RETROUVAILLE: restare coppia

Pubblicato il 31-08-2009

di Elena Goisis


Tante coppie che "ce l'hanno fatta" a superare una crisi ora ne aiutano altre. Lodevoli eccezioni a parte, però, il sostegno alle unioni in difficoltà in Italia è ancora troppo scarso.

di Elena Goisis


“Non sento più niente per lei”. “Non ci capiamo più”. “Con lui è impossibile parlare”… Ognuno di noi ha ascoltato, o pronunziato, frasi come queste, tra l’arrabbiato e il rassegnato. Un buco nero, la crisi di coppia, nel quale si sa quando si entra ma non quando se ne uscirà. Un buco che assorbe una quantità enorme di energie, psicologiche, affettive, fisiche, economiche. C’è chi passa gli anni migliori della propria vita in una guerra senza fine, che spesso coinvolge e divide intere famiglie, gruppi di amici, ambienti di lavoro. La sofferenza è tanta, anche quando non si riesce ad ammetterlo.
zucche.jpg Ma chi aiuta le coppie in difficoltà? L’offerta di un servizio pubblico purtroppo non è ancora capillare, e spesso gli interventi di terapia familiare sono legati alla presenza di disagi psichici o dipendenze, mentre ignorano la semplice difficoltà di coppia. Oppure si tratta di servizi offerti a famiglie già in fase di separazione, per contenerne i traumi, con particolare riguardo ai figli.
Eppure, anche in un’ottica di politiche pubbliche, prevenire sarebbe meglio che curare.

Abbiamo già scritto due anni fa, su NP (vedi speciale sulla famiglia, link in fondo), dell’insufficienza delle attuali modalità di preparazione al matrimonio (civile o religioso che sia) e della necessità che la formazione, matrimoniale prima e genitoriale poi, diventi permanente. Le prime avvisaglie di difficoltà, infatti, si manifestano spesso poco dopo l’inizio della vita a due. Da lì in avanti, il destino della coppia è lasciato al buon senso dei partner e - non ultimo - al loro portafoglio, tenuto conto del fatto che gran parte dell’offerta di aiuto è ancora privata.

Ma cosa accade all’interno del ménage familiare?
La prima scoperta fondamentale è che “noi crediamo di sposare il nostro fidanzato/a, invece sposiamo nostro marito/moglie”. La battuta è di Yoga Patti, livornese doc, consulente e mediatore familiare; contiene quell’ironia che lui considera importante “per sgonfiare i conflitti”. “Ciascuno di noi - spiega - porta nella relazione una promessa (il promesso sposo) che inevitabilmente viene tradita dalla quotidianità”. L’importante è non spaventarsi: “Il conflitto fa parte della relazione. Non è né un male né un bene. Dipende da come lo si gestisce. Il problema è farne strumento di confronto, imparare a dialogare con la differenza”. Ogni relazione è mutevole, cambia con il passare degli anni di pari passo con le nostre personalità. Ogni tanto occorre fare il punto del cambiamento.

Yoga Patti parla di gestione creativa del conflitto. Occorre anzitutto uscire da una visione tradizionale, secondo la quale ci sarà alla fine uno che ha ragione ed uno che ha torto. Una gestione creativa presuppone che in un conflitto siano presenti molte ragioni diverse e che ciascuno abbia una propria ragione. Il punto è riconoscere l’uno la ragione dell’altro, almeno momentaneamente: parola sottolineata perché proprio la non definitività permette alle parti di abbassare le difese e sperimentare punti di vista nuovi, senza sentirsi costrette a cambiare parere.

“Nel mio lavoro - prosegue Patti - questo si ottiene attraverso una tecnica particolare, la moltiplicazione dei punti di vista, che opera sfruttando le emozioni negative che balzano in primo piano quando si lavora su sfere molto personali. Di solito a queste emozioni si reagisce o con la chiusura o con l’aggressione. Con questa tecnica, invece, si coglie il segnale dell’emozione negativa per cercare di guardare quella situazione da un’altra prospettiva. Questo permette di intravedere soluzioni che prima sembravano invisibili”. Il metodo può essere impiegato non solo con le coppie, ma anche in ambiti di altro genere (Yoga Patti svolge attività di prevenzione del conflitto nelle scuole).

