Quando faremo sorridere Dio?

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


QUANDO FAREMO SORRIDERE DIO?

Quando Dio potrà essere più capito dai suoi figli del nord, del sud, dell’est, dell’ovest?
Quando l’uomo, europeo o arabo, americano o cinese, si abbandonerà all’intimo della sua coscienza e riscoprirà nell’altro che gli è accanto un suo simile? Quando vedrà nel nero e nel bianco un simile, diverso ma simile? Un simile che può dare la propria vita alla Trascendenza o desiderare di sposarsi e fare figli per dare continuità al mondo. Quando lo stesso simile capirà che se mangia lui anche gli altri devono mangiare; se lui si cura anche gli altri devono curarsi; se lui scrive e va a scuola anche gli altri dovrebbero andare a scuola? Quando la coscienza impedirà di alzare la clava o la spada contro un proprio simile? Quando l’uomo impedirà alla propria intelligenza di impegnarsi nella ricerca di armi micidiali che uccidono? Mi sembra impossibile che fino ad oggi non sia stato così. Mi sembra impossibile che si possa pianificare la morte degli altri, studiare come uccidere, calunniare e offendere. Mi è inconcepibile pensare che tutti gli altri non possano istruirsi, curarsi, mangiare, andare a scuola come me. Forse bisogna tornare alla coscienza, la stessa coscienza che può portare a Dio anche senza rendersene conto.
Quell’unico Dio di tutta l’umanità che ci ha regalato un paradiso terrestre dove scorre latte e miele, dove ci sono cibi succulenti, dove tutto concorre alla sua gloria: dalle stelle ai pesci del mare, dagli uccelli del cielo alla natura incontaminata. Una dimostrazione d’amore per ognuno di noi da riversare sui nostri simili per ringraziarLo: sull’arabo, sull’europeo, sul cinese e sull’americano, su chi ha gli occhi a mandorla e chi ha gli occhi grandi;
su chi ha i capelli biondi e chi li ha neri, lisci o crespi.
Un mondo dove è impensabile non mandare i propri figli a scuola, dove è assurdo far morire gli altri di fame o ingegnarsi a costruire armi, dalla clava al missile.
Dio attende che lo aiutiamo finalmente a sorridere.
Sento che il momento è favorevole, la primavera è alle porte. Ma sento anche con molta forza che dobbiamo sederci attorno ad un tavolo per riflettere insieme sull’importanza vitale di sentirci liberi di amarci e criticarci, liberi di pregare o non pregare, liberi di convertirci ad un’altra religione senza essere presi per infedeli. L’oggi con tutte le sue violenze impedisce al domani di essere radioso, di essere un bel domani. Ma il nostro oggi, e mi intestardisco a crederlo, è ancora nelle nostre mani. Saggezza, saggezza insisti, fino a che la testardaggine infine si sciolga in un sorriso, lo stesso che inviterà a sorridere Dio.

Ernesto Olivero
27 febbraio 2006

 

 

 

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