R.D. CONGO: per un voto intelligente

Pubblicato il 31-08-2009

di Elena Goisis


“Iniziata settimana scorsa, la campagna elettorale vede 33 “candidati presidenti” in lizza nelle prime elezioni democratiche degli ultimi 45 anni. Il voto è fissato per il 30 luglio.

di Placide Bagalwa, a cura di Elena Goisis

“Non basta un proclama per fare la democrazia”: di questa massima hanno fatto le spese, nella storia, quasi tutti i Paesi. Non ultima, la Repubblica Democratica del Congo (così denominata nel 1997 dall’autoproclamatosi presidente Kabila).

Ex colonia belga, indipendente dal 1960, il Paese ha poi visto succedersi in una “Guerra Mondiale Africana” presidenti-dittatori e signori della guerra, legati alle potenze occidentali, che hanno portato alla rovina uno dei Paesi africani più ricchi di risorse naturali. 350mila le vittime dirette di questo conflitto, 2 milioni e mezzo contando anche i morti per carestie e malattie causate dal conflitto. Basti l’amara constatazione di una profuga politica che giocando sulle parole francesi “plus belle” e “pubelle” commenta: “Kinshasa la più bella è diventata Kinshasa la pattumiera”.

Ora, il 30 luglio prossimo, 26 milioni di persone sono chiamate alle urne per il primo turno di elezioni presidenziali e legislative. Data attesa da almeno 16 anni, cioè da quando, nel 1990, l’allora presidente-dittatore Mobutu autorizzò il multipartitismo. Le precedenti elezioni democratiche risalgono al 1960, in occasione della proclamazione di indipendenza dal Belgio.

In preparazione di queste elezioni la gente comune esprime una gran voglia di cambiamento, anche attraverso semplici lettere fatte circolare di mano in mano. Ne pubblichiamo una, certi che le riflessioni di questo congolese (appartenente all’associazione Amis-BK/UK) possano servire per riflettere anche al di fuori dei suoi confini nazionali…

 A fine luglio, il popolo congolese sarà invitato ad eleggere le persone, uomini e donne, che assumeranno la pesante responsabilità di far uscire il Paese dal pantano nel quale sguazza da decenni. Sarebbe assai spiacevole sprecare una tale opportunità sapendo che dall’indipendenza del Paese il popolo non ha mai potuto scegliersi dei dirigenti. Ogni congolese, uomo o donna, che dice di amare questo Paese, di amare la sua popolazione e desiderarne il benessere dovrebbe spendersi pienamente perché queste elezioni siano trasparenti e democratiche.
I leader della società civile, coloro che hanno combattuto con accanimento la dittatura di Mobutu (dittatore della Repubblica Democratica del Congo dal 1965 al 1997, anno in cui Laurent-Désiré Kabila si autoproclamò presidente – n.d.r.) con il suo seguito di controvalori (inganno, spreco, corruzione, incuria, sottrazione di beni dello Stato, demagogia, tribalismo…), hanno un ruolo particolare da giocare: aiutare il popolo a vederci un po’ più chiaro. Essi dovranno disporsi, senza pregiudiziali, al fianco di un popolo malconcio per aiutarlo a scegliere uomini e donne capaci di ridonargli la speranza.
Le elezioni democratiche, quando sono trasparenti, offrono al popolo due grandi possibilità. In primo luogo l’occasione di sanzionare coloro che hanno condotto una cattiva gestione dei beni dello Stato. Concretamente, è ogni elettore ed ogni elettrice, allorché si trova solo nel seggio, che punisce, nella discrezionalità della sua coscienza, i cattivi dirigenti. Ma le elezioni offrono anche al popolo, cioè ad ognuno di noi personalmente, l’occasione di ricompensare i buoni dirigenti. È mediante le elezioni che il popolo dota le istituzioni del Paese di dirigenti responsabili e seri. Occorre perciò che tutti i congolesi scelgano, questa volta, dirigenti degni e preoccupati dell’avvenire del Paese e della sua popolazione.
  

