Religione e merendine

Pubblicato il 31-08-2009

di Loris Dadam


Quali sono i principi etici della laicità? Forse è il caso di iniziare a chiederselo seriamente…

...di Loris Dadam

Noto con piacere che in questi giorni sono balzati agli onori della cronaca alcuni temi, su cui da tempo cerco di ragionare: il ruolo della Bibbia e del Vangelo nella costruzione della civiltà, che, in modo improprio, chiamiamo occidentale, non solo del suo sviluppo spirituale, ma anche economico ed istituzionale.
E’ vero che in nome di Dio si sono compiuti misfatti e stragi imperdonabili, ma è anche vero che il concetto di un possibile rapporto pacifico fra le persone nasce dal comandamento non uccidere e la non violenza dall’invito a porgere l’altra guancia a chi ti fa del male.
E’ vero che per secoli i potenti della terra facevano discendere la loro autorità direttamente da un’investitura divina, ma è anche vero che senza l’idea che di fronte a Dio siamo tutti uguali non vi sarebbero state le lotte e le conquiste sociali, che oggi diamo per scontate.
E’ vero che lo sviluppo economico ha creato disuguaglianze e sfruttamento, ma anche grandi movimenti di emancipazione e di riscatto; e tale sviluppo è avvenuto in questa parte del mondo e non altrove perché nella Genesi Dio dice all’uomo di andare e sottomettere la terra e le sue risorse.
 E’ inoltre vero che per secoli abbiamo sofferto commistione fra Stato e Chiesa, ma è anche vero che lo Stato laico si è sviluppato qui, perché solo Cristo ha specificatamente detto date a Cesare quel che è di Cesare e date a Dio quello che è di Dio, ponendo così la base della divisione dei poteri fra Stato e Chiesa.
Tutto ciò non ha nulla a che fare con il fondamentalismo cristiano o con la guerra di civiltà, è solo il riconoscimento di un dato di fatto: per quanto agnostici, miscredenti, laici, o altro possiamo essere, non è possibile negare che la nostra cultura è questa,
la maggior parte assoluta di tutta la nostra produzione artistica, architettonica, musicale, letteraria nasce dentro questa dimensione culturale, magari per contestarla, ma dentro. Anche una mangiapreti come la Fallaci si commuove quando descrive il paesaggio con le chiese e i campanili della Toscana. Anche un anticlericale come Pannella si colloca in una dimensione messianica speculare a quella di tanti predicatori cristiani.
Per questo sono convinto che non avere introdotto nella Costituzione Europea un riferimento alle radici culturali cristiane (per colpa della solita Francia) sia stato un grave errore, prima di tutto nei confronti della verità. In una fase storica dove il tema dell’identità, specialmente per le giovani generazioni, è centrale, non è possibile costruire una grande comunità di popoli senza alcun riferimento ideale e storico comune.
Sarebbe stato ovviamente lecito un serio scontro culturale fra opzioni diverse, dove, chi è contrario alle radici cristiane avesse proposto altre culture alternative. Ma così non è stato. Si è detto di no, senza sostituire nulla a quel no, magari la tradizione classica greco-romana, la cultura illuministico-giacobina, quella marxista, quella scientista o verde-naturalistica. Basta scorrere la lista per capire perché non vi sono state alternative: perché sono tutte fallite, oppure legate a periodi storici brevi e trascorsi, oppure si riferiscono a culture non solo specificamente europee.
Siamo, in grande, alla storia del crocifisso nelle scuole: lo tiriamo giù in nome della libertà di pensiero e lo sostituiamo con la parete vuota, cioè con il nulla, togliendo agli esseri umani sia la libertà di crederci, ma anche di non crederci, al limite estremo, di bestemmiare. Invece che confrontarsi con l’immagine di Cristo, cosa resta agli studenti nelle scuole? Le immagini dei telefonini sotto il banco e quelle delle merendine kinder nell’intervallo.
Il pensiero laico, che ebbe un ruolo fin quando esisteva il potere temporale dei Papi e si doveva costruire lo Stato nazionale, oggi è incapace di esprimere una cultura che risponda alle domande dell’uomo contemporaneo, che crei entusiasmi o anche solo dia senso alla nostra esistenza. Oggi la sua dimensione è quella del nichilismo della parete bianca e la sua proposta culturale è quella della merendina kinder, cioè il consumismo non come soddisfacimento dei bisogni, ma come valore entro cui esaurire la dimensione spirituale dell’umanità.
Questo, inoltre, succede proprio nel momento in cui il fondamentalismo islamico pone in termini esasperati il tema dell’identità religiosa come arma di lotta contro la nostra civiltà, considerata corrotta, decadente e destinata a soccombere e noi abbiamo bisogno più che mai di avere chiare le nostre radici identitarie. Tutto ciò porta ovviamente alla reazione uguale e contraria. Il combinato disposto del laicismo Chiracchiano e del fondamentalismo mussulmano risveglia le identità cristiane assopite, come dimostra la mobilitazione pro-Bush nelle elezioni americane, ed anche la riflessione sui valori religiosi da parte di tanti laici che, ormai, hanno sostituito il Capitale di Marx con gli scritti del Cardinale Ratzinger.
Da parte mia, quello che trovo imperdonabile a questo sedicente laicismo è di avermi costretto a dare ragione, per la prima volta, all’On. Buttiglione.





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