La premessa necessaria, naturalmente, è che la coppia sia pronta a cogliere i primi segnali negativi che le emozioni inviano, appena una crisi si affaccia, e che desideri il dialogo. Proprio sulla facilitazione del dialogo lavorano due movimenti che meritano di essere conosciuti: Incontro Matrimoniale (I.M.) e Retrouvaille.

Diffuso ormai in oltre 90 Paesi dei cinque continenti, “Worldwide Marriage Encounter”, in Italia I.M., ha due caratteristiche: è tra le poche esperienze che hanno scelto la via della prevenzione attraverso una formazione continua, e la sua azione è svolta non da professionisti bensì da coppie guida. “Per noi è la nostra missione, che viviamo proprio in quanto coppia”, commentano con passione Annamaria e Mario Tenna, residenti a Torino. Ormai 25 anni fa, importarono I.M. in Piemonte su suggerimento di un missionario proveniente dall’Africa, contribuendo alla sua diffusione su tutto il territorio nazionale.

L’aumento della sofferenza interna a molte coppie ha spinto i coniugi Tenna, nel 2002, ad avviare in Italia anche “Retrouvaille” (ritrovarsi). Nato 30 anni fa in Canada come filiazione di I.M., questo secondo movimento si indirizza espressamente alle coppie con gravi problemi di relazione, in procinto di separarsi o già separate o divorziate, che intendono ricostruire la loro relazione. “Una proposta oggi fortemente controcorrente - sottolinea Mario Tenna - in una società in cui amici, colleghi e la tua stessa famiglia ti consigliano di gettare la spugna e separarti. Tutti portano statistiche sul problema, nessuno propone soluzioni”. Eppure, Retrouvaille ha visto riunirsi coppie separate da più anni. zucche1.jpg

Quali le chiavi del successo? Anzitutto, la testimonianza che viene dalle coppie guida: il fatto che si tratta di persone che ce l’hanno fatta a superare una crisi aiuta altri a ridimensionare il loro problema. Poi, nella solitudine da cui spesso viene la coppia, la forza del gruppo ridà vita alla relazione. Il programma proposto è costituito da un Week-End di partenza, seguito da un Post Week-End di quattro mesi, con incontri settimanali locali. A entrambi i partner è richiesta un’iscrizione personale come segno della volontà di mettersi in gioco, e la disponibilità ad impegnarsi su dei compiti.
Retrouvaille, a differenza di altre realtà che puntano sul singolo anche a discapito del noi, cura la coppia in quanto tale, con un’attenzione particolare a temi quali il perdono e il fidarsi ancora, indispensabili quando ci siano stati grossi traumi.

La sofferenza attraversata a suo tempo dalle coppie guida, superata, diventa speranza per altri. Quest’ultimo aspetto è stato sottolineato da Benedetto XVI, nel corso dell’udienza privata concessa alla comunità internazionale di Retrouvaille lo scorso 26 settembre 2008.
Vogliamo concludere con le sue parole, come un invito rivolto a tutti coloro che sono tentati dalla disperazione: “Nei momenti più bui, la speranza i coniugi l’hanno smarrita; allora c’è bisogno di altri che la custodiscono, di un noi, di una compagnia di veri amici che, nel massimo rispetto, ma anche con sincera volontà di bene, siano pronti a condividere un po’ della propria speranza con chi l’ha perduta. Non in modo sentimentale o velleitario, ma organizzato e realistico”.


CONTATTI
retrouvaille.it
Da telefono fisso: numero verde 800-123958
Da telefonia mobile: 346.2225896
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Sabato 8.30-12


Vedi anche:
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INCONTRO MATRIMONIALE: ti dico SÌ per sempre
"I miei genitori sono risorti grazie a Retrouvaille"

 

 

 

 

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