IL SOSTEGNO DELLA CHIESA
È stata ufficialmente avviata anche la campagna della Chiesa cattolica sulla non violenza e sul processo di scrutinio in vista delle elezioni. Sr. Marie-Bernard Alima Mbalula, Segretaria della Commissione Episcopale "Giustizia e Pace", ha presentato l’iniziativa sottolineando che la formazione alla non violenza costituisce una preparazione del cittadino ad agire in maniera responsabile. La campagna è condotta in primo luogo attraverso i 75 operatori nazionali del Coordinamento per la Riuscita della Transizione della Chiesa cattolica (CARTEC), che hanno partecipato ha un seminario di formazione dal 6 al 7 luglio al Centro interdiocesano di Kinshasa. Tra di essi vi sono religiosi e religiose, sacerdoti diocesani, laici cattolici e protestanti, e anche fedeli musulmani. Dal 2004, il CARTEC ha avviato diverse attività di educazione civica ed elettorale con uno spirito di collaborazione tra la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose congolesi

Nelle circostanze attuali, fare una buona scelta non è affatto immediato. Numerosi fattori devono essere presi in considerazione. Tra i fattori che facilitano il compito c’è il fatto che i nomi dei candidati sono noti da molto tempo. Ora, se si getta un rapido sguardo sulla lista pubblicata, si constata che tutte le persone che vogliono governare il Paese hanno già esercitato il potere. Non posso perciò dare loro il mio voto senza interrogarmi sulla loro precedente gestione. Alcuni fra di loro sono veri criminali, assassini impenitenti. Altri sono ladri e truffatori. Durante la campagna elettorale, tenteranno di cullarci con discorsi mielosi, di incantarci con promesse favolose. Alcuni distribuiranno doni e denaro (io mi domanderei da dove viene il denaro che distribuiscono mentre il popolo marcisce nella miseria).

Ecco, in ogni modo, il candidato che non voterei:

1. Io non darei il mio voto al candidato che ha formato una milizia e che ha imbracciato le armi, uccidendo e saccheggiando le ricchezze del Paese con la complicità degli eserciti stranieri, per arrivare al potere. Ce ne sono numerosi. Votare per un simile candidato è dare il potere ad un assassino e criminale. Un domani, se quest’uomo è eletto presidente, scommetto che non lascerà il potere, farà cambiare le leggi, imbraccerà di nuovo le armi per conservare il potere. Non dobbiamo avere la memoria corta, il Paese ha appena vissuto una simile esperienza.

2. Io non darei il mio voto al candidato che si è scandalosamente arricchito quando gestiva i beni dello Stato o le finanze della collettività (la banca, la dogana, il servizio di riscossione, la Snel, l’amministrazione delle acque, ed altri servizi dello Stato generatori di incassi). Votare per un simile candidato è dare il potere ad un ladro e ad un criminale. Se torna al potere, quest’uomo continuerà a svaligiare le casse dello Stato. Non ci sarà da stupirsi se resteranno disperatamente vuote, mentre i salari dei funzionari non saranno pagati e i sussidi e altre spese di gestione non saranno versati, le strade continueranno a degradarsi…

3. Io non darei il mio voto al candidato demagogo e bugiardo, che racconta lunghe storie ma non realizza ciò che promette, che mi riempie le orecchie con ciò che farà e non dice niente su ciò che ha fatto. Votare per un simile candidato, è dare il potere ad un politico inaffidabile e mentitore senza scrupoli.

 4. Io non darei più il mio voto al candidato che offre denaro alle persone perché lo votino. Alcuni pensano che si debba prendere il denaro e non votarlo. Per me non è così, io lo manderei al diavolo con il suo denaro. È un corruttore che non esiterà ad attingere dalle casse dello Stato per recuperare il suo denaro una volta al potere.

5. Io rifletterei due volte prima di dare il mio voto al candidato che ama troppo i piaceri facili: l’alcool, le donne, i piaceri della gola e… le feste. Mi domando se un simile candidato, una volta al potere, sarà in grado di guidare il popolo nel lavoro indispensabile per condurre il Paese fuori dal sotto-sviluppo.

Queste sono alcune indicazioni che possono guidarci quando ci troveremo soli dentro il seggio, soli davanti alla nostra coscienza e davanti… a Dio che ci osserva. Ovvio che non è tutto. L’essenziale è analizzare il comportamento di questi uomini e donne che hanno precipitato il Paese nell’abisso nel quale si trova oggi. E decidersi ad agire con coraggio affinché tutti questi criminali non tornino mai più al potere.
Ed ora, la palla è, questa volta, nelle mani di ciascuno e di ciascuna.

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