessi.

L’uomo compie il suo dovere di creatura cercando di stare bene, ma può sbagliarsi grandemente ponendo il suo sguardo su ciò che non è il nostro bene, e barattando ciò che è vero con dei surrogati luccicanti e deludenti.

 

Cesare Falletti

NP aprile 2021

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